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TEATRO

Nemico di classe: se i nichilisti fanno scuola

Tornano i bulli nati dalla penna di Nigel Williams. Nell'allestimento della Kitchen Company, diretta da Massimo Chiesa, gli spettatori siedono fra i banchi della Quinta C e assistono da vicino alle goliardate dei sei protagonisti. Tante risate amare, e un po' di retorica quando la riflessione si fa seria


di Anna Colafiglio

 


Ed eccoci qua, a presentare la consueta storia di una gioventù che si brucia sul nascere. La storia di quelli che vanno a letto la mattina presto e si svegliano con il mal di testa; di quelli che non hanno più rispetto per niente, neanche per la gente. E che lo dicono anche con un certo orgoglio. Vasco Rossi, le cui hit costituiscono lo scheletro musicale di Nemico di classe, non avrebbe potuto definire meglio l’oceano di cliché nel quale naviga felice o, almeno, noncurante, una certa fetta del mondo giovanile. 
 
Il Nemico di classe della The Kitchen Company, capitanata dal regista ed ex produttore Massimo Chiesa, è ambientato all’interno delle quattro mura insozzate della Quinta C, culla che ospita le nobili gesta di sei giovani in degrado, all’interno di una scuola ancora più in degrado di loro. Tra vagonate di insulti e parolacce, ondate di revanscismo hitleriano, disquisizioni improntate a uno squallido qualunquismo xenofobo, risse improvvisate e performance di alto bullismo fallocentrico, i sei derelitti passano le loro giornate in un’atmosfera di profondo menefreghismo, improntata all’imperante estetica del “vaffanculo tutti”. Un cinismo e una goliardia che, pian piano, lasciano trapelare le disgrazie esistenziali e familiari che affliggono ognuno di questi sei giovanotti dagli improbabili nomignoli (Iron, Spillo, Bago, Broz, Kermit e Kinder), che nessun professore ha più il coraggio di affrontare; lamentano disgrazie familiari e sentimenti di abbandono che, ovviamente, si rivelano essere alla base dei loro modi di approcciarsi alla società e a loro stessi.
 
Le giornate procedono tutte uguali, tra barlumi di speranza e tragiche confessioni, all’interno di un contesto scolastico disprezzato e indegno al quale, però, tutti loro continuano disperatamente ad aggrapparsi. Temuti dagli insegnanti, lasciati a marcire nella loro dannosa incapacità di stare al mondo, i sei decidono di autogestirsi e scambiarsi a vicenda del sapere: esilaranti lezioni di vandalismo, giardinaggio, sesso, autodifesa, cucina e pericolosità dei rumeni si susseguono tra momenti di interesse generale, noia e minacce; quei professori che all’inizio della pièce erano avversati e tenuti alla larga con barricate di banchi e sedie, alla fine sono anelati come ancore di salvezza per quelle sei vite squallide e violente.
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La gestione dello spazio (la piccola Sala Tre del Teatro Franco Parenti) è efficacissima: il pubblico è a stretto contatto con i sei, è in classe con loro ed è direttamente chiamato in causa nelle loro azioni. Si ride tanto, ma il pugno allo stomaco che il finale vorrebbe dare, quello di una riflessione sulla corresponsabilità di ognuno per quelle vite alla deriva, si trasforma in un’apologia dei più scontati luoghi comuni. I personaggi sono poco sviluppati, e questo non sarebbe di per sé un demerito se non ci fosse la pretesa di una profondità psicologica; sono delle macchiette le cui azioni si arenano su quegli stereotipi da “gioventù bruciata” che paiono, ogni volta, difficilissimi da scalzare. I sei attori (sette con il professorino), tutti diplomati all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, reggono degnamente il gioco nelle parti più marcatamente comiche, mentre si fanno meno convincenti in quelle più seriose e tragiche.
 
Pubblico molto giovane in tripudio nel finale; noi andiamo via con un po’ di amarezza per la ripetitività dei temi e, soprattutto, delle modalità di approccio registico a questo tipo di spettacoli. Riconosciamo, però, a Nemico di classe, il merito di averci strappato una gran quantità di risate; di quelle risate un po’ ciniche e politicamente scorrettissime che, ogni tanto, non fanno male.



Tags: Accademia d'Arte drammatica Silvio D'amico, Anna Colafiglio, bullismo, Massimo Chiesa, nemico di classe, recensione, scuola, Teatro Franco Parenti, The Kitchen company, vandalismo, Vasco Rossi,
10 Dicembre 2010

Oggetto recensito:

Nemico di classe di Nigel Williams, regia di Massimo Chiesa

Tourneè: Milano, Teatro Franco Parenti, fino al 19 dicembre; Firenze, Teatro Puccini, 8-12 marzo; Rubiera (Re), Teatro Herberia, 26-31 marzo; Bologna, Teatro Dehon, 1-3 aprile; Genova, Teatro Duse, 5-10 aprile. Le altre date sul sito ufficiale
 
Cast: Luca Avagliano (Bago), Gabriele Bajo (Spillo), Nicola Nicchi (Iron), Daniele Parisi (Broz), Giovanni Prosperi (Kermit), Carlo Zanotti (Kinder) e con Giorgio Regali (il professore).
 
Il resto della locandina: scene di Props and Decors, costumi di Isabella Rizza, luci di Raffaele Perin; canzoni e musiche di Vasco Rossi; foto di scena di Pino Le Pera.
 
Illustri predecessori: nel 1983, Elio De Capitani curò la regia del testo di Nigel Williams per il suo Teatro dell’Elfo. A dare corpo e voce ai sei debosciati protagonisti furono nientemeno che dei giovanissimi Paolo Rossi, Claudio Bisio, Antonio Catania, Riccardo Bini, Sebastiano Filocamo e lo stesso De Capitani; lo spettacolo consacrò i suoi interpreti al successo ed ebbe un’eco di vastissima portata, complice anche il nuovo metodo recitativo impiegato. Racconta De Capitani: “quella recitazione/non recitazione che oggi pare normale era tutta da inventare allora. Lavoravamo al Beccaria, il carcere minorile di Milano, all’inizio isolati poi via via a contatto con i ragazzi che erano soprattutto zingari. La sera andavamo nei centri sociali a rubare. Rubavamo parole, frasi, gesti, facce. Fu durante una prova che capimmo che forse tutto avrebbe funzionato”.
 
La compagnia: The Kitchen Company nasce nel 2008 per volontà del produttore Massimo Chiesa, con lo scopo di dare nuova linfa vitale al teatro e alla drammaturgia contemporanea attraverso l’azione di giovani attori qualificati. Con la regia di Nemico di classe, Massimo Chiesa si pone importanti propositi: “mi piacerebbe riuscire ad avere in sala un pubblico di giovanissimi, mi piacerebbe riuscire ad organizzare delle scolastiche, mi piacerebbe più che altro riuscire a realizzare uno spettacolo fatto da giovanissimi per un pubblico di giovanissimi”.

giudizio:



7.02
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