Ciak si gira! è l'omaggio dell'attore-trasformista alla settima arte: dalla sedia dello spettatore al centro del grande schermo, i continui cambi di costume citano Fellini e Casablanca, Charlie Chaplin e Lo Squalo, riprendendo un discorso interrotto dieci anni fa con lo spettacolo Brachetti in Technicolor
di Nicola Arrigoni
Alla fine Arturo Brachetti in frack bianco ringrazia Fellini, Rossellini, Chabrol, Lang e Spielberg, la camminata di Totò e le tette di Liz Taylor, le gambe della Dietrich e i baffi di Groucho Marx, i bambini di Truffaut, e i silenzi di Bergman insieme alla bicicletta di E.T., della Vita è bella e di Ladri di biciclette. Come dire che senza di loro avremmo meno sogni, avremmo meno mondi possibili in cui fare abitare i nostri desideri e le nostre paure.
Ed è proprio al grande schermo e alla sua forza fascinatoria, magica, che Arturo Brachetti, il Peter Pan del trasformismo, il Fregoli del teatro italiano dedica il suo nuovo one man show, Brachetti, ciak si gira!, riprendendo in parte alcuni numeri del vecchio Brachetti in tecnicolor, ma sostanzialmente inventandosi un suo personale e autobiografico viaggio nel mondo in celluloide.
L’attore sembra un fumetto, sostenuto dai suoi mille costumi, da un video che gli costruisce intorno un mondo, e costringe tutti a restare a bocca aperta e impone la fatica — piacevolissima — di seguirlo nelle sue mille trasformazioni: dall’omaggio al Nosferatu di Murnau all’Esorcista per arrivare ad uno straziante centone sul grande cinema di Fellini, col Rex di Amarcord che appare in tutta la sua imponenza.
Nella prima parte Brachetti coniuga la sua passione per il cinema con dettagli autobiografici, pretesto narrativo forse un po’ macchinoso, ma che gli offre il la per mostrare le sue doti di illusionista. Il multiforme ego espanso di Brachetti si rispecchia così in tutti i suoi cari ed anche nei miti di Zorro, i Moschettieri, Tarzan, Mary Poppins conosciuti negli anni della tv in bianco e nero, prima ancora che sul grande schermo.
Maestro di ombre cinesi – bellissimo e struggente il cammeo di un’arte antica, esempio di protocinema - e ovviamente uomo dai mille volti, proprio come quel Lon Chaney (star del cinema degli albori cui rende omaggio) Brachetti è un’esplosione di citazioni ora irriverenti ora malinconiche; uno, nessuno e centomila, soprattutto nella seconda parte dello show in cui il racconto biografico lascia il posto alle sole e bellissime citazioni cinematografiche di stampo hollywoodiano, dai classici Cantando sotto la pioggia o Cabaret, allo Squalo, da Casablanca per arrivare a Via col vento senza dimenticare i più recenti Harry Potter, Il Signore degli Anelli, Shrek, ma anche la saga di 007 e 2001: Odissea nello spazio, e, naturalmente Biancaneve, lo struggente Charlot...
Recuperando pezzi già editi e aggiungendone di nuovi, questo Brachetti, ciak si gira! - all’inizio della lunga tournée che a fine anno lo porterà alle Folies Bergères a Parigi - è una variazione sul tema, è un viaggio in technicolor fra i fantasmi del grande schermo, un grande monologo sulla convinzione che l’unico nostro limite sia l’immaginazione, come diceva Fellini. Arturo Brachetti incarna la voglia stessa di magia, anzi dà l'azione alle immagini inseguendo i fantasmi della fantasia e si dimostra l’attore di razza che è.
Forse lo spettacolo in sé abbisogna ancora di un rodaggio, deve trovare il ritmo giusto, soprattutto nella prima parte. Ma Brachetti è un mago e la sua arte regala una festa vera e propria, un esercizio per l’intelligenza, un viaggio elegante e a tratti poetico nel mondo nato dall’inventiva dei fratelli Lumière… Andare a vedere per credere ed emozionarsi.
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Brachetti, ciak si gira!, di e con Arturo Brachetti, regia di Serge Denoncourt,
Produzione: Murciano Iniziative in collaborazione con Just Pour Rire France.
Tournée: Firenze: dal 15 novembre al 20 novembre al Teatro Verdi; Milano: dal 22 novembre al 4 dicembre al Teatro degli Arcimboldi; Torino: dal 6 al 11 dicembre al Teatro Colosseo.
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