Di formazione colta e con collaborazioni di lusso negli ambienti del jazz tricolore, Simona Colonna sfugge alle definizioni e alle categorie: tantopiù quando se ne esce con un disco come Masca vola via, dove il dialetto piemontese e gli arrangiamenti per violoncello fanno capo a un'idea di folk di più alta estrazione
di Marco Buttafuoco
Voce, violoncello talora con parsimoniose sovraincisioni, dialetto piemontese e una sottile vena folk. Questi gli ingredienti essenziali per un disco insolito. La langarola Simona Colonna, dopo anni di esperienze di musica classica e prestigiosissime collaborazioni jazz (Enrico Rava e Stefano Bollani fra gli altri) si propone da sola con questo disco intessuto di coloratissimi fili musicali . Solo cinque brani, tutti in dialetto piemontese; quattro storie di langa ed una ninna-nanna. Difficile catalogare questi cinque pezzi sotto un genere preciso. Masca Vola via racconta di u
Domani a Roma con un nuovo spettacolo, la colonna della musica folk italiana parla di tutto e non risparmia nessuno: dalla Chiesa che ha espulso i canti popolari dalle funzioni, alla world music di Peter Gabriel, fino alla sinistra che non è interessata alla battaglia culturale
di Marco Buttafuoco
Ecco il paradosso: il genere musicale che per definizione è più legato alle radici, all'appartenenza geografica, ai luoghi, diventa indefinito e proveniente da un eterno "altrove". E perciò, si fa ancora più interessante: qui proviamo a selezionare per voi gli artisti migliori
di Simone Dotto
Il grande chitarrista jazz Bill Frisell firma con Sign of life il suo atto d'amore verso la tradizione musicale degli Stati Uniti: sonorità ispirate alle cultura country come alla colta contemporanea. Solo le sei corde, accompagnate da un trio d'archi e quasi senza effetti elettronici
di Marco Buttafuoco
L’America non è mai stata innocente, ha scritto James Ellroy: "Abbiamo perso la verginità sulla nave durante il viaggio d’andata e ci siamo guardati indietro senza alcun rimpianto… La mercificazione della nostalgia ci propina un passato che non è mai esistito”. Forse solo la musica può ridarci il senso dell’ antico mito del sogno americano. Lo pensa sicuramente il chitarrista Bill Frisell che da tempo medita sul grande continente, lo sogna, lo canta. L’ultimo episodio di questa ricerca, Sign of life, è fatto d
La figura del cantastorie solitario non è mai stata tanto ricorrente come in questo primo spicchio di terzo millennio: centauri che risalgono alla preistoria della popular music, ma con una gran voglia di cantare dei tempi che corrono. Come Josh T. Pearson, che non a caso intitola il suo album The last of the country gentlemen
di Simone Dotto
Solo vent’anni fa non ci avremmo scommesso un centesimo, presi com’eravamo a profetizzare l’avvento della musica del Duemila e altre fantasie da pronipoti. Eppure la figura del cantastorie solitario non è mai stata tanto ricorrente come in questo primo spicchio di terzo millennio: centauri metà uomini-metà chitarra che risalgono alla preistoria della popular music, in materia di innovazione tecnologica l’equivalente di un homo erectus, hanno dalla loro una gran voglia di cantare dei tempi che corrono. E’ anche per averne incontrati già
Gli hippy sono tornati, anzi non se ne sono mai andati: barbe e capelli lunghi, i newyorkesi Akron/Family sono i campioni del neo folk psichedelico. Tanto da dedicare le loro canzoni all'idillio con la natura, e un intero concept album al risveglio del gigante islandese Eyjafjallajkull
di Simone Dotto
