L’assalto violento di due giorni fa a un bar di Roma frequentato da cingalesi è solo l’ultimo episodio. Ecco come il razzismo si diffonde non solo nelle borgate ma anche sui media e nel ceto politico
di Angelo d'Orsi
Fonte FlickrCC/Foxtongue
Di tutti gli “ismi” della politica, razzismo è quello che rinvia alla categoria più esecrabile: perché si tratta della più stupida. Peraltro, a ben ragionare, lo stesso lemma “razzismo” dovrebbe essere cancellato, in quanto si tratta della teoria e della pratica secondo cui l’umanità è suddivisa in “razze”, le quali sono geneticamente predisposte a un certo gradino di sviluppo sociale, culturale, e così via: insomma, il razzismo sostiene l’esistenza di “razze” umane (prima scemenza: le razze sono un mito, una creazione ideologica, pseudoscientifica, non costituiscono una realtà e l’intera umanità è meticcia da sempre); in secondo luogo, il razzismo afferma che tali “razze” sono gerarchicamente disposte, quelle destinate al comando e quelle destinate all’ubbidienza: e ciò sulla base di cromosomi, geni, e quant’altro abbia a che fare appunto con il patrimonio genetico di interi gruppi umani.
Non bisognerebbe neppure dunque parlare di razzismo, altrimenti potremmo cadere noi stessi, pur animati dalle migliori intenzioni, nell’ideologia della divisione e subordinazione razziale. La cui essenza è che gli individui possano essere classificati e disposti nella scala gerarchica a seconda di certi elementi che hanno a che fare con etnia, nazionalità, magari religione e quant’altro. Un cumulo di scempiaggini. Che, nondimeno, come si sa, nella storia, hanno convinto milioni di persone, e le hanno trasformate in agenti attivi di oppressione, persecuzione, sterminio, e tentativi genocidari. In attesa di dedicarci all’invenzione lessicale, non ci resta che segnalare la quantità crescente di abusi, di provocazioni, di piccoli e grandi gesti discriminatori, o di vere e proprie diffuse pratiche razziste; il nostro piccolo o medio o grande razzismo quotidiano. Nella sua logica demenziale, il razzismo (continuo a chiamarlo così, faute de mieux) colpisce gli individui non per atti da essi compiuti, bensì per ciò che essi sono, per la loro “essenza”. E se nella logica del razzista vanno puniti, o scacciati, cancellati dal tessuto di una società, o addirittura fisicamente eliminati, tutti coloro che sono albini, o gay, o ebrei, o neri di pelle, o islamici, o dagli “occhi a mandorla”, ciò dipende non da quello che eventualmente hanno “fatto”, ma da quello che essi sono, ammesso si possa fissare in un dato univoco il loro essere.
Si tratta di un modo ”ragionare” che, diffuso largamente nei secoli, e in specie nel XIX e nel XX, oggi sta diventando casalingo, qui nel Bel Paese di migranti con il mandolino. Come d’altronde lo è in altre contrade della Bell’Europa. Movimenti sciovinisti e francamente razzisti hanno avuto luogo, si sono accaparrati fette di elettorato, e poiché il razzista vero non sta “star fermo con le mani”, e non avendo gran dimestichezza con la scrittura, tende a impiegarle in altro modo. Per esempio bruciando roulotte di rom, ammazzando a botte senzacasa, spruzzando disinfettante in faccia a prostitute nigeriane, e così via, in un crescendo di gesti che suscitano la “generale condanna” del ceto politico, che non arretra davanti a gesti fondati sulla discriminazione degli “altri”, ma l’indomani ha dimenticato l’evento, complici i media…
Così, la “spedizione punitiva” contro la comunità cingalese, alla Magliana a Roma: come in un film un nugolo di tipacci con i volti coperti, armati di spranghe, entra nel locale distruggendolo e malmenando i presenti, compresi gli ignari avventori, proferendo frasi minacciose quanto sconnesse. Buffo il lapsus di alcuni servizi giornalistici che hanno precisato “gli incolpevoli” avventori, quasi a sottintendere che gli altri, i cingalesi, colpevoli lo sono: la loro colpa è di essere, appunto, cingalesi. Noantri, semo romani de Roma! Fora li barbari! Ecco il razzismo, stupido e privo di qualsivoglia credenziale scientifica, è nondimeno in grado di mobilitare bravi o meno bravi borgatari, e trasformarli in assassini contenti e inconsapevoli. Il morto non ci è scappato, stavolta, ma la strada è segnata.
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Finalmente riusciamo a
Finalmente riusciamo a leggere qualcosa di sensato e di competente rispetto al razzismo. Forse il linguaggio è un po' troppo forbito, ma l'essenziale è chiarissimo. Siamo tutti insieme in questo mondo, qualunque colore, tutto ci accomuna. Finiamola di ghettizzare tutto e di cercare le differenze, proviamo invece a trovare cosa ci accomuna e allora si che tutti insieme potremmo rendere il mondo migliore di quello che è! Tutti insieme però!
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