Dal 1911 al 1913 l'artista livornese abbandonò la pittura per dedicarsi allo scalpello. Il Mart di Rovereto mette i suoi lavori a confronto con i rispettivi modelli, dalla Thailandia e dall'antica Grecia. Le stesse sculture che, una volta tornato ai pennelli, gli forniranno l'ispirazione per "allungare i colli"
di Mauro Perosin
C’è chi sostiene coraggiosamente che una mostra si debba fare se c’è qualcosa d’interessante e utile da dire. E se una mostra deve prima di tutto raccontare, il Mart non inganna, presentando ancora una volta una narrazione dal fascino particolare: Modigliani scultore. Un’esposizione non enciclopedica, ma concepita come un percorso che ripensa la scultura di Modigliani (1884-1920) e scandisce lo scorrere del tempo dell’arte, dal 1911 al 1913, attraverso la fragile produzione dell’artista. (a destra, Testa di Donna 1911) L’ineccepibi
Cento ritratti per cento personaggi: eroi di guerra e uomini comuni visti dagli occhi di artisti italiani e internazionali. Tra un Ingres in soggiorno romano e il Modigliani andato a scuola da Cézanne, la mostra padovana Il volto dell'Ottocento riscopre un secolo in cui la nostra arte era tutt'uno con quella del mondo
di Francesca Castellani
Correva l’anno 1911. A Firenze Ugo Ojetti, critico e storico di punta, inaugurava a Palazzo Pitti una mostra sul Ritratto italiano dalla fine del ‘500 al 1861. Ai connazionali di allora, un po’ smarriti un po’ depressi tra il chiasso futurista e l’innegabile predominio straniero emerso dalle prime Biennali, si offriva un riscatto dal provincialismo. A segnare la via d’uscita era proprio il ritratto: genere “socievole” in cui gli artisti del nostro ottocento, con l’aiuto di cotanto passato (ecco perché partire dal ‘500), erano r