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ARTE

La pittura "glocal" dell'antica Roma

In mostra alle Scuderie del Quirinale l'arte figurativa dal II secolo a.C. alla fine dell'impero: tra contaminazioni globali e peculiarità locali


di Marco D'Egidio


04a.JPGIl problema intrinseco delle mostre, specialmente di quelle archeologiche, è la sottrazione di un’opera al contesto per il quale è stata pensata. Estremizzando il discorso, per godere al meglio della pittura romana avremmo dovuto vivere a Pompei qualche anno prima dell’eruzione del Vesuvio, quando ogni affresco era sull’intera sua parete, al suo posto. Certe mostre sono un male necessario: custodiscono e proteggono l’opera, la ricongiungono alle sue simili e la valorizzano nella sua individualità. Lo scotto da pagare è non poterla ammirare nel suo ambiente naturale, ma chi sa se avremmo mai potuto farlo? E a quale prezzo?
Se poi la mostra in questione è Roma. La pittura di un Impero, allestita nella classica cornice delle Scuderie del Quirinale, il suo problema intrinseco diventa un punto di forza. Con un omaggio prima di tutto a se stessa, Roma regala al pubblico il privilegio di vedere, uno accanto all’altro, esaltati dal gioco di oscurità e luce di Luca Ronconi e Margherita Palli, alcuni dei migliori esempi della pittura romana del periodo che va dal II secolo a.C. fin quasi al Medioevo.
 
La carta vincente della sfida è l’organizzazione del percorso espositivo: lungi dal fare semplice collezionismo, i curatori propongono la dimostrazione di un teorema, sotto il duplice punto di vista dello sviluppo temporale e stilistico (al primo piano) e dell’articolazione tematica (al secondo). La pittura romana, conquistata dalla classicità greca, ha gettato a sua volta le basi dell’arte del Rinascimento e della modernità, raggiungendo vette tanto alte quanto inesplorate a causa della diaspora delle opere nei musei di mezzo mondo. Così riuniti, il Colombario di Villa Doria Pamphilj, con la sua eleganza formale, le raffigurazioni di Villa della Farnesina, che mostrano un uomo piccolo di fronte alle sue opere e alla Natura, il Rinascimento ante litteram di Ercole e Telefo, così come l’espressività dei ritratti funebri del Fayyum (immagine in alto), testimoniano il primo esempio di un’arte glocal, in cui la contaminazione imperiale delle culture Immagine.JPGsi fonde con le peculiarità dei territori e genera un campionario di modelli per tutti i gusti (dai grilli medievali a Canaletto).
Soprattutto, però, rivelano gli aspetti di un animo verso cui proviamo, senza ammetterlo, profonda invidia: una religiosità serena e feconda, un’umanità orgogliosa dei suoi valori, un mondo costellato di colori e mistero, in cui è possibile vivere in simbiosi con la Natura, come sembra suggerire il particolare di un fanciullo che beve il latte del capriolo che al contempo gli lecca il ginocchio (particolare da Ercole e Telefo, a fianco). Tutto si ispira a un’arcadica armonia universale, quando invece l’uomo contemporaneo, e quindi l’arte di oggi, è capace di esprimere solo disagio e crisi. Sarà forse questo il segreto del fascino di Roma antica, e del successo di questa mostra.


Tags: Colombario, Ercole e Telefo, Fayyum, glocal, impero romano, Luca ronconi, Marco D'Egidio, roma, Villa della Farnesina, Villa Doria Pamphilj,
01 Dicembre 2009

Oggetto recensito:
ROMA. LA PITTURA DI UN IMPERO, SCUDERIE DEL QUIRINALE, VIA XXIV MAGGIO 16, ROMA
Fino al: 17 gennaio 2010
Informazioni: www.scuderiequirinale.it; tel. 06/39967500
Orari: da domenica a giovedì dalle 10 alle 20, venerdì e sabato dalle 10.00 alle 22.30, ingresso consentito fino a un’ora prima dell’orario di chiusura
Biglietti: intero euro 10, ridotto euro 7.50; integrato Palazzo delle Esposizioni e Scuderie del Quirinale, intero euro 18, ridotto euro 15, valido per tre giorni dall’emissione (Palazzo delle Esposizioni chiuso il lunedì)
A cura di: Eugenio La Rocca, Serena Ensoli, Stefano Tortorella e Massimiliano Papini
Catalogo: edizioni Skira, 336 pagine, in mostra euro 38, in libreria euro 60
giudizio:



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