S'intitola proprio Res Nova il secondo disco da bandleader del sassofonista Mattia Cingalini e si propone, per l'appunto, di battere sentieri ancora inesplorati. Una suite in sette parti che dalle radici bop progredisce fino a lambire l'Europa classica. Niente male per un ventunenne!
di Marco Buttafuoco
ll suo primo disco da leader, Arriving soon, inciso con musicisti del calibro di Fabrizio Bosso e Tullio de Piscopo ha sfondato sul mercato giapponese. Nel paese del Sol Levante, dove il jazz è da sempre un culto, Mattia Cigalini è una star. A poca distanza da quel fortunato esordio il sassofonista piacentino fa uscire ora questo Res Nova, che già dal titolo racconta dell’ambizione di raccontare qualcosa di inedito nell’affollatissimo ma spesso piatto panorama jazzistico nazionale.
Se Arriving Soon attingeva alla tradizione vasta dell’hard bop, Res Nova, una lunga suite, articolata in sette tracce, sfugge alle semplificazioni critiche, alle facili etichettature. Già l’idea di partenza è originale. L’improvvisazione è basata su una piccola semplice frase che riaffiora qua e là nel corso dei cinquantotto minuti di registrazione. Ad accompagnare il leader sono tre musicisti molto esperti come il contrabbassista Yuri Golobev, il pianista Mario Zara e il batterista Tony Arco.
Quello che colpisce fin dalle prime, lancinanti battute è innanzitutto il suono del sax alto di Cigalini ; un suono robusto, potente, aspro, vicino spesso a quello di un sax tenore. Un altro elemento che intriga l’ascoltatore è la carica emotiva che l'interprete mette nella sua musica. Res nova è un disco spesso gridato, intriso di una passionalità, di un’urgenza emotiva che non conosce né leziosità né effetti virtuosistici ma nemmeno abbandoni al sentimentalismo. In questo senso, semplificando al massimo, (e forzando un po’ influenze e ascendenze) potremmo dire che Res Nova è un disco che molto deve al nume di John Coltrane ed ai suoi epigoni migliori quali David Liebman.
Un lavoro ricchissimo di stratificazioni musicali, jazzistiche e non. Un esempio di quanto detto fin qui sono le ultime due tracce, in tempo lento, basate su un lungo ed aspro dialogo fra il leader ed il suo gruppo, nel quale spicca il suono sofferto che Yuri Goloubev (sempre più bravo questo musicista moscovita di formazione classica) produce con l’archetto. Qui siamo in territorio forse non più jazzistico in senso stretto. Il denso paesaggio sonoro rimanda anche alla musica europea, contemporanea e non. Non a caso nelle note di copertina l’autore ringrazia tanto Bela Bartok quanto Bach.
Ultima sorpresa: Mattia Cigalini ha solo ventuno anni. Raramente un musicista così giovane riesce ad essere tanto personale e tanto sicuro di sé da abbandonare i comodi sentieri del mainstream per avventurarsi su strade così perigliose.
Res nova è per lui una sfida difficile. Fare di meglio non sarà facile. Da parte nostra gli chiediamo o con impazienza e piacere nuovi, diversi e ancor più ardui cimenti.
Tags: Arriving Soon, be bop, Bela Bartok, jazz, johann sebastian bach, John Coltrane, Marco Buttafuoco, Matteo Cingalini, recensione, Res Nova,
Mattia Cingalini, Res Nova, My Favourites 2011
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