... da Beethoven a Lady Gaga. E' il titolo dell'ultima Guida di Giudizio Universale. Un viaggio che attraversa i generi musicali - classica, jazz, rock, contemporanea, rap – smascherando le finte rotture di molti miti antichi e recenti. Ma soprattutto portando alla luce rotture solitamente trascurate. Ecco due voci in anteprima per i nostri lettori
di Massimo Balducci e Federico Capitoni
Quella di Orfeo, prototipo del musicista che è in grado di cambiare il mondo. O quella del madrigalista Claudio Monteverdi, che ha inventato la canzone d’autore con secoli d’anticipo. O quella di Rossini, che si ritirò dalle scene alla stessa età in cui lo fece Battisti. O ancora quella del neomelodico Tommy Riccio, che con il pezzo ‘Nu latitante ha consumato la rottura più estrema: quella con la legalità. Vai alla scheda del libro Riportiamo integralmente due voci della guida NIRVANA (1987-199
Arriva dalla Norvegia la sua tromba guida un trio nelle atmosfere sognanti di Baboon Moon. Contaminazioni con suoni elettrici ed elettronici contribuiscono a creare un'aria irreale e sospesa, da "mondo prima della fine del mondo"
di Marco Buttafuoco
“La prima volta che ho visto Nils Petter Molvaer suonare dal vivo, ho pensato che il mondo si stava avvicinando alla fine... la musica era così urgente, pulsante, inquietante. A suggerire quest’immagine era il soffio di un angelo - ma non si trattava di quegli angeli dolci dei quadri romantici. Era un Arcangelo potente che brandiva una spada ardente, era il suono della tromba”. Così Fiona Talkington del terzo canale radio alla BBC, presentando questo disco. Ecco, la musica di Mollvaer scatena simili reazioni anche nella compassata radio d’oltre Ma
Seconda parte della nostra intervista iniziata qualche giorno fa. Questa volta il dj giramondo ci parla della sua ultima creatura, Thirte3n, di passioni musicali vecchie e nuove, di collaborazioni più e meno probabili e dei suoi progetti per il futuro
di Dario De Marco
Veniamo al nuovo Th1rt3en: trovo che una caratteristica che lo rende grande, e molto “musica del futuro”, sia quella - già presente nei tuoi lavori più recenti ma qui ulteriormente rafforzata – del rapporto tra elettronica e strumenti “veri”. Cioè, le due componenti non solo sono compresenti e sovrapposte, ma anche fuse talmente bene che risulta impossibile scinderle: non si capisce, ed è un bene, quello che è suonato e quello che è prodotto elettronicamente, alla faccia dei puristi di entrambe le categorie. E' una cosa i
Alla fine c'è caduto anche lui. Il bassista sopraffino, il sodale più amato di Miles Davis ha voluto togliersi lo sfizio di suonare accompagnato da un'orchestra. Gli effetti dello sventurato incontro sono immortalati nel disco dal vivo A night in Monte-Carlo: tra le vittime, anche Herbie Hancock e Billie Holiday
di Dario De Marco
Vorremmo sbagliarci, ma nella folla di anniversari e celebrazioni che ci assedia, in pochi, anche tra gli specializzati, hanno ricordato i quarant'anni di Atom heart mother. Il disco rappresentò per i Pink Floyd l'addio al rock psichedelico e spaziale, a partire dalla copertina con la mucca, un'immagine volutamente anti-lisergica e affatto ordinaria. Musicalmente nel 1970 il quartetto cercava nuove strade, e le trovò nell'orchestra classica (il compositore Ron Geesin diresse, arrangiò, e suggerì anche qualche melodia). Sull'opera in sé la critica è div
Metti il pupillo di Miles Davis e l'asso della chitarra Pepe Habichuela una sera insieme a Granada. Il chiaro di luna, i balli e l'idea di un disco che omaggi la musica zingara per eccellenza: in Hands ci sono due storie e due culture diverse che si incontrano e si intrecciano
di Marco Buttafuoco
“Potremmo dire ora che io e Dave siamo due gitani, o meglio, Dave è diventato un gitano ed io quasi un inglese“: Pepe Habichuela, astro della chitarra flamenca riassume con queste parole semplici ed efficaci - certo sgradite a molti in questi grami tempi - il suo incontro musicale con Dave Holland. I due si sono conosciuti attraverso un impresario spagnolo nel 2008. Nel 2009 provarono a suonare insieme. Il contrabbassista inglese, già pupillo di Miles Davis e alfiere del suono Ecm, racconta come una sera a Granada nel periodo pasquale i due ascoltarono ca
Il mancato duetto Hendrix-Davis resta fra i più grandi sogni infranti nella storia della popular music. Il trombettista Giovanni Falzone e il complesso delle Mosche Elettriche hanno osato domandarsi come sarebbe andata
di Dario De Marco
Una delle più sdrucite leggende della musica moderna riguarda il mancato incontro tra Miles Davis e Jimi Hendrix. O meglio il mancato disco, perché l’incontro ci fu, alla fine degli anni ‘60, in un periodo in cui entrambi scalpitavano alla ricerca di nuove sonorità. E ci fu anche una sorta di amicizia, varie occasioni in cui i due si scambiarono chiacchiere, opinioni e qualche noterella. Ma all’incisione non si arrivò, per motivi prima futili e poi terribili - la prematura morte di Hendrix, giusto 40 anni fa. Da quel momento c'è stato i
I due campioni del jazz moderno in un album dove i silenzi sono importanti quanto le note
di Dario De Marco
Compositore, arrangiatore e direttore d'orchestra, fu autore di Ezz-thetic e altre pietre miliari del jazz cool e progressive. Se n'è andato questa estate nel silenzio quasi generale: noi non c'eravamo, ma ripariamo volentieri
di Franco Fayenz