E' il malanno dell'ultima stagione musicale e colpisce soprattutto i pianisti di casa nostra. Come Stefania Tallini da Roma: The Illusionist è un disco di piano solo, fatto di composizioni originali, eppure presenta tutti i sintomi della saudade
di Marco Buttafuoco
In questi ultimi anni il Brasile è diventato una sorta di terra promessa per molti musicisti italiani dell’area dell’improvvisazione. Non è però il samba e non è la bossa nova il genere cui guardano i vari Stefano Bollani, Bebo Ferra (leggi la nostra recensione), Nicola Stilo o il grande fagottista Rino Vernizzi. Non è stata la musica di Jobim a provocare a Gabriele Mirabassi una vera e propria folgorazione esistenziale.
D’altronde samba e bossa sono solo le ultime isole di un vasto mare musicale, sul quale si accavallano onde di diversa provenienza. Un mare sul quale soffiano i venti della tradizione europea (portoghese in particolare), africana e indiana. Un mare su cui hanno navigato e indicato nuove rotte musicisti come Hector Villa Lobos (la Tallini gli rende omaggio in Bachiana) per citare il più conosciuto, ed Egberto Gismonti suo illustre epigono. Ci sarebbe da parlare a lungo di questo argomento e a chi fosse interessato suggerisco il bel film di Aki Kaurismaki, Brazilerinho. Vi troverà molto di quello che si deve sapere di questo affascinante universo sonoro fatto di scrittura raffinata e improvvisazione, di malinconia assorta ed assolata.
Stefania Tallini, pianista romana, si è ammalata, come i colleghi citati, di quel morbo strano e dolce che va sotto il nome di saudade. The Illusionist è quindi l’ultimo esempio del suo personale omaggio alla tradizione musicale brasiliana. E’ un disco di piano solo; quindici brevi tracce che alternano momenti di abbandono melodico a fasi di accensione ritmica. Tutte composte dalla stessa Tallini (due improvvisate) salvo una bella rilettura di un frammento melodico di Over the rainbow.
Il rischio di cadere nella leziosità, nel manierismo, è sempre alto quando si ha a che fare con materiale musicale di questo tipo. Saudade è parola affascinante ma dato che, come è noto, ha significati sfuggenti si presta, come poche, anche alla banalità, al sentimentalismo di bassa lega, ai facili stereotipi. La Tallini sfugge agevolmente a queste trappole. Il suo pianismo ha solidissimi riferimenti classici. La sua mano sinistra innerva in maniera robusta le pur tenui melodie mentre il suono prodotto dalla destra è essenziale, mai compiaciuto. Tutto questo produce una sequenza musicale mai ripetitiva, intessuta di spleen e austerità, di un’allegria morbida, di una vigorosa delicatezza, di un intimismo mai invasivo. Bello anche il booklet, composto dai disegni che Alessandro Ferraro ha realizzato durante un concerto della Tallini, a totale insaputa della pianista.
Tags: bossa nova, Brasile, Carlos Jobim, Hector Villa Lobos, jazz, Marco Buttafuoco, pianoforte, recensione, samba, Stefania Tallini, stefano bollani, the Illusionist, World music,
Stefania Tallini, The Illusionist, Alfa Music 2010
Sito: www.stefaniatallini.com
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