E' un bene pubblico primario, ma molti spesso lo dimenticano: gli enti che vogliono privatizzarla, ma anche i cittadini che preferiscono la bottiglia di minerale. In controtendenza, sono nate le Case dell'acqua: che, in Lombardia ma non solo, lasciano i rubinetti sempre aperti
di Arrigo Roveda
Alla Casa dell’acqua di Cornaredo, all’ingresso del Centro Sportivo Comunale, ogni domenica, in ordinata fila, decine di non abbienti (extracomunitari verrebbe da dire, se il termine non conservasse l’impreciso significato in uso, ma ricomprendesse coloro che sono fuori dalla comunità per ragioni sociali o economiche, siano essi cittadini Ue romeni o italiani) aspettano il loro turno per riempire gratuitamente di acqua buonissima e controllata le loro casse di bottiglie. La stessa scena si moltiplica per circa 200 volte in altre fontane gestite da un consorzio che opera prevalentemente in Lombardia (158 punti di erogazione).
Difficile recensire un rubinetto o l’acqua che ne sgorga, perché è difficile giudicare ciò che rientra nella totale ordinarietà. Ma la Casa dell’acqua è anche un monumento eappartiene alla grande categoria dei monumenti ai Caduti. Caduti sul lavoro. Caduti in guerra. Caduti per le privatizzazioni.
La Casa dell’acqua, baluardo del pubblico, sta a ricordare quel periodo in cui, per fare cassa senza chiedere un sacrifico a chi doveva rieleggerli, i governanti, come Totò con la Fontana di Trevi, vendettero (svendettero, forse, ma non è questione di prezzo) ciò che non era loro. Il diritto ad estrarre le risorse della terra (il gas, il petrolio, le acque minerali), il suolo su cui erano costruite le autostrade, le spiagge, l’aria in cui viaggiano le frequenze, esponendo ai venti di un mercato (che solo sui libri ottimizza i costi per l’utente finale) la spesa per fruire di beni e servizi primari che non sono più pubblici.
La Casa dell’acqua sta lì, di fronte alla gente in attesa di riempire la bottiglia, per ricordare che certe decisioni sono irreversibili e che per esse serve più responsabilità. Che i morti in guerra e sul lavoro non tornano in vita. Che il prezzo che dovremo pagare per luce, telefono, gas, autostrade non sarà più deciso da chi è stato eletto dal popolo, ma da chi vuol trarre profitto da ciò. Sta lì a ricordare che gli acquedotti, tra gli ultimi baluardi di uno Stato sempre più ritirato, non devono essere venduti.
Tags: acqua pubblica, Arrigo Roveda, Casa dell'acqua, Cornaredo, Lombardia, privatizzazione, sete,
Associazione Casa dell'Acqua
Dove: Le case dell'acqua sono presenti in 300 comuni tra le provincie di Milano, Lodi e Pavia
Info: www.casadellacqua.com

Commenti
Anche a Piacenza c'è l'acqua
Anche a Piacenza c'è l'acqua gratuita !!! Ci sono due grandi aree con le fontane dove tutti vanno a prendere acqua con le loro bottiglie. E' gestito dall'ente che si occupa dei rifiuti e similari. Penso che in tutta l'Emilia Romagna sia così.
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