FILM
La verità su Francesca
In Italia il film del rumeno Paunescu ha fatto notizia solo per la frase sulla Mussolini. Ma il tema è un altro: tra il razzismo dei paesi ricchi e la criminalità efferata dei poveri, la nuova Europa è senza scampo
di
Gianpaolo Fissore
Francesca (Monica Dean), protagonista del film omonimo di Bobby Paunescu, è una bella trentenne, maestra d’asilo di oneste ambizioni. Vorrebbe lasciare Bucarest e trasferirsi in Italia per gestire una scuola materna per bambini rumeni. Poco importa se gli italiani sono quelli che sono, se dei rumeni pensano che siano tutti stupratori e criminali. Poco importa se una volta di là le toccherà, come tante connazionali, fare la serva, nella fattispecie la badante a un anziano con l’alzheimer in un paese lombardo dal nome lungo e antipatico. Bisogna pur cominciare, ma Francesca ha la testa sul collo e pensa che ce la farà.
Il futuro, prossimo e desiderato, si colloca in un paese che si annuncia inospitale; il presente è soprattutto un fidanzato pasticcione, che si mette nei guai e che potrebbe procurare guai molto seri anche a lei. Di là una xenofobia dilagante; di qua il monopolio della violenza in mano a una malavita di mezza tacca, arrogante ed efferata.
Francesca procede a testa alta, senza eroismi e con determinazione. Quel che la aspetta, lo prevede con realismo. Quello in mezzo a cui ha convissuto finora lo sopporta con altrettanto realismo, navigando fra affetti, compromessi, rischi solo sfiorati. Fino quando non ne farà dolorosa esperienza.
Dove riuscirà ad arrivare Francesca? Il film si chiude con una dissolvenza al nero dopo un’ultima inquadratura sulla giovane emigrante, duramente colpita, a metà del guado, tra andata e ritorno. Metafora della nuova Europa, unita nell’euro, moneta di scambio per tangenti, prestiti usurari e biglietti per viaggi di poche speranze. Prigioniera della nuova Europa, che dopo essersi affrancata dai totalitarismi, paga dazio alla xenofobia dilagante nelle democrazie di più antica data e a corruzione e criminalità, malattie endemiche delle più giovani.
Nei media italiani hanno fatto notizia alcune battute iniziali del film, quando, giustamente, si parla di noi per come gli altri ci vedono, rovesciando gli stereotipi. Ma non è questo il tema dominante: l’occhio della macchina da presa è infatti costantemente puntato sulla società rumena contemporanea e sul substrato di corruzione e violenza che ne mina la rinascita.
Francesca nasce dall’osservazione di questa contemporaneità grigia e difficile, narrata con garbo e con la giusta distanza. Un limite? La recitazione di alcuni fra i comprimari di Monica Dean, rimarcata dalle scelte stilistiche (lunghe inquadrature fisse e piani sequenza) e, probabilmente, peggiorata dal doppiaggio nella versione italiana. Apprezzabile invece la crescente tensione narrativa, preludio a un finale che taglia le ali ai sogni, anche quando volano basso.
Tags:
bobby paunescu, criminalità, francesca, Gianpaolo Fissore, immigrazione, monica dean, mussolini, razzismo, romania, stupri, tosi, verona,
30 Novembre 2009
Oggetto recensito:
FRANCESCA,DI BOBBY PAUNESCU, ROMANIA 2009, 94 M.
Bobby Păunescu: nato a Bucarest l'8 settembre 1974, è cresciuto a Milano, dove ha vissuto fino al 1982. Francesca, di cui è anche sceneggiatore e co-produttore, è il suo primo lungometraggio
Per i media di casa nostra: "Non hai sentito quella puttana della Mussolini che vuole morti tutti i romeni? E quello stronzo del sindaco di Verona che ha dichiarato la città libera dai romeni?".
Il titolo: il regista ha scelto Francesca come nome per la protagonista e come titolo del film pensando a Francesca Cabrini, la santa italiana protettrice degli emigranti, nata il 22 dicembre del 1917, cioè nello stesso giorno in cui la Romania, nel 1989, si ribellò al regime di Ceausescu
giudizio:
Commenti
Invia nuovo commento