La mostra sugli Impressionisti debutta al Palazzo Reale di Milano, e poi partirà per una serie di tappe internazionali. Agli esordi e alle produzioni dei maggiori protagonisti del movimento (Monet, Degas, Renoir...) si affiancano le opere di precursori e "avversari". Un itinerario completo nella Parigi di fine Ottocento
di Anna Colafiglio
Edgar Degas, Ballerine nella classe di danza, 1880
“Scrivete: Impression”. Così iniziò la storia di un movimento eversivo, in un periodo storico che l’eversione artistica ce l’aveva nel sangue, su tutti i fronti e in tutti i campi. Claude Monet, uno dei massimi esponenti di quella corrente che presto sarebbe divenuta, suo malgrado, una vera e propria scuola, decise di mettere la didascalia Impression sotto una delle sue opere rimasta senza titolo; non sapeva, però, che quel nome casuale sarebbe diventato l’appellativo, inizialmente dispregiativo, della rivoluzionaria corrente destinata a segnare definitivamente la rottura tra la nuova arte e la tradizione realista e accademica.
Era il 1874, e quella che Monet e i suoi illustri colleghi stavano allestendo era la prima esposizione degli Indipendenti nello studio parigino del fotografo Félix Nadar. Oggi gli Impressionisti, affiancati dai loro precursori e successori, tornano alla ribalta, legittimati più che mai, all’interno delle sale del Palazzo Reale di Milano.
Quelle presentate in mostra sono settantatré prestigiose opere provenienti dalla collezione privata di Sterling e Francine Clark, coniugi appassionati d’arte e autodidatti che, tra il 1910 e il 1950, furono in grado di mettere insieme un inestimabile patrimonio di capolavori, oggi custodito in quello che è diventato lo Sterling and Francine Clark Art Institute, nel Massachusets.
Il percorso espositivo presenta opere di ventisei celebri pittori, non tutti francesi ma tutti operanti nella Parigi dell’Ottocento: accanto agli artisti che hanno fatto la storia del movimento impressionista (nomi del calibro di Monet, Manet, Renoir, Degas, Sisley, Pissarro, Morisot), si delinea il percorso parallelo degli accademici del tempo (Bouguereau, Stevens, Gérôme), strenui oppositori dei seguaci dell’impressione e dell’ingresso di questi ultimi nell’elitario Salon parigino. Fanno da cornice al nucleo centrale impressionista alcune opere dei Barbizonniers (Corot, Millet, Rousseau), dai quali gli artisti del movimento trassero grande ispirazione, e un piccolo assaggio Post-impressionista con opere di artisti come Gauguin, Bonnard e Toulouse-Lautrec (intensissima la sua Carmen, ritratto di una fanciulla incontrata in un locale notturno parigino. 1884, sopra a sinistra).
Le opere sono suddivise in dieci aree tematiche, articolate lungo il percorso di un allestimento che, nel complesso, appare un po’ confusionario: Impressione, Luce, Natura, Città e campagna, Mare, Viaggi, Società, Corpo, Volti e Piaceri sono le dieci sezioni, nelle quali le opere sono dislocate con scelte a tratti discutibili. È indubbiamente apprezzabile il progetto di contestualizzare i capolavori presenti all’interno di un complessivo quadro del periodo in questione; un po’ meno chiara, però, risulta essere la scelta di unire alcune opere all’interno di aree tematiche che non sempre riescono ad amalgamare il tutto alla perfezione.
Ad ogni modo, da protagonisti di quel calibro, non possono che venir fuori delle opere eccelse: numerosissime sono le tele di Renoir presenti in mostra, segno della predilezione che i coniugi Clark nutrivano per l’arte del grande pittore. Poco efficace risulta, invece, il video in proiezione che rievoca il percorso artistico renoiriano.
Suggestive sono le visioni acquatiche di Claude Monet (si veda il bellissimo Oche nel ruscello - 1874, a destra - e il successivo Scogliere a Étretat), testimonianza di quella profonda attrazione che l’artista nutriva verso il mutare dei riflessi di luce nell’acqua: una passione e una volontà di analisi che indussero Monet a costruirsi un personale atelier a bordo di una piccola barca sulla Senna.
Fiore all’occhiello dell’ultima sala è il Degas delle Ballerine nella classe di danza, splendida tela del 1880 che lascia emergere quei corpi leggeri e quella pennellata vibrante che sono il tratto peculiare della più celebre arte degasiana.
Un percorso nella Parigi ottocentesca, dunque, tra gli atelier degli innovatori e le contestazioni refrattarie degli accademici del Salon: una querelle costante e mai placata, che diede, tuttavia, importanza e linfa vitale a uno dei fenomeni più apprezzati dell’arte moderna.
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Impressionisti. Capolavori della collezione Clark, Milano, Palazzo Reale
Fino a: 19 giugno
Curatore: Richard Rand, Senior Curator presso lo Sterling and Francine Clark Art Institute, con la consulenza scientifica di Stefano Zuffi
Progetto espositivo: Cesare Mari, Paolo Capponcelli, Panstudio Architetti Associati. Lighting design di Francesco Murano
Orari: lunedì dalle 14.30 alle 19.30; da martedì a domenica dalle 9.30 alle 19.30; giovedì e sabato dalle 9.30 alle 22.30
Ingresso: 9 euro; ridotto 7,50
Dove e quando: l’Italia è stata scelta come la prima delle sedi che ospiterà questa esposizione itinerante. Successivamente, la mostra sarà trasferita al Musée des Impressionismes di Giverny, dal 16 luglio al 31 ottobre 2011; al CaixaForum di Barcellona, dal 18 novembre 2011 al 12 febbraio 2012; alla Royal Academy of Arts di Londra, dal 17 luglio al 23 settembre 2012; al Montreal Museum of Fine Arts, Canada, dall’8 ottobre 2012 al 20 gennaio 2013. Nel 2013 toccherà anche Cina e Giappone
Info:www.impressionistimilano.it
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