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ritratto di Gian Luca Favetto
di Gian Luca Favetto

Leggere e vedere


Grazie per l’aiuto. Allora: del leggere e del vedere - il mondo -, è questa la questione. Lo pensavo mentre confrontavo suggerimenti e impressioni e impilavo i dieci libri da affrontare nei prossimi mesi, appena avrò terminato L’uccello che girava le viti del mondo di Murakami e La luce della notte di Pietro Citati. La decisione di far pulizia tra gli scaffali, scegliere alcuni libri di quelli accontonati da troppo tempo e affrontarli con l’idea che la lettura sia una parte di te, non solo un’occupazione per passare il tempo, bene, questa decisione discende anche da una frase che mi ha detto un mese fa un’amica. Parlavamo di Berlusconi, poi di Marrazzo, poi di varie quisquilie che i giornali spacciano per notizie ed eventi.
Lei è docente all’Accademia di Belle Arti dell’Aquila, critica d’arte, curatrice di mostre, scrive bene e bene ragiona, molto attenta alle cose che accadono. Si chiama Lea Mattarella. Hai letto questo sui giornali?, e quest’altro?, e questo ancora?, incalzavo io. Lei argomentava sullo stato dell’informazione. Poi, a un certo punto, mi guarda di tre quarti, sorride e dice: “Io leggo solo romanzi”. Nessuna superiorità, snobismo o furberia nel tono. Lea - che legge solo romanzi e poi, naturalmente, vive - prende dai libri gli occhiali per guardare il mondo. Leggere letteratura, saperi e storie non solo informazioni e cronaca, consente di vedere e cogliere le differenze, le inadeguatezze, le connessioni di tutte le cose del mondo.
Proprio per il titolo, La connessione di tutte le cose di Selden Edwards è uno dei dieci libri che ho scelto. Sono già, più o meno, selezionati anche gli altri nove: rimane un dubbio e mezzo. La prossima volta fisso l’elenco in un post-scriptum qui sopra e comincio ad assumermi le mie responsabilità. Ciò che è scritto nel web è per sempre, dicono, omai.


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Inserito da Gian Luca Favetto - 22 gennaio, 2010 - 10:15


Commenti

Caro Gian Luca, io ero una di

Caro Gian Luca, io ero una di quelle che leggeva solo romanzi, come l'amica tua, poi però mi sono riavuta, cioè, mi sono accorta che dopo ogni storia (di romanzo) avevo bisogno di troppo tempo e fatica per tornare ad accettare quella che mi toccava di vivere (e vedere e sentire addosso). Dovevo decantare. Allora, da un po', mi dedico in egual misura sia al romanzo, sia al saggio, sia al testo filosofico, sia alle notizie del giorno (possibilmente non troppo alle ultime per non andare in depressione). E' un compromesso di buona salute e per la buona salute che non trascura per niente il piacere. E' la mia ricetta per la vita. Non pretendo certo funzioni per chiunque, ma va bene per me. Per ora. Poi chissà. C'è tempo. O almeno spero.

Sono d'accordo con quello che

Sono d'accordo con quello che dice Grazia. E aggiungo che è anche questione di prospettiva e di relatività: il come ci si pone di fronte a una realtà e l'importanza che le si dà. Leggere è vedere e sentire, a mio parere: vedi la parte scritta e la leggi mentalmente o ad alta voce. E l'atto della lettura - e la letteratura stessa - è conglobata nell'insieme-vita. Una sorta di sottoinsieme, se vogliamo. Ciò che unisce in una partecipazione simultanea i nostri sensi è la realta, ciò che accade, gli eventi a noi contemporanei. La vita presente, e non quella stampata. Quindi, leggere solo romanzi o affidarsi alle pagine di un libro per conoscere il mondo rischia di essere un modo per escludere l'istante, il qui ed ora che tanto piaceva ai latini e che "recluta" fan anche nel fulmicotoneo mondo d'oggi. Capisco cosa intende la tua amica, Gian Luca, ma la cronaca e le notizie fresche di giornata son quegli strumenti che girano il mondo, lo abitano, ci suggeriscono come porci di fronte ad esso nel momento in cui metteremo piedi fuori di casa. I libri sono un viaggio differente e parallelo, contententi informazioni che possono completare quelle del tempo reale, ma non le sostituiscono.

è questione di non saturarsi

è questione di non saturarsi di brutture. in un romanzo la realtà è decantata, ordinata da chi ha ideato la storia ed è ornata di una qualità indispensabile che il romanzo possiede e che l'articolo di giornale o il programma televisivo non può, per la sua natura legata all'attualità, avere : il tempo. è nel tempo, infatti, che le cose assumono una prospettiva e quando si scrive un libro ci metti del tempo, gli dai attenzione, lo nutri delle tue riflessioni, tu cresci e lui cresce con te. dire tempo è dire esperienza e l'esperienza è bella perché è a più dimensioni, e vibra. buona lettura, cioè buona vita.

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