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di Gioia Gottini

I regali non hanno sesso


Manca appena una settimana a Natale, e ci si attarda a comprare gli ultimi regali. Destinatari privilegiati: i bambini. Cosa regalate quest'anno ai vostri figli/nipotini/cuginetti? La spada laser per il maschietto e la bambola con il raffreddore per la femminuccia? Beh, tanto vale allora mettere da parte i soldi per la retta alla Normale per lui e il corso di portamento per lei. Direte che sono loro ad averlo chiesto. E certo, bombardati come sono da condizionamenti culturali e aspettative di genere (che bravo ometto, che bella signorina...). Come possono liberarsene senza l'aiuto di adulti meno piegati su un universo ludico standard?
Molto meglio regali “unisex”, o addirittura invertire: il meccano per lei e la cucina con fornetto per lui. “E se poi mi diventa omosessuale?” (lui, ovviamente, eh?). A parte il fatto che non si “diventa” omosessuali, ma lo si è o no, non è che fare il cuoco comporti un rischio maggiore. Il mondo è pieno di chef eterosessuali, per eventuali dubbi rivolgersi a Vissani. E lei? Lei sarà finalmente libera di eccellere nelle scienze e nella matematica (per qualche strano motivo, le bambine vanno fortissime in queste materie alle elementari, poi ripiegano sulle materie umanistiche alle soglie della pubertà: qualcosa vorrà pur dire).

In effetti, la reazione ai giochi “di genere” è già iniziata, precisamente in Inghilterra, dove è nata la campagna Pink stinks (il rosa puzza, cioè fa schifo): combatte la “cultura del rosa”, in cui tutto quello che riguarda le bambine è appunto pastelloso, zuccherato, lezioso e ben poco utile per farsi strada nella vita (a meno che la strada sia percorsa in tacco dodici e mattarello).
Per rendevi conto di quanto i giochi per bambini siano sessisti, date un'occhiata ai tanti cataloghi natalizi che vi rifilano nelle buche delle lettere. Qualcuno l'ha già fatto per voi: in Svezia, gli studenti di una scuola media hanno denunciato il catalogo natalizio di Toys R Us all'equivalente nordico del Garante della pubblicità. La motivazione? Le bambine erano raffigurate in ruoli passivi, con vestiti da principessine, trucchi, bambolotti; i maschietti invece con costumi da super-eroi o bancali del fai da te. Ruoli stereotipati, poco elastici, stantii, ma difficili da evitare senza un po' di attenzione e consapevolezza.
Ancora in dubbio? Un regalo adatto a tutti, genitori in primis, è il libro Extraterrestre alla pari di Bianca Pitzorno, scritto nel 1979, quando di stereotipi di genere si parlava davvero, e in modo intelligente. E' la storia di Mo, extraterrestre che viene da un pianeta in cui l'identità sessuale si scopre solo con la maggiore età. Fino ad allora, macchinine telecomandate e bebé fai la nanna per tutti/e, com'è giusto che sia.


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Media: 9 (7 voti)

Inserito da Gioia Gottini - 17 dicembre, 2009 - 17:27


Commenti

vabbeh il rosa mi

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vabbeh il rosa mi ripugna.

comunque io da piccola avevo una beretta giocattolo (sì ehm, ok) e con mia SORELLA giocavamo a cow boys e indiani, scambiandoci i ruoi a turno.

Pezzo stupendo, utilissimo,

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Pezzo stupendo, utilissimo, fondamentale. Sono felice di non essere l'unica che si incazza oltremisura guardando vetrine e cataloghi.

sottoscrivo!

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sottoscrivo!

Non so come esprimere il mio

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Non so come esprimere il mio totale accordo, se non portando la mia testimonianza: la mia principale attività infantile era giocare coi lacci delle scarpe e con i Lego. Adesso inorridisco nel pensare ad una vita da bamboletta casalinga e mi viene da ridere se mi immagino mantenuta da un uomo. Mio cugino invece giocava anche con le nostre bambole e con la cucinetta plasticosa e tutti insieme cucinavamo delle ottime torte di terra, fango, sabbia ed erba (*yummie*). Adesso è praticamente un uomo, sopravvissuto all'adolescenza, rispettoso delle donne e di ogni loro ruolo nella società. Ah, e nessuno di noi due è "diventato gay"!

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