Doveva essere un progetto in comune tra la poetessa e l'artista Mimmo Rotella, un omaggio alla bellezza della diva americana. E' diventato la mostra Milano. Ultimo atto d'amore: un percorso parallelo fra le vite tormentate della Merini e della Monroe, fra la potenza dell'icona, della parola e del suono
di Anna Colafiglio
foto di Giuliano Grittini
“Rido per te che mi canti / e canto per te che ridi”, scriveva Alda Merini accanto allo splendido volto di Marilyn Monroe profanato (o sacralizzato?) dall’intervento di Mimmo Rotella. Ci fissa dall’alto di una vecchia fotografia di lei bambina e diciottenne, la sua bellezza pura di allora che muta pian piano nel volto della poetessa che tutti conosciamo; una videoproiezione di due minuti che condensa una vita intera.
Entriamo negli spazi di questa mostra con il preconcetto della discordanza, domandandoci perchemmai abbiano deciso di accostare l’arte di Alda Merini a quella di Mimmo Rotella, poetessa l’una, maestro del visibile urlato l’altro. La prima risposta ci accoglie proprio all’inizio della mostra, con le dodici Marilyn di Rotella affiancate da dodici poesie di Alda Merini: è quello che resta del loro Marilyn Bellezza Eterna, progetto comune nato nel 2005 e mai portato a termine; un’apologia della bellezza dell’arte in tutte le sue forme, condensata attorno alla “bella” per eccellenza, l’immortale Marilyn Monroe (a sinistra, Marylin decollage, 1963).
La Marilyn distrutta dalla vita ma sopravvissuta in veste di icona quasi sacrale agli occhi del mondo, proprio come la Merini che in lei rivide le vicissitudini della propria tormentata esistenza, lo splendore ormai trascorso ma, in realtà, imperituro. La stessa Marilyn protagonista dei décollage di Mimmo Rotella, opere che sono tentativi di salvare l’icona dalla decadenza dell’ambiente urbano e, nel contempo, pulsioni distruttive nei confronti di quella bellezza irraggiungibile.
Abbandonando temporaneamente la convergenza tra i due artisti nei confini della prima sala, la mostra prosegue evocando l’universo della poetessa milanese; videoproiezioni spezzate su sette pannelli che accolgono dettagli di corpo: occhi, mani, primissimi piani si susseguono, scanditi dalla voce della stessa Merini che si racconta, recita le proprie poesie da diversi angoli di diverse sale, ad evocare una presenza tanto maestosa quanto fragile. Tanta suggestione dinanzi a quella bocca che sputa parole concentriche, a quel letto manicomiale racchiuso tra le Mura di Gerico; alla sofferenza rassegnata, alla paura (“abbraccio il mio cuscino come se fosse un amico”). Facciamo tappa sull’esterno dei Navigli milanesi, dove la Merini viveva, e nell’interno della sua casa: disabitata e vuota com’è ora, ma che pian piano si popola di oggetti e presenze che si sovrappongono come in un gigantesco collage della memoria. I ritratti degli amici e degli amanti; il materasso sudicio sul quale Alda Merini ha vissuto i suoi ultimi anni.
Tutto questo convoglia nell’ultima installazione della convergenza: Alda che genera Marilyn, approdando di nuovo ad uno stadio di integra bellezza; il suo volto che si trasforma in quello della bionda icona americana e ci accompagna nell’universo strillato dell’arte di Mimmo Rotella, con le sue grandi Marilyn in décollage che ci hanno accolto per prime (a destra, L'artista debole, 2004).
Non solo queste, però: Rotella si appropria di manifesti pubblicitari di ogni genere, li toglie all’afflusso impietoso del tempo e li trasforma in opere d’arte. Pelle lacerata di una città in divenire, fascino del consumo che abbarbica e intrappola, strati sovrapposti di chiassose immagini che Rotella svela, copre (come nella serie dei blanks) o sovrasta con il suo intervento (come nei notevoli Omaggio a De Chirico e Martirio di San Sebastiano, 1988, sotto a sinistra). Attingendo all’enorme eredità formale delle avanguardie, Mimmo Rotella compie una spiazzante sintesi tra l’estetica dada del ready made e il regno della gestualità futurista, imprevedibile e generatrice.
Interessante l’allestimento dell’ultima sala, nella quale vengono presentati, per la prima volta, quei Poemi fonetici che Rotella aveva teorizzato nel suo Manifesto dell’Epistaltismo (1948): lo “strappo della parola”, prima ancora che della carta stampata, si realizza affiancandosi ad un superamento dei confini tra linguaggio e musica; così suoni onomatopeici, frasi spezzate e suoni inarticolati si susseguono sulla sonora partitura cittadina di una Milano, come sempre, in frenetico movimento.
Allestimento ben fatto e coinvolgente, capace di farci distogliere l’attenzione da quelle piccole forzature derivanti dalla compresenza di due mondi, convergenti in alcuni punti ma che restano, pur sempre, ben distinti.
Un piacevole percorso multimediale, dunque, che ci permette di entrare negli universi creati o decostruiti di questi due artisti della parola e dell’immagine. Sullo sfondo, la loro Milano posseduta o adottata, la città guardata o agita; l’Ultimo atto d’amore di due artisti che hanno fatto della dimensione urbana una proiezione mentale, prima ancora che un luogo concreto.
Tags: alda merini, Anna Colafiglio, arte contemporanea, L'ultimo atto d'amore, Marilyn Monroe, milano, Mimmo Rotella, mostra, poetessa, recensione,
Milano. Ultimo atto d’amore, Palazzo Reale, Piazza Duomo 12, Milano
Fino a: 15 febbraio; in primavera la mostra sarà trasferita a Catanzaro, città natale di Mimmo Rotella.
Curatori: Renato Barilli, Giuseppe Zaccaria, Matteo Maria Rondanelli; in collaborazione con Fondazione Mimmo Rotella e Fondo Manoscritti di Pavia.
Allestimento: Pierpaolo Venier
Mimmo Rotella: venti opere di grande formato su lamiera, per la maggior parte inedite, realizzate dagli anni ’80 al 2000; dieci ritratti décollage di Marilyn Monroe, realizzati dagli anni ’60 al 2004; raccolta dei Poemi Fonetici composti dall’artista nel 1948, per la prima volta fruibili.
Alda Merini: dieci poesie inedite, concesse dal Fondo Manoscritti di Pavia; otto filmati inediti.
rappresentanti spaccati di vita della poetessa; le fotografie di Giuliano Grittini.
Orari: lunedì dalle 14.30 alle 19.30; da martedì a domenica dalle 9.30 alle 19.30; giovedì e sabato dalle 9.30 alle 22.30.
Ingresso: 8 euro, ridotto 6.
Info: www.mostrarotellamerini.it
Eventi collaterali: domenica 26 dicembre e sabato 29 gennaio, ore 16: Vroom! Stump! Tìtìn! Milano che suoni che fa!; sperimentazioni sonore negli spazi della mostra.Sabato 15 gennaio e sabato 12 febbraio, ore 16: Straaaaap!! I bambini incontrano l’arte in punta di versi e figure: tracce urbane e movimenti di poesia per giocare con immagini e parole. Giovedì 20 gennaio, ore 19: Milano rivive le atmosfere del Cabaret Voltaire; Giuliano Zosi propone uno spettacolo di Poesia Sonora storica e attuale.
Commenti
Invia nuovo commento