Continua la "maledizione di Toni Servillo", così bravo da far girare tutti i film sul suo personaggio: il malavitoso meridionale, che in questo caso si trasferisce in Germania per sfuggire al passato. Tante conferme e una sorpresa: la regia di Claudio Cupellini, perfettamente a suo agio nel genere noir
di Andrea B. Previtera
Già, sembra proprio uno di quei patti con una zingara capricciosa: “Toni, avrai finalmente successo, un grande successo, ma sarai condannato ad interpretare sempre personaggi un po’ sconfitti dalla vita e un po’ malavitosi”. E così ecco un’altra ottima interpretazione di Servillo per Una vita tranquilla, di Claudio Cupellini.
Ed ecco, anche, un’altra recensione che si apre con un paragrafo sull’attore protagonista; il sospetto da parte del lettore è lecito: dlin dlin, campanello di moderato allarme – questo film è l’attore protagonista, che quantomeno però non delude nè gli spettatori nè la zingara.
Basta un orecchio di trama per capire. Rosario vive in Germania, ha una moglie teutonica, un bimbo biondo, un hotel-ristorante in mezzo ai boschi, e un forte accento campano. Diego ed Edoardo invece, in Germania ci sono appena arrivati: hanno un accento anche più marcato, un po’ di cocaina, e un bersaglio da eliminare. Via così: un pizzico di Gomorra, un pizzico di Le conseguenze dell’amore – Servillo di fronte al copione deve aver sorriso.
Eppure siamo lontani dalla condanna. Cupellini tutto sommato ci sorprende, dopo una carriera edificata su qualche corto e un paio di mediocri commedie pararomantiche. Una vita tranquilla rispetta tutte le prerogative del quadratino di casellario in cui aspira a inserirsi: ci racconta una storia realistica e consistente dalla prima all’ultima scena, anche nei dettagli, anche in quelli criminosi. Tende e angoscia, dipinge sui volti dei protagonisti sia il lato umano che quello animale senza scivolare nel grottesco.
E come accade talvolta, qualità e difetti coincidono. Sotto lo strato recitativo, sotto qualche sequenza ingegnosa o persino divertente, c’è qualcosa che ricorda più che altro una di quelle ricostruzioni di Telefono Giallo – coinvolgenti, ma pur sempre ricostruzioni. Anche nel compartimento tecnico, con una fotografia ed un montaggio di sapore televisivo che non garantiscono quell’ulteriore patina che ci si aspetta inconsapevolmente dal grande schermo.
Sembra un po’ di tornare ai tempi di certi film con Alberto Sordi di metà anni '80. Ve li ricordate? Spesso non avreste saputo dire chi era il regista di quella storia che vi era piaciuta. E gli altri attori, chi erano gli altri attori? E la colonna sonora? Era “Un film con Alberto Sordi” e basta, anzi – ricordate ancora meglio: si usava dire un film di Alberto Sordi, un marchio di appartenenza non dichiarata eppure irrevocabile.
E quindi eccoci, Una Vita Tranquilla è... un film di Toni Servillo. Sofferente, ruvido, senza speranza, cinerino. Un bollino di origine controllata, una firma – e per questo, ma non solo per questo, un sole
Tags: Alberto Sordi, Andrea B. Previtera, camorra, claudio cupellini, gomorra, Le conseguenze dell'amore, noir, paolo sorrentino, recensione, toni servillo, Una vita tranquilla,
Una vita tranquilla, di Claudio Cupellini, Italia/Francia/Germania 2010, 105 m
Commenti
commento un pò troppo
commento un pò troppo disinvolto
Ciao Madame De... o Mada
Ciao Madame De... o Mada Mede, o Madamede (àiut). In che senso disinvolto?
a.
Invia nuovo commento