Dal 1911 al 1913 l'artista livornese abbandonò la pittura per dedicarsi allo scalpello. Il Mart di Rovereto mette i suoi lavori a confronto con i rispettivi modelli, dalla Thailandia e dall'antica Grecia. Le stesse sculture che, una volta tornato ai pennelli, gli forniranno l'ispirazione per "allungare i colli"
di Mauro Perosin
C’è chi sostiene coraggiosamente che una mostra si debba fare se c’è qualcosa d’interessante e utile da dire. E se una mostra deve prima di tutto raccontare, il Mart non inganna, presentando ancora una volta una narrazione dal fascino particolare: Modigliani scultore. Un’esposizione non enciclopedica, ma concepita come un percorso che ripensa la scultura di Modigliani (1884-1920) e scandisce lo scorrere del tempo dell’arte, dal 1911 al 1913, attraverso la fragile produzione dell’artista. (a destra, Testa di Donna 1911)
L’ineccepibile rigore del lavoro scientifico (la regia del riordino critico è firmata dello storico dell’arte Flavio Fergonzi coadiuvato da Alessandro Del Puppo e Gabriella Belli) non alimenta la leggenda già nota, ma indaga la produzione scultorea dell’artista sotto l’aspetto numerico e stilistico. Scalzando la prassi dell’”inconfrontabilità” di Modigliani, le otto sculture (delle ventiquattro documentate) sono mostrate in una dimensione ragionevolmente storica (per questo ben lontana dal mito) che parrebbe scacciare per sempre lo spettro della famosa burla del 1984.
I capolavori del nuovo stile plastico di Modì sono impeccabilmente certificati in un confronto armonico con i modelli dall’antico, in nome di un ritorno alle origini: su tutti la Battista Sforza di Francesco Laurana, ammirata dall’artista nella giovinezza. Ancora, come in un gioco di specchi, le opere del livornese dialogano con le testimonianze dell’eredità dei grandi maestri contemporanei di allora, che in scultura diedero scacco matto all'espressionsimo rodiniano: Wilhelm Lembruck, Arturo Martini, il lituano Jaques Lipchitz, l’atemporalità delle composizioni di Alexandr Archipenko, Brancusi di cui ammiriamo la statica composizione astratta de Il bacio (1907- 1908) superba sintesi espressiva del segno grafico su pietra a taglio diretto,
e non ultimo l’intreccio e la suggestione moderna di Picasso con il Nudo femminile del 1907.
La materia dello scultore ha a che fare con il rozzo. Modigliani contrappone alla strada del modellato patinato figure ritagliate nella pietra, con un abbozzo che evidenzia il vantaggio pratico e percettivo ma anche il limite (ricercato) nel raggiungimento dei dettagli.
L’osservatore, incerto se fruire da lontano e frontalmente (per godere della statica composizione) o da vicino e di scorcio (per leggere il trattamento scultoreo e la straordinaria sinteticità del metodo del taglio diretto dei soggetti voluti) è invitato a un continuo “girar attorno”, grazie al quale si riesce ad apprezzare la molteplicità dei punti di vista e a ragionare sulla negazione della meccanica dei blocchi di pietra verticali: elemento fondante per lo statuto della nuova scultura.
Modigliani scultore ci parla di mistero, dell’inafferrabile, della ricerca di un nuovo ideale estetico, di un gioco continuo con le fonti (fino ad occultarle), dell’urgenza di essere primitivi. In nome del confronto, le robuste teste di Modì giacciono non a caso vicino a feticci e ai motivi dell’arte tribale. Il racconto prosegue ancora, sul solco della materia scultorea e della sua relativa percezione, con la ricerca di un ideale estetico in riferimento all’antique -rigorosamente frontale - nella stereotipia della Grecia arcaica, presente in mostra con la commovente Statua di Kouros (Apollo Milani del 530 a. C.).
L’eccellente allestimento ripensa così ad una mappatura delle influenze culturali che arricchirono il sincretismo di Modì. Ancora giochi di specchi, il volto orientale di una testa di Buddha thailandese (a destra, XV-XVI secolo) proveniente dal glorioso Musée Guimet di Parigi - fonte di ispirazione per moltissimi artisti - o il fascino esercitato dalla scoperta di calchi e di sculture khmer, costituivano il fondo indocinese del Museo del Trocadéro: testimonianze di un gusto furoreggiante per il primitivo, dell’arcaismo e dell’esotismo moderno come preciso atteggiamento culturale che contagerà gli artisti nei primi anni del Novecento.
La mostra, esaustivo e indispensabile studio comparativo di accostamenti immediati, termina in una straordinaria successione di vedute di studi grafici di figure stanti, acquerelli di cariatidi (fra tutte la celebre Cariatide genuflessa con vaso eseguita nel 1914) e la serie di ritratti (1915-1917) che ci parlano di una prassi esecutiva - fatta di continue varianti - che fu diretta emanazione della ricerca plastica delle forme ritagliate nella pietra, passo mediano verso l’inimitabile iconografia dei suoi “colli allungati”.
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Modigliani scultore, MART, corso Bettini 23, Rovereto (TN)
Curatori: Gabriella Belli e il comitato scientifico coordinato da Flavio Fergonzi e Alessandro Del Puppo
Orari: tutti i giorni dalle 10 alle 18, tranne il venerdì dalle 10 alle 21
Ingresso: 7 euro, intero 10 euro
Info: www.mart.tn.it
In Homepage: Amedeo Modigliani, Testa, 1911-1912

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