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SPECIALE 150 ANNI/5

coccarda.jpgNon è il solito disfattismo antipatriottico. E' l'arte del disfieri, che la filosofa Luisa Muraro propone nella nostra serie di articoli sull'Unità: prendere le trame ingarbugliate del bel paese e sfoltirle, come si faceva con le maglie usurate per non buttarle via. Disfare la patria per fare gli italiani


di Luisa Muraro

Fatta l’Italia, si è detto che bisognava fare gli italiani, alcuni ci hanno provato e credo che siamo d’accordo per dire che sono venuti piuttosto male, certi dicono addirittura malissimo, ma io non vorrei cedere al pessimismo che è una caratteristica (difetto? virtù?) degli italiani in questione e scelgo di riprendere il discorso da capo. Fatta l’Italia, bisognava cominciare a disfarla.   Dalla padella alle brace, nel disfattismo? No, tutt’altra cosa. Anni fa, guardando l’Arena di Verona e avendo in mente il Colosseo di Roma, ho avuto un
24 Marzo 2011

SPECIALE 150 ANNI/3: L'ARTE

coccarda.jpgBen più di libri e giornali, fu la pittura a fare da "mass media" per il popolo del Risorgimento. I migliori pennelli d'Italia riportavano avvenimenti e personaggi direttamente dai campi di battaglia, dando vita ad un immaginario che, da qualche parte, sopravvive ancora oggi


di Francesca Castellani

“Si attraversa una grande metropoli invecchiata nella civiltà…e gli occhi sono tratti verso l’alto, sursum, alle stelle; e sulle piazze, agli angoli degli incroci, personaggi immoti, più grandi di quelli che passano sotto di loro, raccontano in un linguaggio senza parole le fastose leggende della gloria, della guerra, della scienza e del martirio. Anche l’uomo più indifferente, più disgraziato o più vigliacco, mendicante o banchiere, si lascia per un istante conquistare dal fantasma di pietra”…   Quanti di noi sanno
17 Marzo 2011

SPECIALE 150 ANNI/1: L'INDUSTRIA

coccarda.jpgPer la nostra serie di articoli sul centocinquantenario dall'Unità d'Italia partiamo  dall'industria, che a lungo è stata il cuore e la speranza di una crescita economica nazionale. Solo cinquant'anni fa le avremmo affidato il nostro futuro, ora non sapremmo dire quale sarà il suo


di Giuseppe Berta

Quale posto spetta all’industria nella storia d’Italia? Se questa domanda fosse stata rivolta cinquant’anni fa, quando si approntavano le celebrazioni del centenario dell’Unità, la risposta sarebbe stata netta e inequivocabile: un grande spazio, come si sarebbero accorti i visitatori della grande mostra di Italia ’61 a Torino. In un certo senso, quella rappresentò, per la città che era stata la prima capitale, una duplice celebrazione: essa valorizzava se stessa come epicentro politico del Risorgimento e come fautrice della modernità na
14 Marzo 2011

LIBRI

Un poderoso saggio di Francesco Bruni dimostra che la nostra comunità nazionale esisteva ben prima del 1861. Dal mare nostrum a Dante, passando per tavole imbandite e alta moda, un viaggio alla scoperta di quella identità che qualcuno vorrebbe perduta


di Nicola Arrigoni

"Fatta l’Italia bisogna fare gli Italiani": la celebre frase di Massimo D’Azeglio - è ormai accertato - è un falso storico. D’Azeglio non disse né scrisse mai quelle parole, che gli furono attribuite parecchi anni dopo la morte, nel 1896. Nel poderoso saggio Italia. Vita e avventure di un’idea, Francesco Bruni va oltre e si prefigge il compito di dimostrare – dati alla mano – che gli italiani, o meglio un senso di appartenenza all'Italia, esistevano già ben prima del fatidico 1861. Così, in occasion
31 Gennaio 2011

FILM

In previsione del centocinquantenario, Mario Martone rilegge l'unificazione nazionale in chiave anticelebrativa. Lungo e accurato, è il ritratto di una patria lontana soltanto nel tempo


di Andrea B. Previtera

Ma che vi credete, che sia facile raccontare il Risorgimento? Raccontare, dico io, la storia di quando l’Italia non era ancora neanche Italia, questo mondo rurale di illuminazione a olio, agricoltura, nobiltà e carboneria. Ah, la fa semplice il sussidiario delle scuole elementari: la barbetta di Mazzini, il barbone di Garibaldi, gli occhialetti di Cavour, i cannoni, e poi uno sfondo indistinto di figurine da presepe e cartapesta.   No che non è facile. Noi Credevamo ci prova con lo sbobinamento di tre ore e un quarto di pellicola. Tre ore e tre storie – con la s
18 Novembre 2010