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ritratto di Gian Luca Favetto
di Gian Luca Favetto

I passanti


Questo non sono io, questo è Franz Kafka, che fotografa una condizione molto attuale. Se non proprio un sentimento, mi sembra una sensazione piuttosto diffusa ai nostri tempi, quasi divorante, qualcosa che bascula fra incertezza e inadeguatezza, mezza e mezza.
È un brevissimo racconto. Mi dà l’idea di un’immagine in movimento (questo sono i racconti migliori: immagini che si muovono in noi, si commuovono con noi e ci inducono al movimento). Può funzionare come soggetto di un cortometraggio. S’intitola I passanti. Sono poche righe che a me ricordano il presente in cui viviamo. Un presente imbarazzante, a cui non bisogna arrendersi.
Scrive Kafka
: "Quando si passeggia di notte su una strada e un uomo, che si può già scorgere di lontano – perché la strada è in salita e c’è la luna piena -, ci viene incontro correndo, noi non lo acchiapperemo, anche se è debole e cencioso, anche se un altro uomo lo insegue gridando: lo lasceremo proseguire nella sua corsa – poiché è notte e non è colpa nostra se la strada che si srotola dinanzi a noi è in salita e c’è la luna piena; può darsi, poi, che i due si rincorrano per divertirsi; forse entrambi inseguono un terzo; forse il primo viene inseguito pur essendo innocente; forse il secondo ha intenzioni omicide e noi diverremmo complici di un assassinio; forse i due si ignorano a vicenda e ciascuno di loro corre per conto proprio verso il suo letto; forse sono dei nottambuli; forse il primo è armato. E, infine, forse che non ci è concesso di essere stanchi? E non abbiamo bevuto tanto vino? Siamo contenti, finalmente, di non scorgere più nemmeno il secondo".


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Media: 8.2 (54 voti)

Inserito da Gian Luca Favetto - 3 marzo, 2010 - 13:13


Commenti

Quando si passeggia, ovunque,

Quando si passeggia, ovunque, all'improvviso, può capitare, inaspettatamente, quasi come in un sogno, di rivedere una persona, quella persona che non vedevi da molto, troppo tempo e allora... allora i ricordi, certi ricordi riafforano alla mente. Indelebili.

Oppure , mentre leggete

Oppure , mentre leggete questo mini-racconto, ascoltate The Passenger degli Stooges. Può essere un'altra chiave di lettura dell'essere passante e dell'Essere Passante. Una condizione personificata.

L'insopportabile pesantezza

8.01

L'insopportabile pesantezza del prossimo...

viviamo, nella plastica dei

viviamo, nella plastica dei nostri maglioni, nella plastica delle nostre cucine e dentro letti fatti di plastica raccogliamo sogni di plastica e con la plastica costruiamo una morale plastica, adattabile, io di qua e tu di là, perché la plastica non traspira, perché la plastica viene dal petrolio, che è piante morte e cadaveri antichissimi messi sotto pressione. quando emergiamo dai nostri passi di plastica forse ci attraversa la mente un sospetto di plastica, che gli altri esistano, e allora abbiamo paura e ritorniamo dentro la nostra bolla. di plastica, di chewing gum, in cui ci manca l'aria e il cuore, ormai, è quello trapiantato di un suino.

commento bellissimo

commento bellissimo ....sqcml

fortunatamente non siamo ancora tutti fossili riciclati ..

perfetto..

9

perfetto..

Grazie per aver citato questo

9

Grazie per aver citato questo racconto! I suoi post, Favetto, sono sempre bellissimi

Forse a ben pensare non

Forse a ben pensare non eravamo nemmeno lì.....

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