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LA TV IDEALE/7

Il direttore di Giudizio Universale propone alcune regole di base per i dibattiti politici in televisione: brevità di interventi, nessuna interruzione della controparte, controllo dei dati utilizzati. Perché chi va alle urne sappia davvero come scegliere


di Remo Bassetti

Lo so che “Yes, we can” è già passato di moda. Eppure, è vero: possiamo, potremmo. Con poche elementari regole, potremmo rendere le trasmissioni politiche con gli ospiti dei momenti di vera informazione piuttosto che quell’indegna gazzarra che sono. E lo sono tutte, perché non dipende nemmeno dai conduttori ma dal mandato che ciascun partecipante ha ricevuto: impedire agli avversari di parlare, interromperli, rider loro in faccia; non concedere mai, nemmeno per un attimo, che ci sia un fondamento in quello che l’altro dice piuttosto che una
21 Dicembre 2010

LA TV IDEALE/3

Prosegue la  serie di articoli in cui gli intellettuali immaginano la televisione del futuro. La giornalista e scrittrice Sandra Petrignani compila una lista di desideri indirizzata a chi riformerà i palinsesti, elencando tutto ciò che le piacerebbe vedere (e non vedere più) sul piccolo schermo 


di Sandra Petrignani

Vedo poco la tv. Quando capito su vecchi spezzoni della televisione che vedevo da piccola o da giovane (metti Studio Uno ecc.) m’incanto a guardarla. Vuol dire che voglio programmi vecchi? In ogni caso non so immaginare una tv del futuro che potrebbe piacermi, non è il mio compito. So quel che non mi piace: l’uso politico della tv (anche quando propugna idee che potrei condividere), quando viene occupata da gente che, autoeleggendosi migliore degli altri, ne fa tribuna del proprio ego dichiarando (e autoconvincendosi) di impegnarsi per il Bene Nazionale.   Dalla t
19 Novembre 2010

LA TV IDEALE/interventi

In seguito alla nostra iniziativa su intellettuali e televisione, rilanciata anche da questo articolo sul quotidiano online Affaritaliani, ci è arrivato l'intervento di Ottavio Cappellani, autore della saga di Lou Sciortino. Lo pubblichiamo volentieri anche se fortemente critico nei confronti dell'idea stessa di inventare un nuovo palinsesto


di Ottavio Cappellani

Mi spiace che gli autori che partecipano a questo delirio "come vorremmo la televisione" (se non possiedi tv, e non sei direttore di palinsesto, dire che televisione vuoi è un delirio - no, io non deliro, io non voglio nessuna televisione, o mi va bene quella che c'è) abbiano scritto le loro opinioni ("fantasie" sarebbe meglio chiamarle) prima di apprendere la notizia che il fratello di Sarah Scazzi ha chiesto a Lele Mora di lanciarlo nel mondo dello spettacolo, perché, stando a egli stesso medesimo da quanto si evince dalle sue stesse medesime dichiara
18 Novembre 2010

LA TV IDEALE/2

Continua la serie di articoli in cui Giudizio Universale invita gli intellettuali a inventare la televisione del futuro. Vincitrice del premio Campiello 2010 con il romanzo Accabadora, Michela Murgia avanza tre proposte di format per il nostro palinsesto ideale


di Michela Murgia

Nella mia rete televisiva ideale ci sono tre programmi pedagocici imprescindibili.    CI HO PAURA Il primo è un documentario tematico e si chiama Ci ho paura. In ogni puntata analizza una delle principali paure sociali italiane. Ti spaventa lo sguardo mediorientale del kebabaro? Temi il contagio di una malattia virale? Che il caro vita si mangi i soldi che hai evaso al fisco? Che il gay voglia davvero i tuoi stessi diritti? Che su Facebook si nascondano altri maniaci sessuali oltre te?    Stai sereno: il programma analizza, con servizi, docufiction, grafici
09 Novembre 2010

LA TV IDEALE/1

Inizia con questo articolo una serie in cui intellettuali e scrittori italiani riflettono sui mali della televisione e su eventuali modi per costruire un'alternativa migliore. Cominciamo con la spietata analisi del romanziere Carlo D'Amicis, autore de La battuta perfetta 


di Carlo D'Amicis

Da quando Pinocchio, fino a quel momento refrattario a ogni intento persuasivo, decise di seguire Lucignolo nel Paese dei balocchi, è evidente che niente è più pedagogico dell’antipedagogico. La presunta innocenza della tv commerciale, fondata sulla pretesa di non essere altro che lo specchio della gente, costituisce una tesi così spudoratamente ingenua che solo una società e una cultura maliziose come le nostre possono fare finta di crederci.   In altre parole, è grottesco pensare che gli italiani abbiano trasformato la televisione senza r
02 Novembre 2010