Tuona per qualche ora l’allarme sul web. È giallo e la fantasia corre alla ricerca di indizi, di tracce sulla Carta e il Territorio e, a chi ha...
di Gaia Rayneri
Daniel e Tabita: “Raccontate la nostra Africa”
È appena salita una signora stracarica di borsoni, ha l'aria seccata nel vedere che il regionale delle otto di domenica mattina è ancora più pieno del solito. Daniel e Tabita, congolesi, viaggiano davanti a me, si alzano per cederle il posto, la vecchia tira dritto fingendo di non avere sentito.
A Cuneo forse si accorgono dei goffi sorrisi con cui tento di fare gli onori di casa, per rendere un po' più ospitali questi sedili puzzolenti dell'occidente progredito, e attaccano bottone. Tabita mi invita ai gruppi di discussione su Dio che organizza con le sue amiche, “la cosa più importante della mia nuova vita”. Lusingata, declino cortesemente, spiegando che ho scelto l'altra parrocchia.
Mi chiede di cosa mi occupo, e rispondo “scrittrice” con la sensazione di spararla grossa, di solito opto per “disoccupata”, che è comunque quasi un sinonimo. È a questo punto che gli occhi di Daniel si illuminano: “Da sempre speravo di incontrare uno di voi écrivain, devo dirvi una cosa che non avete ancora capito. Perché perdete il vostro tempo a inventarvi tutte quelle cose di fantasia, quando l'unica cosa che potreste fare per riparare a quanto avete fatto all'Afrique sarebbe raccontare le nostre storie?”.
Sorrido, mi sento in colpa, penso a quanto ho studiato sul postcoloniale, alle voci subalterne che devono parlare da sé. Gli dico che potrebbe raccontarla lui, per cinque minuti io provo a convincerlo a diventare scrittore, lui ad arruolarmi con sé come predicatrice della Chiesa Evangelica. Mi dice che in Congo nessuna casa editrice accetta libri scritti da uomini di colore, non vede perché qui dovrebbe essere diverso. “Visto che non sono venuto qui, come dicono, per rubarti il lavoro”, conclude prima di scendere, “l'unica cosa che io posso fare in Italia è cedere il posto, in nome dell'Onnipotente, a vecchine che comunque lo rifiuterebbero. Tu, almeno, raccontagli di me”.
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Inserito da Gaia Rayneri - 23 novembre, 2009 - 16:25
Commenti
Già, sono esattamente i testi
Già, sono esattamente i testi che avevo in mente quando pensavo al "raccontarsi da sé"... C'è anche "Oltre babilonia" di Igiaba Scego che non è male. E stando più sul mainstream Anilda Ibrahimi e Hamid Ziarati, anche se purtroppo il parere corrente è che oggi "la letteratura migrante non "tira" più...
Piccola, assurda (purtroppo)
Piccola, assurda (purtroppo) verità!
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