Le telecamere che lo seguivano durante le scorse tournée non ci sono più, e i giornali l'hanno abbandonato da un bel pezzo. Ma lui è tornato con un nuovo show, Grillo is back
di Igor Vazzaz
Come si può recensire uno show di Beppe Grillo? Domanda prevedibile, ma necessaria: l’analisi di un oggetto, qualsiasi esso sia, può sperare d’avere uno straccio di senso soltanto a patto d’accordarsi su una definizione quanto più univoca del medesimo, pena il fraintendimento sicuro o la totale inutilità dell’analisi stessa - ammettendo che questa abbia un valore in sé, cosa che diamo scontata, non senza una pallida speranza.
Ebbene, la natura ondivaga del Grillo–personaggio (è un attore? un comico? un autore satirico? un controinformatore? un politico? un blogger? tutte queste cose assieme?) ci pone sin da principio dinanzi al quesito sul come o, meglio, su cosa andare a cercare assistendo a un suo spettacolo. Il che, in tutta onestà, è di per sé una gran cosa, dal momento che sono sempre interessanti i fenomeni volti a porre in crisi le forme predeterminate.
Per dirla tutta, non si nega d’esser giunti al Nuovo Teatro Verdi di Montecatini armati di qualche pregiudizio a proposito del Nostro, ovvio risultato della costante sovraesposizione - ma sarebbe opportuno dire malaesposizione - mediatica degli ultimi anni. Da un lato lui, un po’ santone, un po’ paraculo, di certo abile e nella comunicazione come nel saperla aggirare (il costante rifiuto di confronti diretti e la tendenza al monologo unilaterale lo mettono a contatto in modo sorprendente col suo nemico d’elezione, il PresDelCons), dall’altro i giornali che, quando son punti nel vivo (la questione dei finanziamenti statali alle testate è una ferita emorragica assai taciuta dalla categoria), mordono più dei cobra, prescindendo da colori, padroni o schieramenti.
Un palco vuoto, uno schermo gigante alle spalle, su cui vengono proiettate immagini a corredo dei temi, moltissimi, toccati nelle due ore abbondanti di one man show. Nessuna telecamera a seguirlo, a differenza di alcuni spettacoli precedenti, nessun orpello particolare, solo lui, il suo corpo, la sua testa ricciuta, sempre più sale e sempre meno pepe. Arriva e giù l’applauso. Non un’ovazione, a dire il vero: ci aspettavamo uno di quei raduni in stile motivatori all’americana, con gente in delirio, replicante ad libitum il verbo impartito e, al contrario, vediamo una sala certo "calda", ma lucida.
Lui, furbescamente, gigioneggia proprio sulle accuse (di popolismo, di demagogia, addirittura di fascismo) che gli piovono quotidianamente addosso. "Italianiii!!!", sbraita ergendosi con le braccia sui fianchi, in una posa plastica che sa di parodia (del modello mai nominato) e di sberleffo (agli autori dell’accostamento). Sarà il solo, neppure abusato, tormentone dello spettacolo, a testimonianza che chi sa fare il mestiere del comico - e su questo dubbi non ve ne sono - i trucchetti li usa, ma non ne abusa.
Si agita, meno di altre volte, e anche la voce denota qualche fatica: non s’aggira più in platea come un ossesso, cingendo gli spettatori impreparati, bagnandoli di sudore. Non che stia calmo, sia chiaro: la veemenza è indiscutibile e certi suoi climax fanno quasi temere (siamo in Toscana) all’inenarrabile eccesso linguistico di cui s’è discusso qualche tempo fa (leggi qui). La realtà, del resto, lo fa imbufalire. Ci fa imbufalire. E, come di consueto, nel finale di una carrellata senza sosta di temi, di dati, di consigli, arriva anche la speranza, rappresentata, dice lui, dalla partecipazione diretta, dai “suoi” Movimenti a Cinque Stelle, dalla presa di responsabilità individuale, perché è necessario rischiare in prima persona se davvero si vuol cambiare qualcosa.
Non c’è dubbio: è uno spettacolo, coi suoi trucchi, le sue contraddizioni (la quantità di informazioni è tale da generare più confusione che chiarezza di idee…), qualche furberia. Nemmeno tra i suoi migliori (altre volte l’abbiamo visto più forte, più efficace, più divertente), ma è uno show. Il che non vuol negarne l’importanza, tutt’altro: troviamo anche una certa onestà di fondo nel cercare di far capire ai plaudenti in sala che sono loro a doversi alzare, organizzare, lottare, e nessun altro lo potrà mai fare in vece loro.
Che poi serva un comico per rivolgersi alla coscienza della gente, non ci stancheremo mai di ripeterlo, è un problema di un paese da barzelletta, di un’epoca confusa, d’una classe intellettuale vacante, e non certo una colpa (l’ennesima) da attribuire ad una categoria - quella dei comici - cui un tempo si rifiutava persino sepoltura consacrata.
Tags: Beppe Grillo, blog, cabaret, comico, Igor Vazzaz, Movimento 5 stelle, Nuovo teatro Verdi di Montecatini, politica, recensione, teatro,
Grillo is back, di e con Beppe Grillo
Tournée: 31/12, Udine, PalaCarnera; 12/1, Palermo, T.Golden; 14/1, Agrigento, T.della Valle; 15/1, Trapani, T.Tito Marrone; 17/1, Messina, T.Vittorio Emanuele; 18/1, Catania, Metropolitan; 22/1, Bellinziona, Palasport; 23/1, Legnano, T.Galleria; 24/1, Varese, T. Mario Apollonio; 28/1, Bergamo, Creberg; 31/1, Parma, PalaRaschi; 2/2, Piacenza, Politeama; 4/2, Verona, Palasport; Le altre informazioni sul sito ufficiale
Il fatto: la reiterazione non giova, mai, e anche l’effetto Grillo pare integrato in un sistema dell’informazione che regolarizza, anestetizza, neutralizza qualsiasi cosa; bisogna però ammettere che la Woodstock a 5 Stelle organizzata a Cesena lo scorso settembre, con la partecipazione di oltre 150.000 persone è stata praticamente oscurata dai media “tradizionali”
Il giudizio: non va riferito al politico, ma all’uomo di spettacolo; il primo non ci entusiasma, benché sia difficile preferirgli anche un solo nome degli attuali “professionisti” in campo
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