Strano esperimento di geoletteratura quello tentato da Valeria Luiselli in Carte false: rinchiudere le diverse dimensioni (storiche, culturali, artistiche...) di diverse città, da Venezia a Città del Messico, dentro un libro, lasciando al lettore il compito di completare il viaggio con la propria fantasia
di Mario Minarda
Si resta fermi con il corpo e si viaggia con la mente. Pronti-via, ecco gli ingredienti per un po’ di istantanea tranquillità di fine estate: una bicicletta, un buon libro, una serie di peregrinazioni provviste di immaginazione (soprattutto se fino a ora non avete avuto modo e tempo di partire sul serio). Sono queste le coordinate essenziali del testo di Valeria Luiselli, giovane scrittrice italo-messicana dall’estro cosmopolita e dalla scrittura vivace. Il suo libro è un piccolo album-atlante filologicamente ben curato, un prezioso raccoglitore virtuale che ci &lsquo
I personaggi sono macchiette della mondanità contemporanea, la trama è un semplice pretesto che cede il passo a un'innegabile maestria cinematografica, le stesse parole sono inutili in confronto alle immagini. La grande bellezza è l'invenzione di una forma artistica capace - involontariamente mettendo in pratica un auspicio di Houellebecq - di rappresentare il vuoto
di Marinella Doriguzzi Bozzo
La grande bellezza si apre con una citazione da Viaggio al termine della notte di Louis Ferdinand Céline: "Viaggiare... fa lavorare l'immaginazione... il viaggio è interamente immaginario... ecco la sua forza... basta chiudere gli occhi". Tuttavia, poiché il protagonista de La grande bellezza è uno stanzialissimo scrittore che da quarant'anni non esercita più in quanto "non si può scrivere sul niente", forse sarebbe stata più adatta una frase di Michel Houellebecq: "La forma romanzesca non è concepita per r
Stasera e domani all'Auditorium della Musica di Roma Valery Gergiev dirigerà l'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia in uno dei capolavori del compositore, la Settima Sinfonia. Abbiamo assistito per voi al concerto di sabato 12, trovando la versione del Maestro convincente solo a tratti
di Giovanni Desideri
Per tentare di tradurre in parole la musica potremmo privilegiare pochi termini, spiegati i quali ritenerci almeno un po’ soddisfatti. Uno di questi è il termine “espressione”: la musica deve essere espressiva: spiegare cosa voglia dire questa affermazione ci avvicina ad un brano ben eseguito. Per esempio la Sinfonia n. 7 di Gustav Mahler (1860-1911): cinque movimenti per un’ora e venti circa di durata, che abbiamo ascoltati sabato 12 novembre all’Auditorium Parco della Musica di Roma, con l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cec
In La banda Apollinaire, Renzo Paris parte da Roma, città natale del lirico, per mettersi sulle sue tracce: ne viene fuori un'accurata biografia che racconta la sua vicenda, allargando lo sguardo al gruppo di amici intellettuali e a tutta la società contemporanea
di Giuseppe Grattacaso
Con la fine della prima guerra mondiale si conclude un'epoca, che aveva mostrato gli ultimi palpiti nella contraddittoria età della Belle Epoque. Si spegne anche la vicenda esistenziale di Guillaume Apollinaire. Nello stesso giorno in cui a Parigi si festeggia la fine del conflitto, gli amici si raccolgono intorno al corpo senza vita di quello che sarebbe stato considerato come uno dei più grandi lirici del Novecento: arebbe voluto essere il Papa delle avanguardie ma in lui i suoi contemporanei riconobbero soprattutto il fantasioso prosatore, oltre che il brillante e a volte trop
In piena rivoluzione industriale gli inglesi Preraffaelliti videro nei lavori dei nostri pittori preaccademici un esempio di arte che mette l'emozione prima della regola. La mostra alla GNAM di Roma è dedicata a loro, agli italiani che li hanno ispirati e a quelli che ne furono influenzati
di Chiara Di Stefano
