Tuona per qualche ora l’allarme sul web. È giallo e la fantasia corre alla ricerca di indizi, di tracce sulla Carta e il Territorio e, a chi ha...
di Luca Beatrice
La “mia” Biennale: di destra o soltanto bella?
Conta di più il giudizio della maggioranza o il parere di un ristretto ma scelto gruppo di persone? E’ più importante l’opinione favorevole, il successo decretato da centinaia di migliaia di visitatori o il naso storto di una sparuta accolita di addetti ai lavori? Insomma, l’arte si fa per la gente o per i soliti quattro gatti? E’ questo che ci domandiamo dopo l’incredibile successo della Biennale di Venezia, che si appena chiusa con oltre il 20% di visitatori in più rispetto al 2007. Merito certo della mostra di Daniel Birnbaum, in linea con la tradizionale visione dell’arte contemporanea, ma anche del “nostro” nuovo Padiglione Italia (curato da Beatrice Buscaroli e dal sottoscritto), bistrattato e osteggiato dai critici perché, secondo loro, espressione “politica” del governo di centrodestra.
In oltre sei mesi di Biennale le polemiche, sempre utili per carità, hanno accompagnato l’ottimo risultato e il riscontro assai positivo che il pubblico ha attribuito all’arte italiana, finalmente tornata protagonista dopo anni in cui sembrava messa da parte. Ora però, a bocce ferme, e lasciando in eredità gioie e dolori ai curatori dell’edizione 2011, sarebbe bello capire chi ha davvero ragione, se le persone comuni, gli spettatori paganti, il pubblico “normale” cui è piaciuta la nostra idea di arte comunicativa, positiva, non angosciante e comprensibile, oppure i cosiddetti specialisti che si sono espressi in maniera diversa: pollice verso ai selezionatori selezionati da Bondi. Andassimo al Giudizio Universale, verremmo assolti con formula piena, anche se colpevoli di fronte al tribunale dell’arte.
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Inserito da Luca Beatrice - 23 novembre, 2009 - 15:36
Commenti
unici degni di nota i
unici degni di nota i masbedo, bravissimi. il resto da dimenticare. roba da galleria di serie c nelle fiere di paese. ed è il giudizio di un profano, non di un addetto ai lavori...
Evocare Filippo Tommaso
Evocare Filippo Tommaso Marinetti come nume tutelare non è la maniera migliore di coinvincere i soliti quattro gatti a vincere i propri pregiudizi. Tra le tante assenze ingiustificate, sottolineo quella di Papetti, il cui bellissimo trittico era peraltro percorribile sia da destra a sinistra che da sinistra a destra: un tratto di ambiguità politica che può aver messo sul chi va là i due curatori
sarà. ma dava un certo senso
sarà. ma dava un certo senso di disagio leggere tutto quel piemonte nella provenienza degli artisti. quattro soli al site specific di Silvio Wolf e quattro ombrelli a un Daniele Galliano in involuzione rispetto a quello di dieci anni fa che vagamente omaggiava klimt
Potrei dire tantissimo ma mi
Potrei dire tantissimo ma mi limito ad un pollice verso: Padiglione italiano indegno !
Evviva, l'arte italiana è
Evviva, l'arte italiana è viva, è giovane, è comunicativa! Ho adorato le opere di Aron Demetz e del duo Masbedo. Unica osservazione riguardo la collocazione delle sculture di Demetz, valorizzate dalle luci ma non dallo spazio. Per il resto, Hip hip hurrà ai Beatrici e all'arte italiana
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