Astrattisti e concretisti, spazialisti e nuclearisti, formalisti e naturalisti... subito dopo la seconda guerra mondiale la penisola è campo di battaglia fra scuole e pennelli diversi, a volte del tutto opposti fra loro. Al MAR di Ravenna la mostra L'Italia s'è desta fa il punto sugli otto, caotici anni ('45-'53) che hanno rimesso in moto la nostra cultura
di Mirko Nottoli
Il titolo non tragga in inganno: nonostante i 150 anni dell’unità d’Italia, il Risorgimento non c’entra niente. La mostra, a cura di Claudio Spadoni, è infatti rigorosa nel rispettare le due date limite che si è posta: 1945-1953 (con la sola eccezione di un quadro di De Chirico di un paio d’anni precedente). Niente più che una manciata d’anni durante i quali però in Italia succede di tutto: gruppi che nascono e che muoiono in un batter di ciglia, manifesti sottoscritti e subito abbandonati, fondazioni, scissioni, fusion
Roma ore 11 nasce da un'inchiesta del regista da giovane, ora portata in scena da Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti e Mariàngeles Torres, registe ed interpreti assieme. Spettacolo vivace, ma soprattutto testimonianza di un paese cordiale e chiaccherone che ora stentiamo a riconoscere
di Igor Vazzaz
Quanto è distante l’Italia di un tempo? Quesito declinabile all’infinito: tra la retorica “Signora mia, dove andremo a finire” e il Pasolini corsaro, lo spettro di sfumature è incalcolabile, benché innumerevoli fattori sembrino porgerci il fatidico interrogativo con frequenza sempre più sospetta. E capita che un’opera teatrale, al di là dei meriti estetici della singola visione, entri in risonanza con riflessioni che, complici cronaca e ricorrenze storiche, animano il dibattito e l’attualità del nostro paese. &
Giovanissimo fu partigiano nella brigate Garibaldi. Poi divenne dirigente di partito e direttore dell'Unità: nel suo libro Il midollo del Leone racconta di quando, dopo la guerra, il Pci abbandonò le utopie internazionaliste che venivano da Mosca per dedicarsi a "fare gli italiani"
di Franco Milanesi
Come sarebbe un film girato da uno stilista dell'alta moda? A single man di Tom Ford è la risposta: elegante, raffinato, impeccabile
di Andrea B. Previtera
La prima prova alla regia di Tom Ford risponde ad una di quelle domande da serata tra amici, posta così per scherzo, distrazione o fantasia: “Come sarebbe un film girato da uno stilista d’alta moda?”. Elegantissimo. Misurato. Glaciale. A Single Man, trasposizione cinematografica del libro omonimo di Christopher Isherwood, è un esercizio di stile che regala al pubblico – al di là di un messaggio profondo ma pur sempre lievemente trito – una parentesi di estraniazione dalla volgarità di tempi, forme e modi dei nostri giorni. Ford fa di o