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ritratto di Gian Luca Favetto
di Gian Luca Favetto

Il racconto perfetto


Il maharani di Udaipur, in Rajastan, nell’India settentrionale, era un uomo di grande curiosità e inquietudine, incline alla perfezione. In nome della perfezione si vantava di agire. La perfezione è giustizia, sosteneva, e lui era un uomo giusto. È onestà, aggiungeva, e lui era un uomo onesto - per quanto possa essere onesto un maharani, con se stesso ancor prima che con gli altri. Comunque, desiderava lo riconoscessero tale.
Sin da quando aveva ereditato il trono, in giovanissima età, le cronache di palazzo cantavano la sua gloria: aveva realizzato questo e quest’altro, visto questo e quest’altro, intrapreso questa avventura e quest’altra, aveva inaugurato, migliorato, abbellito ovunque dove esercitava il potere. Ma lui, ambizioso oltre che curioso, giusto e onesto, non era soddisfatto di come i funzionari, gli artisti e i poeti raccontavano le sue gesta.
Cominciò a viaggiare nelle sue terre per cercare qualcuno capace di partorire il racconto perfetto. Non importava fosse celebrativo, importava la perfezione: semplice, aurea, precisa e, dunque, universale.
Lo trovò a nord, dove le acque del Fateh Sagar erano ancora un rigagnolo. Fu durante una festa di matrimonio, alla quale il maharani comparve all’improvviso, a metà notte, quando i più bivaccavano intontiti e sazi negli angoli riparati del grande giardino. Prima che qualcuno potesse accorgersi di lui, udì la voce di un uomo che intratteneva gli invitati con le sue parole e la sua voce flautata. Poche parole e molto flauto. Nessun nome. Nessun aggettivo. Soltanto verbi. Due: uno che serviva ad andare e uno che serviva a tornare, intuì il maharani.  
In questo consisteva il racconto perfetto: “Vivere. Morire”. Ecco, e però: riuscire a farlo senza parole.

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Inserito da Gian Luca Favetto - 16 aprile, 2010 - 11:19


Commenti

quando il cantore si trovò

quando il cantore si trovò davanti l'uomo più potente del tempo, gli si fece incontro con un sorriso aperto e lo invitò a sedere accanto al fuoco. i due cominciarono a parlare. “cantore, non ti capisco. sembri sereno, eppure non hai ambizioni e sei povero. nulla possiedi eppure disponi di un fuoco che non è tuo e mi inviti a parlare. io ho cercato la perfezione tutta la vita eppure non sono appagato. qual è il tuo segreto?“. “potente signore, non ho segreti. vivo della luce del sole, del mio canto, e respiro. tu di cosa vivi?” e il signore incominciò a piangere, perché sapeva di aver vissuto una menzogna.

Respirare, dall'inizio alla

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Respirare, dall'inizio alla fine.

Ecco, e però: riuscire a

Ecco, e però: riuscire a farlo senza parole. click!

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