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ritratto di Gian Luca Favetto
di Gian Luca Favetto

Il capo del governo


Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
“Il capo del Governo si macchiò ripetutamente durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo onesto, gli avrebbero meritato la condanna, la vergogna e la privazione di ogni autorità di governo. Perché il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini?
Una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse e tornaconto personale. La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività criminali, ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto. Purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, sceglie sempre il tornaconto.
Così un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile effetto, è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei. Presso un popolo onesto, sarebbe stato tutt'al più il leader di un partito di modesto seguito, un personaggio un po' ridicolo per le sue maniere, i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo per il buon senso della gente e causa del suo stile enfatico e impudico. In Italia è diventato il capo del governo.
È difficile trovare un più completo esempio italiano. Ammiratore della forza, venale, corruttibile e corrotto, cattolico senza credere in Dio, presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario, buon padre di famiglia ma con numerose amanti, si serve di coloro che disprezza, si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori; mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare, ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere, si immagina sempre di essere il personaggio che vuole rappresentare”.
Mi è arrivata in forma di e-mail. Ma dal lontano 1945. L’autrice è Elsa Morante, che fra l’altro ha scritto L’isola di Arturo e La Storia. Parlava di Mussolini, lei.


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Inserito da Gian Luca Favetto - 17 marzo, 2010 - 16:42


Commenti

Dalle ormai quasi

Dalle ormai quasi lontanissime reminescenze scolastiche, mi sovviene un certo filosofo del '700 Gian Battista Vico il quale sosteneva che la storia è fatta di corsi e ricorsi. Gli errori fatti si ripresentano e la tolleranza più o meno colpevole si ripresenta pure lei. Purtroppo quasi mai siamo disposti a imparare delle cose dal passato. Penso che se c'è qualcosa che forse può ancora salvarci sia il provare indignazione. Indignarsi per l'arroganza dilagante, indignarsi per la volgarità generalizzata che ci viene proposta dai mass-media,indignarsi per l'uso degli esseri umani - migranti=schiavi - donne=tangenti sessuali - etc. etc. Io non mi sento rappresentata dal personaggio del passato e del presente oggetto di questa descrizione e penso di non essere la sola. Desistenza e resistenza sono comunque e sempre due posizioni dissonanti rispetto alla supina accettazione e tutto sommato non sono deprecabili. Grazie GL per tenerci svegli e vigili.

trovo terribile e purtroppo

trovo terribile e purtroppo di grande attualità ciò che ha scritto la Morante sulla propensione degli Italiani a scegliere il tornaconto. un tornaconto meschino, abbastanza triste, fondamentalmente basato sulla delega e sull'ammirazione del più forte. a mio parere non servono prese di posizioni e lunghi discorsi in politichese, serve una severa analisi di conscienza personale e collettiva, ma, temo, chi è disponibile a farla e a vedere i propri errori non ha niente a che fare con la logica del tornaconto. come ne veniamo fuori?

"Ha funzionato una volta,

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"Ha funzionato una volta, vuoi che non se la bevano anche a questo giro?", disse l'ideologo mentre metteva in piedi il teatrino del nuovo che avanza...

Mentre Fenoglio nel terribile

Mentre Fenoglio nel terribile inverno del 1944 pativa il freddo, la scabbia e la solitudine a Cascina delle Langhe, rinchiuso in una baita per sfuggire ai tedeschi con tre metri di neve, Moravia e la Morante stavano a Fondi, prudentemente lontani da Roma. La riflessione della Morante è del 1945. Nel 1942 pubblicava "Le Bellissime Avventure di Caterì dalla Trecciolina". dal 1935 in poi aveva collaborato qua e là a varie riviste, tra cui il Corriere dei Piccoli, Oggi, Il meridiano di Roma. Era più desistente che resistente insomma. O meglio, come tantissimi, è stata resistente col senno di poi.

non capisco, essere

non capisco, essere desistenti è qualcosa di sbagliato?

La realtà è che chi dovrebbe

La realtà è che chi dovrebbe contrastare il Berly, così come chi doveva contrastare il Duce è molto peggio di lui, ma molto, molto peggio. Pensate un po' che razza di gente c'è nel centro sinistra tanto che Marrazzo, Bassolino e quello di Bolgna. (Io sono di sinistra ehhh!!!)

Povero Berlusca, anche la

Povero Berlusca, anche la fine del mondo sarà colpa sua.

Superbo

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Superbo

come dire: "ogni riferimento

come dire: "ogni riferimento è puramente casuale..." oppure: "a volte ritornano"

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