L'allucinatorio dittatore portato in scena da Francesco Manetti per la regia di Antonio Latella: A.H. è il ritratto onirico, in forma di monologo, di uno dei più grandi misteri della nostra storia
di Sergio Buttiglieri
Foto di Brunella Giolivo
I mille pezzetti, meticolosamente raccolti in un telo nero, saranno poi da lui sparsi addosso alla platea con un gesto di grande efficacia teatrale, così come la finale crocifissione dell'attore ignudo, come in un celebre Tintoretto dell'Accademia, e insieme con il viso cristallizzato nell'Urlo di Munch, avvolto in una nuvola di borotalco magistralmente illuminata per emozionarci ancora... Dopo aver assistito ad una sorta di terrificante abaco enciclopedico dei gesti con cui l'uomo ha, nel corso dei secoli, elaborato il male infliggendo dolore agli altri con i più disparati strumenti di morte. Una interminabile reiterata mimica rappresentazione che ci toglie il fiato per la sua implacabile efficacia nello smascherare la pazzia dell'uomo.
Lui per tutto lo spettacolo ci guarda, con una precisa gestualità attraverso la quale disarticola il suo corpo tra rivoli al contempo comici e tragici: ci osserva mimando un binocolo, ci ascolta come se fosse un vecchio sordo, ci fa la lingua come se fosse un ragazzino, per poi, subito dopo assumere gli atteggiamenti ieratici dell'archetipo del dittatore. Da un apparente nulla, all'improvviso compare la rappresentazione del potere assoluto che subito dopo si liquefarà nella innocua gestualità di un cagnolino, per poi ricomporsi, tramite inquietanti voci fuori campo, nella selezione razziale degli animali, presa a fondamento di quella ariana. Alla fine, per effetto della dicotomia insita nel male, lui si rivela insieme vittima e carnefice che, dopo aver deciso, in accordo con l'etimologia del termine, di "fare a pezzi la sua anima di uomo" e sbarazzarsene con sommo spregio dandola in pasto al "gregge", finisce per perdere dignità, proprio come l'oggetto della sua crudeltà.
La menzogna del corpo di A. H. è espressa con della semplice, spiazzante, Nutella che, stesa con le dita, ricrea sul suo volto il famoso riporto e gli iconici baffetti che tanto assomigliano al grafico punto contenuto nella lettera Bet. Nutella che poi scorrerà sul suo viso come fosse sangue, dopo le viscerali performances di questo arduo nuovo monologo ideato da Antonio Latella e incentrato sulla menzogna del linguaggio.
A.H. è uno spettacolo che disorienta, che magari lascia aperte tante finestre, ma che sicuramente non lascia uscire leggeri e rilassati. D'altronde, Latella da sempre ama far vibrare di interrogativi il suo pubblico, a volte utilizzando il tormentato teatro di parola di Pasolini, altre la maestria affabulatoria di Shakespeare, oppure sondando le ossessioni di Testori o le fantasticherie di Cervantes, ma sempre indissolubilmente tramite il corpo dei suoi attori che sanno magnificamente restituire in scena tutta la lacerante tensione intellettuale delle sue coraggiose regie.
Tags: A.H., adolf hitler, antonio latella, Federico Bellini, Francesco Manetti, Sergio Buttiglieri,
FEDERICO BELLINI/ANTONIO LATELLA, A.H., REGIA DI ANTONIO LATELLA, CON FRANCESCO MANETTI
Prossimamente: Palermo, Teatro Garibaldi, 8/3
Il resto della locandina: Graziella Pepe, elementi scenici e costumi; Simone De Angelis, luci; Francesca Giolivo, assistente alla regia; Giuseppe Stellato, fonico; Brunella Giolivo, organizzazione; Michele Mele, management; stabilemobile compagnia Antonio Latella in co-produzione con Centrale Fies, KanterStrasse, Valdarno Culture
Visto: nel delizioso Teatro Francesco di Bartolo a Buti (Pisa), sempre egregiamente diretto da Dario Marconcini
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