Nel futuro immaginato da George Nolfi per il suo film, alcuni misteriosi 'uomini col cappello' vigileranno sulle sorti degli umani. Tra questi un promesso candidato alla presidenza degli Stati Uniti (Matt Damon) che viene traviato dall'amore per una bella ballerina.
di Marinella Doriguzzi Bozzo
Si vede proprio che non si sa più a che santo votarsi, perchè nel giro di poco tempo tornano di prepotenza gli dei: riesumati rispettivamente nell’ultimo libro di John Banville, Teoria degli infiniti (2011) e in questo film, tratto da un racconto di Philip Dick, esimio scrittore non solo di genere, ma noto ai più almeno per aver ispirato il celeberrimo Blade runner (1982). Nel contempo, pare affermarsi una fantascienza di nicchia, esente da effetti ed effettoni speciali, bensì più attenta all’uomo e alla sua sorte sullo sfondo di una ambig
I fratelli Coen portano per la seconda volta sullo schermo un romanzo di Charles Portis del 1968. Al fianco di Jeff Bridges (nella parte dello sceriffo guercio che valse l’Oscar a John Wayne) spicca il personaggio della giovane cowgirl Mattie, piccola femminista ai tempi del Far West
di Sandra Petrignani
Ha l’età di Lolita, la determinazione di Jo di Piccole donne, la fiducia nel futuro di Pollyanna e la passione per l’avventura di Pippi Calzelunghe. Si chiama Mattie (la strepitosa attrice tredicenne Hailee Steinfeld) e la sua storia, creata in un romanzo americano del 1968 da Charles Portis, Un vero uomo per Mattie Ross, rivive per la seconda volta sul grande schermo nel nuovo film dei fratelli Coen. La prima fu nel ’69 ne Il Grinta che valse il suo unico Oscar a John Wayne. Ma a parte il titolo originale, True Grit, i Coen prendono le distanze da quel pr
Indonesia, Londra, New York. Una giornalista, un bambino e un sensitivo che il destino pone in contatto con ciò che viene dopo la fine della vita. Hereafter affronta la sfida di un tema rischioso come l'aldilà e la vince, confermando all'anziano regista un posto nell'olimpo dei classici. Giù il cappello
di Marinella Doriguzzi Bozzo
“...ed egli sprofondò nel buco. Là, in fondo al buco, s’illuminò qualcosa. Cercò la sua solita paura della morte, ma non la trovò. Dov’era? Quale morte?...” Finisce così La morte di Ivan Il’ic, il più perfetto racconto di Lev Tolstoj. Perfetto come la moneta rotonda di un apologo. Inizia qui l’ultimo film di Clint Eastwood, geometria diversa, forse imperfetta, ma con la stessa grande semplicità classica nel descrivere quel che non si può dire. Perché proprio di quell’attimo si
La storia vera di Mandela che usò lo sport come mezzo di unità nazionale nel Sudafrica dopo l'apartheid. Un grande Morgan Freeman e un Matt Damon poco espressivo, sotto la guida di un Clint Eastwood ai limiti del buonismo
di Chiara Di Stefano
Il nuovo film di Clint Eastwood, ispirato al libro di John Carlin Ama il tuo nemico, racconta di come Nelson Mandela, appena scarcerato ed eletto presidente del Sudafrica, grazie al rugby sia riuscito a cementare una nazione intimamente divisa dal dramma dell’apartheid. L’invictus del titolo originale si riferisce ad una strofa di una poesia recitata spesso da Mandela durante gli anni di prigionia a Robben Island e che il presidente regala al capitano Francois Pieenar. La metafora del rugby come luogo della riconciliazione, come unico sport nel quale al termine degli ottanta