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LA TV IDEALE/interventi

Pedagoghi, alla larga dalla mia cara, vecchia, stupida tv

In seguito alla nostra iniziativa su intellettuali e televisione, rilanciata anche da questo articolo sul quotidiano online Affaritaliani, ci è arrivato l'intervento di Ottavio Cappellani, autore della saga di Lou Sciortino. Lo pubblichiamo volentieri anche se fortemente critico nei confronti dell'idea stessa di inventare un nuovo palinsesto


di Ottavio Cappellani

 


Mi spiace che gli autori che partecipano a questo delirio "come vorremmo la televisione" (se non possiedi tv, e non sei direttore di palinsesto, dire che televisione vuoi è un delirio - no, io non deliro, io non voglio nessuna televisione, o mi va bene quella che c'è) abbiano scritto le loro opinioni ("fantasie" sarebbe meglio chiamarle) prima di apprendere la notizia che il fratello di Sarah Scazzi ha chiesto a Lele Mora di lanciarlo nel mondo dello spettacolo, perché, stando a egli stesso medesimo da quanto si evince dalle sue stesse medesime dichiarazioni, è "portato per questo mondo".
 
Divise così le acque mediatiche ci sono due posizioni da prendere: quelli che pensano che il fratello di Sarah è così per colpa della televisione, e quelli che pensano che la televisione è così per colpa di quelli come il fratello di Sarah Scazzi. In buona sostanza siamo di fronte all'annosa e noiosa questione del "pedagogismo sì, pedagogismo no". Per quanto mi riguarda io continuo a pormi la questione ulteriore, meno facile, meno retorica, meno populista, meno per bene, ma più reale: chi pedagoga i pedagoghi?
 
Se corriamo il rischio di scegliere per il pedagogismo, ricordatevi, ci sarà sempre il pericolo che arrivi un pedagogo che non vi garba. E in ogni caso, un pedagogo, farebbe del fratello di Sarah un essere diverso da quello che è? La filosofia del Novecento ha affrontato ampiamente questo problema, che in gergo si chiama "determinismo": siamo quello che siamo perché lo siamo, o siamo quello che siamo perché lo sono gli altri?
 
Quelli che si sono applicati a tale questione spendendoci l'intera esistenza (cito qualcuno a caso: Habermas, Gadamer, Rawls, Heidegger, Nietzsche) sono arrivati alla conclusione che in realtà noi siamo un impasto di sé e degli altri, che possiamo essere influenzati, ma fino a un certo punto, e che possiamo avere delle qualità, ma fino a un certo punto. Il pedagogismo, insomma, non risolverebbe nulla, a meno che non sia inserito in un "sistema" di educazione e controllo totale che, sempre la filosofia, chiama "regime". Il pedagogismo, come sa qualsiasi adolescente, è dittatoriale.
 
La mia opinione sulla questione - strano che a qualcuno possa interessare una opinione che non interessa neanche a me stesso - è assolutamente pasoliniana. Pasolini, intervistato da Enzo Biagi, si rifiutò di rispondere a una domanda (per i dettagli cercate su youtube): la televisione - disse - dà un potere ingiusto, diventa automaticamente pulpito, e questo è profondamente antidemocratico. L'unica televisione democratica è la televisione 'stupida'. D'altro canto non vedo perché chi ha scelto altre forme di espressione come la scrittura, debba avere tutta questa voglia di apparire o "dirigere" la televisione. Cioè, lo vedo, lo capisco, ma i motivi mi fanno ribrezzo, più di quanto mi faccia ribrezzo la mia cara, vecchia, amata e stupida televisione. 



Tags: avetrana, intellettuali, Ottavio Cappellani, palinsesto, pedagogia, recensione, tv ideale,
18 Novembre 2010

Oggetto recensito:

LA TV IDEALE

Altri articoli della serie:
I teleducati di Carlo D'Amicis
Tele dico chiare di Michela Murgia
 
Interventi arrivati in seguito all'appello lanciato anche da questo articolo sul quotidiano online Affaritaliani
Pedagoghi, alla larga dalla mia cara, vecchia, stupida tv di Ottavio Cappellani

giudizio:



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