Fu centro di scambi mercantili e ospitò un istituto di credito. Oggi del suo passato nel business conserva solo il nome. La biblioteca multimediale di Piazza del Nettuno ospita ogni giorno iniziative pubbliche per mamme, nonni e bambini: astenersi commercianti
di Alessandra Testa
In principio fu la sede delle transazioni commerciali della città. Era la fine del 1800 e qui cominciarono a riunirsi i mercanti bolognesi, poiché il podestà desiderava smettessero di fare affari all'aperto. Nella stessa area sorse l'ufficio del telegrafo, che si mangiò le stanze della residenza estiva del cardinal legato, ultimo avamposto dello stato pontificio.
Le contrattazioni lasciarono presto spazio alla moderna economia e nel primo Novecento un grosso istituto di credito si insediò in quel bell'edificio il cui progetto si era ispirato nientedimenoche alla Sala Borsa di Parigi. Oggi, nel contenitore dalla pianta circolare in cui negli anni Venti si iniziò a giocare il grande basket, vive la più fornita biblioteca multimediale italiana: Sala Borsa.
Basta varcare la soglia per capire che non è solo una casa dei libri. Non c'è quel silenzio angosciante che fa della cultura qualcosa di accessibile a pochi: Sala Borsa brulica di vita.
Superata l'esedra, pulsa il cuore della piazza coperta. Letture, mostre e spettacoli la animano di tanto in tanto, mentre ogni giorno è rallegrata da un viavai di studenti fedeli al richiamo del wi-fi gratuito, mamme coi passeggini dirette nella morbida sala bebè e anziani umarells che, ad un solo secondo dall'orario di apertura, fanno a gara a chi arriva primo ad una delle copie, intonse e profumate, de Il Resto del Carlino.
È dal 1999 che Sala Borsa è una biblioteca pubblica. A inaugurarla, su progetto della giunta precedente, fu il primo (e ultimo) sindaco non di sinistra. Compì, però, un peccato mortale: installò una scala mobile per raggiungere il primo e il secondo ballatoio dove alcuni privati aprirono un bar e un ristorante, sottraendo spazi alla biblioteca dei ragazzi. Scoppiò la guerra dei bibliotecari, che salirono sulle barricate al grido di “Non sfrattate Pinocchio”. La battaglia fu persa e Sala Borsa si trasformò in un semi-centro commerciale con tanto di libreria.
Cambiato l'esecutivo, i mercanti furono mandati via dal tempio. Dal giugno 2008 ogni angolo, se si esclude un piccolo caffè, è a gestione pubblica. I privati sono utenti come gli altri: ad essi possono essere affittati l'auditorium dedicato a Enzo Biagi e la saletta per le proiezioni. I testi in prestito sono quasi 400 mila, compresi cd rom e audiolibri. Per la musica sono a disposizione palmari e cuffiette da sperimentare curiosando fra gli scaffali o adagiati nelle colorate poltrone dal futuristico design. I bambini sono gli utenti più coccolati: per loro fiabe recitate ad alta voce (chiunque può offrirsi volontario), libri animati, castelli, salottini appartati e persino mini toilette con porte che si muovono a guisa di saloon.
La scala mobile c'è ancora, ma ora collega gli scavi romani dell'antica città, visibili sotto al pavimento di cristallo, all'Urban Center, lo sguardo sulla Bologna di domani attraverso i progetti già approvati dal Comune. Un paradiso in pieno centro, a cui manca solo di essere aperto fino a tardi e nei giorni di festa.
Tags: Alessandra Testa, biblioteca, bologna, business, dominio pubblico, Enzo Biagi, esercizi privati, istituto di credito, multimediale, piazza, pubblico, Sala Borsa,
Biblioteca sala borsa, piazza nettuno 3, Bologna
Informazioni: www.bibliotecasalaborsa.it
Commenti
Sala Borsa. Se non ci fosse
Sala Borsa. Se non ci fosse bisognerebbe inventarla.
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