Dopo il caso Morgan, viaggio tra le dichiarazioni di politici e uomini di spettacolo sul loro rapporto con gli stupefacenti. Tra mezze confessioni e tante giustificazioni
di Dario De Marco
Sul caso di Morgan che dichiara di fumare crack e viene escluso da Sanremo già sono al lavoro dietrologi e complottisti. Troppo scafato appare infatti il personaggio - l’alternativo da prima serata - per cadere in un’intervista-tranello degna del Minzolini dei tempi d’oro (“Bella, Morgan, sai che io quando sono un po’ depresso mi spippetto una strisciolina di coca e tutto va ok?". "Ah, può essere, ma non te la tirare che ti rovini il naso, sai che si può anche fumare?"). Troppo frettolosa la mannaia Rai, carrozzone dove a volte solo per decidere di spostare una cadrega si fa il giro di telefonate di tutti i partiti compresa la Dc di Rotondi.
Allora le ipotesi sono due. O è stato Morgan, pentito di essersi iscritto al festivalone nazionalpopolare (già aveva partecipato una volta con i Bluvertigo, ma almeno la canzone si chiamava L'assenzio) e timoroso di perdere quei 25 fan che ancora hanno il mito dell'artista maledetto e fuori dal sistema: essendo tardi per ritirarsi, e siccome neanche il dottore della mutua gli ha voluto fare il certificato medico che ci aveva la febbre, ha fatto scoppiare il casino per uscire tra i fuochi d'artificio. O è stato l'ufficio marketing di Sanremo, per attirare un po' di attenzione su un evento che sopravvive solo grazie all'allungamento oltre ogni speranza scientifica della vita media nazionale, e visto che non erano state sufficienti le polemiche sullo scontro tra i due campioni (siamo messi male, raga) Cristicchi-Carla Bruni.
Ma queste sono illazioni, e a noi non interessano. E' più spassoso fare un viaggio (ooops...) nel triangolo politica-spettacolo-droga. Senza pretese di svelare vizi nascosti, come la Mussolini che vuole fare il tampone antidoping a tutti quelli che mettono piede in Rai (un test analogo, anzi due, erano stati fatti qualche mese fa ai parlamentari, con grande auto-strombazzamento sulla trasparenza: a proposito, ma i risultati li ha visti qualcuno?).
Atteniamoci invece a quello che i personaggi famosi hanno rivelato di se stessi. Già, perché prima o poi, una domandina diretta ("Ma tu, te la sei mai fatta 'na canna?") è capitata a tutti, una volta arrivata al potere o alla notorietà la generazione che è stata giovane a cavallo fra i sessanta e i settanta, quando il più babbasone andava in acido con gli lp dei Doors. (Anche perché se avessero parlato di maijuana, per esempio, a Orietta Berti o ad Arnaldo Forlani, quelli come minimo rispondevano "Chi? Majorana, il fisico scomparso?").
A domanda diretta sono seguite in maggior parte mezze ammissioni, mugugni imbarazzati, confessioni ambigue. E mica solo in Italia. Il tratto che accomuna tutte le dichiarazioni è il distinguo, il caveat, il "sì, ma...". Vediamone un po', con relative traduzioni.
Partendo dall'ultima: proprio ieri Gad Lerner sul suo blog, commentando i fatti morganatici, ha scritto: "Personalmente ho sniffato una sola strisciolina di coca in una casa bolognese nell’ormai lontano 1977, senza peraltro restarne nè sconvolto nè attratto" (sì, ma ero a Bologna la rossa la grassa la perduta, e poi hai visto l'anno? E comunque non mi ha fatto niente).
Per la serie so' troppo forte, una volta Federico Fellini raccontò di aver preso l'Lsd, e di essere rimasto deluso da un effetto molto più blando rispetto alla sua normale vita interiore (e ci si può pure credere). Invece Gianfranco Fini nel 2006, èra in cui fu promotore di una severa legge anti droghe leggere, dichiarò a Fabio Fazio: "Ho provato uno spinello e sono rimasto rimbecillito per due giorni. Ero in Giamaica con amici" (sì, ma ero nel tempio dell'erba...).
