Incrociando due tendenze stagionali, quella dei film tratti da una pièce da un lato e quella della commedia francese dall'altro, Alexandre La Patellière esce nelle sale estive con Cena fra amici, in originale Prènom. Una "tavolata" discute su come battezzare un nascituro, in uno scambio di battute vivace che fugge la trappola del cinema teatrale
di Marinella Doriguzzi Bozzo
Sostiene Ambrose Bierce nel suo Dizionario del diavolo che un bambino viene bagnato durante il battesimo perché il nome gli resti appiccicato. Dopo aver ricevuto l'annuncio di nascita di due nuovi, ignari e italianissimi infanti - rispettivamente Haraan e Bélisse - auspichiamo che l'acqua possa anche sortire il beneficio opposto... In ogni caso, abbiamo deciso di propugnare ad oltranza una legge che consenta agli sfregiati di scegliersi il nome che più loro aggraderà, a partire dal compimento del diciottesimo anno. Nel contempo, consigliamo agli artefici d
A ridosso dell'ultimo lavoro di Clint Eastwood sulla figura di J. Edgar Hoover, papà dell'FBI, La Talpa, per la regia di Tomas Alfredson con Gary Oldman, "indaga" sulla meno conosciuta controparte britannica. Ma è ancora una volta un film ambientato nei corridoi della burocrazia governativa, che, fra un sussurro e l'altro, soffre la mancanza d'azione
di Marinella Doriguzzi Bozzo
Dal Federal Bureau of Investigation di Clint Eastwood (J.Edgar, leggi la nostra recensione) al Secret Intelligence Service di John Le Carrè, qui ripreso nel più celebre titolo della sua Trilogia di Karla (La talpa, 1974) dal regista Tomas Alfredson. Tempo di spie dunque, ma di quelle impiegatizie, più burocrati da tavolino che filibustieri fascinosi alla James Bond. Tre soli punti in comune, fra i due film: la contemporaneità dell’uscita nelle sale, la focalizzazione sull'organizzazione interna di una struttura in relazione ad una precisa epoca storica, la ton
Una favola natalizia per il regista finlandese: Miracolo a Le Havre è ambientata nel tempo sospeso di una comunità sottoproletaria francese, dove la gente è tanto laboriosa quanto generosa. Una storia surrealisticamente felice, il "miracolo" di cui abbiamo bisogno
di Marinella Doriguzzi Bozzo
Dalla Le Havre de Il porto delle nebbie (film celeberrimo che vide all’opera per la prima volta il trio Prévert Gabin Carné-1938) alla Le Havre dei giorni nostri. Che potrebbe però essere anche quella degli anni cinquanta, tanto il tempo è disincarnato: qui le classi umili e non più giovani vivono spesso in una sorta di modernità retrodatata, siamo evidentemente in un apologo favolistico-realista, tanto che i soliti traduttori italiani hanno aggiunto la parola "miracolo" al più sobrio titolo originale di Le Havre. Gi&agrav
Ciak si gira! è l'omaggio dell'attore-trasformista alla settima arte: dalla sedia dello spettatore al centro del grande schermo, i continui cambi di costume citano Fellini e Casablanca, Charlie Chaplin e Lo Squalo, riprendendo un discorso interrotto dieci anni fa con lo spettacolo Brachetti in Technicolor
di Nicola Arrigoni