Il movimento Pre-Raffaellita può essere inserito sotto il cappello del simbolismo e sorge attorno al 1850 in Inghilterra sulla scia di una fascinazione di alcuni artisti inglesi per l’arte italiana prima di Raffaello. Il motivo per il quale Raffaello è preso come terminus ante quem lo spiegava bene il compianto professor Luigi Spezzaferro che amava definire l’artista come “un simpatico truffaldino”, qualcuno che aveva ingannato la bellezza e l’aveva resa schiava al suo servizio. Nell’arte di Raffaello infatti non c’è sp
Alessandro Piperno analizza impietosamente relazioni famigliari e fragilità umane, come il suo illustre (e non unico) modello. Tra un richiamo kafkiano e una minilolita, la parabola discendente di un professionista romano tifoso di Craxi
di Lorenza Trai
L’assalto violento di due giorni fa a un bar di Roma frequentato da cingalesi è solo l’ultimo episodio. Ecco come il razzismo si diffonde non solo nelle borgate ma anche sui media e nel ceto politico
di Angelo d'Orsi
Me vojo sarva’ – Nessuno ci guarda è un monologo in romanesco in cui la talentuosa attrice interpreta più voci, amare e comiche, di outsider afflitti dalla vita
di Igor Vazzaz
Scena spoglia, cruda nella desolata laconicità di fondali neri, come reduce dallo smontaggio d’un dopo spettacolo. Le tavole del palco sembrano ancor più consumate, colte quasi alla sprovvista dal calare dell’ombra e dall’irruzione fonica di un James Brown d’annata che, nella brulla nudità del quadro visivo, suona ancor più ruvido e dolente. Una figura femminile, snella ed elastica, disegna orbite circolari intorno al tenue fascio luminoso proiettato dall’alto: passi nervosi, estenuati, a mancare il centro, suggerendo l’assenza d&
Alla ricerca di un volume della Nazionale Centrale di Roma, tra incomprensibili misure di sicurezza, attese estenuanti e burocrazia pachidermica
di Federico Capitoni
In mostra a Verona una eccezionale selezione del paesaggista francese: 100 quadri provenienti soprattutto dal Louvre, che illustrano il percorso di quello che viene definito l'ultimo dei classici e il primo dei moderni. E che aveva negli occhi l'Italia anche quando dipingeva Parigi
di Francesca Castellani
Quando a organizzare una mostra è il Louvre, è un po' come se il Manchester United giocasse in casa tutta la Champions League: il risultato è scontato, e a punteggio pieno. Sto parlando della mostra Corot e l'arte moderna aperta alla Gran Guardia di Verona fino al 7 marzo: 100 quadri provenienti dal grande museo francese, e non solo. Qualcuno (con un pizzico, o magari anche più di un pizzico di snobismo) mi ha detto che in fondo era una mostra con tante opere "di magazzino", provenienti dai depositi. Sarà: ma quando i depositi sono quelli del Louvre
Visita al nuovo polo di arte contemporanea di Roma, progettato dall'architetto iracheno Zaha Hadid
di Federico Capitoni
Faticoso: pieno di scale, salite e – ovviamente - discese, il nuovo spazio museale di cui si fregerà Roma a partire da maggio del 2010, se visto vuoto, emana le suggestioni di un cantiere, ancorché pulito. È un Maxxi in bianco e nero quello di Zaha Hadid; il colore lo fanno le persone che lo visitano e la vetrata obliqua (anche questa in salita… o in discesa) che proietta la visione sulla via Flaminia, con i suoi palazzi rossi e gialli, con gli alberi e le siepi. E si scorge anche il campanile della chiesa di via Guido Reni, Santa Croce al Flaminio, testimone
In mostra alle Scuderie del Quirinale l'arte figurativa dal II secolo a.C. alla fine dell'impero: tra contaminazioni globali e peculiarità locali
di Marco D'Egidio
Il problema intrinseco delle mostre, specialmente di quelle archeologiche, è la sottrazione di un’opera al contesto per il quale è stata pensata. Estremizzando il discorso, per godere al meglio della pittura romana avremmo dovuto vivere a Pompei qualche anno prima dell’eruzione del Vesuvio, quando ogni affresco era sull’intera sua parete, al suo posto. Certe mostre sono un male necessario: custodiscono e proteggono l’opera, la ricongiungono alle sue simili e la valorizzano nella sua individualità. Lo scotto da pagare è non poterla ammirare ne