Il bel romanzo di Jacqueline Harpman si rifà al famoso libro di Virginia Woolf con protagonista androgino
di Alessandra Minervini
Jacqueline Harpman è una signora di oltre ottant'anni che vive in Belgio. Psicanalista e scrittrice, ha pubblicato più di venti romanzi, la maggior parte dei quali è oggetto di culto nei Paesi di lingua francese. Tra le sue ammiratrici ne spicca una particolarmente illuminata: l'Amélie nazionale, la bestseller belga Amélie Nothomb.
Leggendo la quarta di copertina del suo ultimo romanzo, Orlanda (nella ottima traduzione di Chiara Manfrinato), ci si immagina un libro con una potente intuizione - trasferire l'Orlando di Virginia Woolf ai giorni nostri, quelli in cui l'ambiguità sessuale è di chi la condanna - ma che non si trasforma mai in racconto appassionante e dunque annoia. Evviva, non è questo il caso.
La protagonista, Aline Berger, è una pudibonda professoressa di letteratura all’università di Bruxelles, relegata in una vita da cui non si sente coinvolta. Il compagno l'ha incontrato nel pianerottolo di casa e da allora la comodità ha trasformato la cortesia in una relazione. Poi è arrivato il posto all'università, poi le cene con gli amici, il teatro il venerdì sera, il cinema la domenica. E in un attimo il nulla assoluto può cambiarle la vita. Per sempre. Ma Aline ha qualcosa dentro, anzi qualcuno, che non è disposto ad arrendersi. Così la incontriamo, nella scena iniziale del romanzo, che aspetta svogliata un treno (quale migliore occasione per andare contro se stessi e prendere un treno a caso e non quello che porta a casa?) mentre legge Orlando di Virginia Woolf. All'improvviso succede qualcosa di inatteso. Nasce Orlanda. La parte maschile di Aline "ha rubato la metà dell'anima a una donna e il corpo tutto intero a un ragazzo". Il suo spirito libero si incarna in un giovane sconosciuto alla stazione e da allora le loro vite si intrecciano fino allo scontro.
L'uomo che era in lei diventa l'uomo che Aline desidera ma teme: "come i cani che hanno paura della paura che suscitano". Quanto c'è di un uomo in una donna? E quanto le relazioni che non avremo mai ci segnano più di quelle che abbiamo? La trama si infittisce di domande e di citazioni letterarie senza la saccenza del coup de théâtre. La Harpman quando scrive è meno lieve della Nothomb, ma entrambe sanno raccontare le storie con quella naturalezza che fa godere il lettore.
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Jacqueline Harpman, Orlanda, Voland 2010, p. 245, euro 14

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