Un po' di mezze confessioni di altri politici (che si trovano sul sito www.scudit.net):
Gianfranco Folena: "Ho provato una volta quando avevo 15 anni" (sì, ma ero guaglione);
Luigi Manconi: "Ho fumato al massimo sette o otto spinelli, vent'anni fa" (sì, ma pochi e un sacco di tempo addietro, ora l'effetto mi è passato);
Francesco De Lorenzo: "Nel '68, in California, con la mia signora" (sì, ma poi mi sono dato ad altri sballi);
Lucio Colletti: "Nel '71, in macchina con un mio allievo e sua moglie giapponese" (sì, ma era esotica tutta la situazione).
Comunque quelli che fanno più ridere sono i radicali (ed ex tali), antiproibizionisti, ma per carità, mica per uso personale. Ecco Marco Taradash detto Taradhashish: "Una volta, in un coffee-shop di Amsterdam" (sì, ma lì è obbligatorio). E Rutelli? Nessun tipo di stupefacente, dice (sì, ma... ma che cazzo dico? Giammai, eminenza!).
Tornando al mondo dello spettacolo, i fan di George Michael si saranno sentiti rassicurati dalle sue dichiarazioni di qualche mese fa, fatte per rispondere a chi lo vedeva con preoccupazione nel tunnel: "Un tempo ero molto più fumato: vivevo di Starbucks ed erba. In almeno un'occasione ho fumato anche del crack. Ma da 25 canne al giorno sono sceso probabilmente a 7-8". (sì, ma prima era peggio)
Ma il capolavoro dell'ipocrisia, dell'ambiguità, di quella paraculaggine che vorrebbe tenersi buoni sia i moralisti che i ribelli, e riesce solo a farsi schifare da entrambi, lo raggiunse Bill Clinton quando disse: "Sì, ho fumato, ma senza aspirare".
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Commenti
Ma quando postate anche sul
Ma quando postate anche sul sito il bellissimo ed efficacissimo articolo di Gioia Gottini "Tutte le versioni di Morgan, il bambolotto perfetto" uscito sul GU del maggio 2008???? Inarrivabile!!!!!!
Bell'articolo vivace,
Bell'articolo vivace, Dario. Che dire, che forse quel geniaccio di Clinton li batte tutti. E che Morgan ormai si sente un po' padrone del vapore. Rispetto la persona, il personaggio è sceso di grado. Restare all'epoca di Rimbaud & co. fa perdere il senso del reale. Fallo, ma non dirlo. Fuma, ma restano fatti tuoi. Ok essere aperti, comunicatori, cantautori di talento, ma cantapropriestorie meglio di no. La "povera" amy Winehouse è la domostrazione del fatto che il successo e il voler presentarsi come la nuova icona drogata-rock conducono solo in una direzione: o muori o diventi scemo. Non è il caso di Morgan, ovviamente, ma dire che il crack o la droga in genere possa aiutare è comunque segno di leggerezza, una distrazione che vale molto. Non mi meraviglia l'abbia affermato anche Lyly Allen, ma da Marco Castoldi mi sarei aspettata più riservatezza ed eleganza. Servire su di un piatto d'argento ad una rivista un tale "scoop" può avere solo effetti negativi a domino. O forse rafforza la tua posizione già solida di musicista eccentrico e alternativo esperto della lingua latina? Poi, chi ha la capacità di esplorare fino in fondo le sofferenze umane? Lo dico senza cinismo, davvero. Stupefacente è ciò che rende un individuo stupefatto? Capita troppo spesso di esserlo. Cerchiamo l'antidoto. Però, basta con le dichiarazioni dei politici, magari un filosofo sa essere più brillante.
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