Sentite questa: “…un concept album ispirato gli eventi naturali che sempre più spesso sconvolgono la regolarità delle nostre vite - come il recente risveglio di Eyjafjallajkull, recente protagonista delle cronache mondiali”. Proprio lui: il minaccioso vulcano che la scorsa estate nessun anchorman televisivo aveva il coraggio di nominare, questi tre fricchettoni americani ora ce lo cantano. Anzi, ci fanno su un disco intero. E per entrare meglio nella parte si trasferiscono in una stazione abbandonata alle pendici di un vulcano. Un altro, però: il Monte M
Immune dalle tentazioni di riunire i Led Zeppelin, il vecchio leone del rock rispolvera il marchio Band of Joy, il nome del suo gruppo degli esordi. E parte alla riscoperta di brani folk, country e indie: leggero e senza nostalgie
di Simone Dotto
Un giorno arriverà il diluvio a fare giustizia di questi tempi musicali strabici: dei ventenni che rovistano di nascosto tra le collezioni di dischi dei genitori e delle vecchie glorie strizzate in completi di pelle acquistati cinquanta primavere prima. Un giorno arriverà il diluvio a fare piazza pulita, e quando comincerà a piovere qualcuno correrà a salvare Robert Plant. Graziato, per non averci mai fatto pesare i suoi sessant’anni e il suo luminoso passato. Per non esser mai caduto nella tentazione di qualche squallido revival e – soprattutto –
di Dario De Marco
Ancora Bella Ciao è il programmatico titolo dello spettacolo (reduce da un mese di successi a Parigi) e del disco di Lucilla Galeazzi. Tra una tarantella sui terremotati dell'Aquila e un omaggio a Matteo Salvatore, oggi come negli anni '70 folk e impegno politico procedono uniti
di Marco Buttafuoco
Magari uno non se ne accorge, ma la musica popolare italiana pare godere ottima salute. Per lo meno quella meridionale. Anche in questo l’Italia è infatti ricca di tradizioni diversissime ed è paese multiforme. In Europa pullulano, sull’onda del successo delle notti estive di Puglia, le scuole di tarantella. Di più, c’è in giro una forte voglia d’appartenenza, di radicamento nel natio suolo. "Il successo della Lega nasce proprio da questa paura dell’omologazione della propria storia. Certo i Lumbard hanno inventato una storia impro
Precursore della psichedelia, Roky Erickson ha avuto la vita (e la carriera) segnata da una permanenza in manicomio criminale. Ora riemerge grazie agli Okkervil River, gruppo più nerd che acido, con cui dà una nuova veste al suo repertorio
di Simone Dotto
Mettete insieme tutto ciò che vi fa venire in mente la parola “psichedelia” e poi associatelo al volto, al nome e alla storia di Roky Erickson. Lui che, appena quindicenne, alla testa dei suoi 13th floor Elevators (la band che prometteva “viaggi” fin dal nome) fu il primissimo a stampigliare quella parola magica sulla copertina di un disco: The Psychedelic Sounds of the 13th floor Elevator, ora oggetto di culto per i collezionisti, ai tempi piombato in un’indifferenza quasi generale. Per questi e altri motivi, anche quando si trattò di assagg
Premiato a Cannes e censurato in Iran, I gatti persiani racconta il fermento culturale e non solo musicale di un paese in regime di oppressione, che trova nell’arte una ragione sia di vita che di protesta
di Marinella Doriguzzi Bozzo
Preceduto da un alone eroico, perché girato in poco più di due settimane e senza autorizzazioni governative, I gatti persiani ha vinto al Festival di Cannes del 2009 il Premio speciale della giuria. In Iran è poi stato distribuito gratuitamente per le strade dallo stesso regista Bahman Ghobadi, dopo l’incarceramento e la successiva uscita di prigione. Documenta il fermento culturale e non solo musicale di un paese in regime di oppressione, che trova nell’arte una ragione sia di vita che di protesta. Speculare al film russo Il concerto (leggi la nostra r
Vengono da Philadelphia e si sono inventati un mix perfetto tra il rock progressivo più astratto e sonorità soffici e malinconiche
di Massimo Balducci