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FILM

Paesaggi e colori di una Turchia incantata scorrono placidi di fronte agli occhi dello spettatore di C'era una volta in Anatolia. L'antiepica nazionale raccontata dal regista Nuri Bilge Ceylan fa della lentezza un'arte e una filosofia: saremmo in zona capolavoro, se solo il film sapesse finire come si deve


di Marinella Doriguzzi Bozzo

Un crepuscolo color melanzana trascolora nella notte, confondendo le tracce di una strada campestre, lisa come una fettuccia usata. Intorno, i neri, i verdi e i blu cupi dei fogli piatti di una carta da presepio ingobbiti a simular colline. Tre auto in fila, come un bruco luminoso, inquadrano a tratti con i fanali una fontana primitiva, la rappresentazione infantile di un albero, degli spiazzi arati. A bordo, un'umanità gerarchizzata secondo l'ingenua simulazione di un'organizzazione occidentale, tipica dei periferici poveri che si sentono lontani da tutto. Poliziotti goffi, un medic
18 Giugno 2012