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ritratto di Luca Beatrice
di Luca Beatrice

Ryan Mendoza, il classico


Nell'era dell'arte globalizzata, ipertecnologica, intrisa di medialità, relazionale e postprodotta, c'è ancora spazio per qualche pittore che dipinge in maniera classica, senza ricorrere ai facili sotterfugi dell'installazione stramba o dell'esplosione nello spazio, più generosa di quanti non rinunciano ai fondi bianchi? La risposta, pur con parsimonia, è sì.
E allora tocca andare al Madre di Napoli, dove è anche possibile visitare la collettiva Barock e l'imponente collezione, ma dove è consigliabile soffermarsi sui quadri di Ryan Mendoza. Nato a New York nel 1971, Mendoza è sempre andato controcorrente. Quando a chiunque veniva consigliato di andarsene il più lontano possibile dall'Italia, lui prendeva la residenza nel Bel Paese, anzi nella città più difficile della penisola, Napoli. Ha abitato in palazzi fatiscenti e ricchi di fascino, indossando i panni del pittore d'antan, bello e maledetto, chiuso e irregolare, eppure attento e intelligente nella gestione. E' riuscito a far mostre in alcune tra le gallerie più importanti del mondo (White Cube a Londra, Akira Ikeda a Tokyo, Lelong a Parigi, Massimo Minini a Brescia). Su di lui hanno scritto Irvine Welsh e Milan Kundera, eppure nelle grandi rassegne internazionali, biennali et similia, Mendoza non c'è. Di carattere non ama troppo il compromesso, alla frequentazione salottiera preferisce la penombra del suo studio, al profumo dei cocktail l'odore di vernice.
Ora che dall'Italia ha avuto tutto, successo e fama, ha deciso di tornarsene in America, a casa sua, dove è quasi uno sconosciuto. Con il suo tight usato, la camicia bianca dal collo e polsini di pizzo, le scarpe sapientemente macchiate di vernice e soprattutto i suoi quadri. Bellissimi e fieramente senza tempo.


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Inserito da Luca Beatrice - 9 marzo, 2010 - 17:15


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