Paesaggi e colori di una Turchia incantata scorrono placidi di fronte agli occhi dello spettatore di C'era una volta in Anatolia. L'antiepica nazionale raccontata dal regista Nuri Bilge Ceylan fa della lentezza un'arte e una filosofia: saremmo in zona capolavoro, se solo il film sapesse finire come si deve
di Marinella Doriguzzi Bozzo
Un crepuscolo color melanzana trascolora nella notte, confondendo le tracce di una strada campestre, lisa come una fettuccia usata. Intorno, i neri, i verdi e i blu cupi dei fogli piatti di una carta da presepio ingobbiti a simular colline. Tre auto in fila, come un bruco luminoso, inquadrano a tratti con i fanali una fontana primitiva, la rappresentazione infantile di un albero, degli spiazzi arati. A bordo, un'umanità gerarchizzata secondo l'ingenua simulazione di un'organizzazione occidentale, tipica dei periferici poveri che si sentono lontani da tutto. Poliziotti goffi, un medic
E gli israeliani, e i marocchini, e gli armeni... ospite dalla rassegna MiTo, il compositore spagnolo ha raccolto musicisti da tutto l'oriente e invaso il conservatorio di Torino con la sua personalissima idea di fusion. Stasera si replica a Milano
di Dario De Marco
D’accordo, non si dovrebbe fare, perché la recensione di un concerto il giorno dopo a chi interessa, si dice: gli appassionati se lo sono andato a vedere e non hanno bisogno di leggersi il pezzo, gli indifferenti non se lo sono andato a vedere e non gliene frega niente di leggersi il pezzo. Eppure. Magari c’è l’appassionato che voleva e non ha potuto, magari c’è l’indifferente che non sapeva quello che si perdeva. E poi, la segnalazione non è inutile, sono varie le possibilità di recuperare. Quali? Lo vediamo alla fine &n