Alla fine Arturo Brachetti in frack bianco ringrazia Fellini, Rossellini, Chabrol, Lang e Spielberg, la camminata di Totò e le tette di Liz Taylor, le gambe della Dietrich e i baffi di Groucho Marx, i bambini di Truffaut, e i silenzi di Bergman insieme alla bicicletta di E.T., della Vita è bella e di Ladri di biciclette. Come dire che senza di loro avremmo meno sogni, avremmo meno mondi possibili in cui fare abitare i nostri desideri e le nostre paure. Ed è proprio al grande schermo e alla sua forza fascinatoria, magica, che Arturo Brachetti, il Peter Pan del trasf
Mel Gibson interpreta l'amministratore di un'azienda produttrice di giocattoli che, nel tentativo di guarire dalla depressione, delega le responsabilità a un castoro di peluche. Un soggetto originale per la Jodie Foster regista, che però non dirige con la solita partecipazione
di Marinella Doriguzzi Bozzo
Jodie Foster è una brava attrice, di una bellezza affilata, intelligente e non convenzionale, e forse una ancor migliore regista, attenta indagatrice delle dinamiche affettive, nello specifico di quelle famigliari come ne Il mio piccolo genio (1991) e A casa per le vacanze (1995). In questo suo quarto film, presentato fuori concorso al festival di Cannes, ribadisce il nucleo di interessi portati avanti da sempre, con un doppio atto di coraggio: quello di mettere in scena il connubio fra un uomo ed un pupazzo, facendoli parlare ed agire in contemporanea, e quello di
La codirettrice degli ultimi Torino Film Festival cura con altri illustri colleghi una singolare guida alla visione. Che cosa guardo stasera – Dvd per tutte le occasioni suggerisce il titolo giusto per elaborare un abbandono o affrontare a cuor leggero una riunione di famiglia, per chi ama la pioggia o per chi si sente vecchio
di Giovanna Canzi
Vi siete imparate a memoria la scena in cui Sally (Meg Ryan) simula l’orgasmo in un fast food per dimostrare al suo Harry che anche le donne, quando vogliono, sanno mentire? Ogni volta che venite lasciate vi chiudete in casa con Casablanca e cercate di superare il trauma pensando che almeno voi - a differenza di Humphrey Bogart - non dovete fuggire i tedeschi che stanno invadendo la vostra città? Il vostro immaginario erotico si è fermato agli anni Ottanta, e il vostro sogno proibito rimane quello di vivere un’avventura alla 9 settimane e ½ con un Mickey Rourke
Nel misero sud del dopoguerra, un dodicenne di nome Salvatore e la sua passione per il cinema: la trama vi ricorda qualcosa? Ma non bastano né Maria Grazia Cucinotta né Alessandro Haber a salvare Un giorno della vita, opera prima di Giuseppe Capasso
di Andrea B. Previtera
Iniziamo questa recensione con un nome: Ugo Menegatti. Un nome che magari non vi dirà nulla, ma che va menzionato con sottolineatura doppia, perché sia tra i salvi. Perché sia salvato dalla mattanza incombente. Curatore della magnifica fotografia di Un giorno della vita, merita un raggio di sole tutto per sé. Poi, la pioggia torrenziale. Il regista Giuseppe Papasso, in un'intervista dell'anno scorso, ci informava di aver scritto il soggetto di questo film "pensando a un film francese della Nouvelle Vague, I quattrocento colpi". Oggi scopriamo
Sta per concludersi la mostra cinematografica a Venezia ed è iniziato l’appuntamento con la letteratura a Mantova, mentre il prossimo weekend è diviso tra la filosofia a Modena e Pordenonelegge: i festival culturali sono diventati sempre più diffusi e di grande successo. Ma cosa si nasconde dietro la passione per i libri?
