Continua la serie di articoli in cui Giudizio Universale invita gli intellettuali a inventare la televisione del futuro. Vincitrice del premio Campiello 2010 con il romanzo Accabadora, Michela Murgia avanza tre proposte di format per il nostro palinsesto ideale
di Michela Murgia
Nella mia rete televisiva ideale ci sono tre programmi pedagocici imprescindibili.
CI HO PAURA
Il primo è un documentario tematico e si chiama Ci ho paura. In ogni puntata analizza una delle principali paure sociali italiane. Ti spaventa lo sguardo mediorientale del kebabaro? Temi il contagio di una malattia virale? Che il caro vita si mangi i soldi che hai evaso al fisco? Che il gay voglia davvero i tuoi stessi diritti? Che su Facebook si nascondano altri maniaci sessuali oltre te?
Stai sereno: il programma analizza, con servizi, docufiction, grafici statistici ed esperti, la reale consistenza di queste ossessioni collettive, chi è che ci crede di più e perché, ma anche il modo in cui media, industria e politica strumentalizzano queste paure per spostare l’opinione pubblica a proprio vantaggio.
NON CI SIAMO CAPITI
Il secondo si chiama Non ci siamo capiti, parla della manipolazione del linguaggio e prevede il televoto da casa. Ogni settimana il conduttore presenta una classifica delle dieci più evidenti manipolazioni del linguaggio avvenute in pubblico ad opera di politici, giornalisti, pubblicitari e opinionisti. Il conduttore contestualizza le parole usate con l’aiuto di video e confronti, ne spiega il vero senso insieme ad esperti di comunicazione e illustra che cosa realmente vogliono nascondere.
Da “missione di pace” a “utilizzatore finale”, da “finanza creativa” a “rientro dei capitali”, da “termovalorizzatore” ad “assoluzione”, ogni settimana la puntata farà uno screening completo delle puttanate verbali più subdole e astute, con votazione finale da parte del pubblico per stabilire chi l’ha sparata più grossa.
C FACTOR
Il terzo programma si chiama C Factor e tutte le settimane mette a confronto due storie diverse di successo: una che racconta come si arriva ai risultati con la fatica, l'impegno, lo studio e gli investimenti, l’altra che spiega come si saltano i passaggi grazie alle amicizie, alle bustarelle, al nepotismo e al bell’aspetto.
Nel primo caso viene intervistato un testimone diretto della fatica premiata, un caso realizzato di cervello in fuga e di successo per evidente merito, con tanto di servizi e testimonianze di colleghi e superiori. Per la seconda tipologia di successo c’è invece l’inchiesta-denuncia: dal figlio del ministro che dirige l’ente pubblico al vecchio barone che fa vincere il concorso alla moglie del figlio; dall’ex letterina diventata sottosegretario al costruttore che vince tutti gli appalti perché a tempo perso restaura case ai vip. A questo secondo tipo di persona di successo si assegna un trofeo di forma fallica intitolato "Grazie al Caso", consegnato di persona tipo tapiro d’oro.
Se trasmettesse programmi come questi, io una tv me la comprerei, finalmente.
Tags: corruzione, linguaggio, media, Michela Murgia, pedagogia, premio campiello, raccomandazione, razzismo, televisione, tv ideale,
LA TV IDEALE
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Commenti
Credo che in Italia avremmo
Credo che in Italia avremmo proprio bisogno di un programma come C factor. Ritengo sia sottovalutato il problema dei cervelli in fuga. Senza ricerca..quale futuro?
ma spegnere la televisione no
ma spegnere la televisione no eh?
(dimenticavo il voto)
(dimenticavo il voto)
magari!!!! sarebbe come
magari!!!! sarebbe come tornare a respirare dopo esser stati chiusi in una fogna
I have a dream Michela Murgia
I have a dream
Michela Murgia direttore generale della RAI
I programmi sono
I programmi sono interessanti, soprattutto il C factor. ...e complimenti per quel bellissimo libro che é l'Accabadora!
magari..magari...magari!!!! A
magari..magari...magari!!!! A quando una tv così??!! io ci spero.........
Ottima idea da estendere come
Ottima idea da estendere come legge dello Stato, obbligatorio per tuti i media.
+ che daccordo
+ che daccordo
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