A Parma Nove100: arte, fotografia, architettura, moda e design per raccontare un'epoca. Milleduecento opere, in maggior parte mai esposte al pubblico
di Marco D'Egidio
Studio Pulitzer, Studio di arredo a Roma, 1938
Curare una mostra è un po’ come fare una tesi di laurea: si sceglie un tema, un titolo, si selezionano le fonti e le si organizzano nel percorso in un modo ben preciso. Le opere spesso vengono chieste in prestito a musei o collezioni. Ogni volta si tratta di decine, al massimo di centinaia di pezzi da riunire. Ma se questo lavoro di collezione fosse l’impegno di un’intera vita, e portasse a costituire un archivio permanente e pubblico di circa dodici milioni di opere d’arte di tutti i tipi, dalle fotografie ai progetti d’architettura, dai quadri alle sculture, dagli abiti agli oggetti d’arredamento? Quale titolo meriterebbe questa sconfinata tesi di laurea di Arturo Carlo Quintavalle e Gloria Bianchino, la cui “discussione” consiste nella mostra Nove100 di Parma?
Meriterebbe il nome che ha: Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma (Csac), il più grande archivio di arte contemporanea d’Italia, di cui solo una parte piccolissima è presentata al pubblico negli spazi del Palazzo del Governatore, delle Scuderie della Pilotta, della Galleria San Ludovico e della Camera di Commercio (a proposito, un ritorno all’essenziale l’allestimento di Didi Bozzini, finalmente non un’archistar!).
Il progetto politico che si appoggia alla mostra è ambizioso: inaugurare, insieme al Palazzo del Governatore restaurato, la vocazione di Parma per l’arte contemporanea. L’occasione si nascondeva in casa ed era, appunto, il Csac. Così i curatori Quintavalle e Bianchino hanno scelto dall’archivio circa milleduecento opere, molte delle quali inedite al pubblico, per costruire una mostra “orizzontale”, un non-museo, in cui tutto si lega.
Nessun revisionismo, beninteso. L’operazione è tutt’altra: rivelare l’intima coerenza fra gli elementi che costituiscono il Novecento che conosciamo, amplificare il dialogo fra le diverse discipline artistiche, perché fotografia, architettura, moda, design e arte si influenzano a vicenda. Nella mostra l’arte è rappresentata prevalentemente dall’antitesi fra figura e astrazione: da una parte il realismo di Severo Pozzati e Aldo Borgonzoni (o le atmosfere noir di Alberto Sughi), dall’altra l’astrattismo di Carla Accardi fino all’Informale e al Pop di Schifano e Del Pezzo (o Concetto Pozzati che gioca a fare il Magritte). Ma anche Fontana versus Sironi, nella prima sala. E un addio di Renato Guttuso (qui sopra: La partenza del vapore, 1966).
La fotografia è la sezione più ampia della mostra, con circa seicento immagini che vanno dai dagherrotipi ai paesaggi di fine Ottocento, dalla fotografia sociale, di reportage, a quella più squisitamente artistica di Man Ray o Mimmo Jodice. Veramente da gustare, anche con malinconia. La parte dedicata alla moda ruota attorno alla transizione dalla haute couture al pret-à-porter, avvenuta nel segno di Walter Albini (di cui sono esposti disegni e abiti). Il design del corpo è rappresentato anche dagli schizzi di Armani e Versace, così come dal tratto aristocratico e insieme pubblicitario delle sorelle Fontana (a fianco: Abito da sera, disegno di Antonio Pascali). La sezione architettura e design presenta una vasta raccolta di schizzi, progetti e oggetti in cui spiccano il razionalismo di Nervi e Ponti e la vivacità del colore di Ettore Sottsass. Piero Portaluppi immagina un’impresa elettrica come un tempio (influenza Jugend style), mentre Marcello Nizzoli spazia dalle officine alle macchine da scrivere.
E così via, di suggestione in richiamo, perché le fonti sono davvero inesauribili. Ne emerge una mostra da consultare, più che vedere. Per comprendere, tra l’altro, come le opere d’arte, in quanto forme di comunicazione (come suggerisce l’acronimo Csac), siano tali non solo per bellezza intrinseca, ma soprattutto perché si inseriscono in un sistema multidisciplinare capace di modificare l’esistente. In questo connubio di creatività individuale e ambiente, in questa dialettica fra arti e fra artisti risiede la possibilità per un’opera di segnare la storia. Nove100, anche senza presentarli, è come se mostrasse pure Boccioni, Le Corbusier e Warhol.
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NOVE100, Palazzo del Governatore, Galleria San Ludovico e Scuderie della Pilotta, Parma
Fino al: 25 aprile 2010
Apertura: tutti i giorni tranne il lunedì (a eccezione del lunedì di Pasqua)
Orari: 10 - 19. Sabato 10 - 24 (ultimo ingresso ore 23)
Prezzi: intero 8 euro; ridotto 5 euro (minori di 18 anni, maggiori di 65, studenti universitari con tesserino, gruppi di adulti oltre le 15 persone, convenzionati); ridotto scuole 3 euro; ridotto Ikea Family 5 euro; nucleo familiare in possesso di Ikea Family 8 euro; ridotto soci Coop 5 euro
Prenotazioni: 199 199 111
Info: 0521/218889; 0521/218929
Catalogo: Skira, 32 euro presso il bookshop
Commenti
pessima mostra e recensione
pessima mostra e recensione inattendibile
Pessima mostra, recensione
Pessima mostra, recensione fantasiosa e interessata
commento immotivato e poco
commento immotivato e poco credibile (la mostra ha chiuso quasi un anno fa!), lo laciamo perché siamo dei signori
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