di Bruno Ballardini
Lo sceneggiatore di Gabriele Salvatores e Sergio Rubini racconta in un libro tutto il suo amore per il cinema. Dalle sale come insostituibile punto d'incontro fino alle riprese fatte in casa, Fare Scene ritrae sessant'anni di Italia davanti e dietro allo schermo
di Marinella Doriguzzi Bozzo
Last train home, film debutto del regista sino-canadese Lixin Fan, racconta la grande migrazione del Capodanno cinese. Ogni anno 200 milioni di lavoratori dell'industria tornano dalle città al paese d'origine. Un'occasione per gettare luce, con Agichina24, sulle condizioni di vita dei mingong e dei loro figli
di Annarita De Gaetano
Changhua and Sugin Zhang sono alla stazione ferroviaria in attesa di un treno che li porterà nel loro villaggio natale. Ad attenderli ci saranno i loro due figli che da anni vivono con la nonna: loro, i genitori, hanno dovuto lasciare a casa per trasferirsi a Canton, a lavorare in una fabbrica di indumenti. È il Capodanno cinese, l’unica occasione per la maggior parte dei lavoratori migranti di ricongiungersi alla propria famiglia, e quell’ultimo treno rappresenta tutto. Non trasporta solo persone, ma anche sogni, speranze, desideri, i pochi momenti felici di un&rsquo
Solo tre anni fa il Sundance Festival lo accoglieva come l'ultima frontiera del cinema musicale. Oggi che agli occhialini ci siamo abituati, gli effetti del film appaiono dozzinali. Mentre la terza dimensione non fa che rendere lo show della band irlandese ancora più artificioso
di Federico Capitoni
Cosa c’è di più coatto di un concerto degli U2? Il film del concerto degli U2… in 3D! Siccome volevano dimostrarci che il 3D è applicabile a tutto (però a vedere i film pornografici tridimensionali la stampa non la invitano mai) e che, a questo punto, è giusto vedere tutto in 3D, ecco che spunta un prodotto inutile: U23D, “il primo film musicale in tre dimensioni che fa rivivere le emozioni di VertigoTour degli U2”, dice il comunicato che promuove il film. Interessante? No, per niente. Se possibile, il 3D (che dicono essere mo
Dal 20 maggio è in libreria la seconda Guida di Giudizio Universale. Per capire una delle questioni principali del nostro tempo. Ecco alcuni brani da leggere in anteprima
di Khaled Fouad Allam e Mimmo Calopresti
Dalla A di Antisemitismo alla Z di Zingari, passando per Balotelli e Scontro di civiltà: un volume informativo e caleidoscopico, un antidoto ai luoghi comuni, un manuale di autodifesa contro i virus dei nostri istinti peggiori Vai alla scheda del libro Per i nostri lettori una selezione da alcune delle voci Altri Mio padre, quando si trasferì a Torino, doveva dimostrare di avere una residenza ma non riusciva a trovare casa, aspettava un’assunzione ufficiale ment
Sappiamo tutto di Avatar & co., ma poco della tecnologia che li rende possibili: dove nascono? Come funzionano? Fanno male agli occhi? E all'ambiente? Viaggio nei retroscena della (presunta) rivoluzione del cinema
di Andrea B. Previtera
Alla fine degli anni '40 il futuro maestro del cinema era fotoreporter per la rivista Look: oggi in mostra al Palazzo della Ragione di Milano 180 scatti scelti tra migliaia: immagini in cui si intuisce il fascino per l'ambiguità e quella voglia di raccontare storie che lo spingerà verso la regia
di Barbara Fässler e Giovanna Canzi
“Ho sempre pensato che un’ambiguità artistica credibile, davvero veritiera – se possiamo usare un paradosso – sia la più perfetta forma di espressione. (…) Quindi, credo che, al contrario, l’affermazione letterale, semplice, chiara sia, a suo modo, una falsità che non avrà mai il potere che ha una ambiguità perfetta”. Queste dichiarazioni, rilasciate da Stanley Kubrick durante un’intervista del 1960, ma pubblicate dal Guardian solo nel 1999, esprimono perfettamente il senso che lega tutta la sconfinata opera fo
Donne senza uomini è l'esordio cinematografico della videoartista Shirin Neshat. Acclamato e premiato con il Leone d'argento, dimostra però che c'è ancora una differenza tra le due forme d'arte
di Remo Bassetti
L’identità del cinema è sottoposta, da tempo, a un duplice attacco: dal basso, con i videoclip musicali e certe forme di video pubblicitari commissionati dalle grandi marche (che non a caso vengono proiettati prima dei film al cinema), e dall’alto con la video arte. E’ chiaro che riuscire a tenere nettamente distinti i piani è condizione necessaria perché il cinema continui a costituire un’espressione artistica autonoma. Perché per vedere Wim Wenders in dvd si pagano pochi euro e per possedere un video di Nam June Paik si paga