
E si comincia
C'è chi polemizza e chi manifesta sovrana indifferenza. Chi la reputa una manifestazione troppo ovvia e scontata di nazionalismo e chi invece si fa trascinare dal rito collettivo del tricolore. Poi ci sono quelli che, per dispetto, simpatizzano per altre squadre perché da questa Italia non si sentono rappresentati, i malati di terzomondismo, quelli che sposano le cause perse e scelgono di sostenere i deboli. Chi balla il tango, chi la samba, chi il flamenco. E poi ci sono i politici, con le loro dichiarazioni inopportune ma pronti a salire sul carro del vincitore appena si presenta l'occasione. Senza contare i giornalisti, la cui missione è aizzare polemiche di ogni genere, sennò che li pagano a fare. Anche perché la polemica alimenta la tensione e la tensione aiuta a vincere.
Potete dire e pensare quello che volete, ma ad ogni prima partita dell'Italia ai Mondiali di Calcio è sempre il giorno più bello. Da farsi venire i brividi. Ogni volta ti sembra di tornare il bambino che pianse per l'Italia sconfitta in finale dall'immenso Brasile di Pelé, il ragazzo che si
buttò nella fontana urlando come Marco Tardelli al Bernabeu, il fresco sposo deluso dal rigore di Baggio buttato alle stelle, l'adulto impazzito per un'impresa che nessuno avrebbe mai potuto immaginare. Berlino, soltanto quattro anni fa, l'Italia Campione del Mondo riuscì persino a fargli dimenticare cosa stavano facendo alla sua Juve.
Finalmente si ricomincia. Palla al centro. Forza ragazzi, difendiamola con i denti!
Commenti
Che dire dell'esultanza su
Che dire dell'esultanza su Radio Padania al gol del Paraguay?
Se il vento padano continuerà a minacciare l'italianità così come da anni audacemente fa, la Nazionale potrebbe restare l'unico vessillo dell'Unità insieme al Presidente della Repubblica (chi me ne dice altri?)!
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