L'unificazione che non si racconta, quella di Carmine Crocco e del brigantaggio meridionale, protagonista della piece Terra Promessa. Briganti e Migranti. Un gioco a più piani, che alla performance degli attori presenti sul palco affianca alcune videoinstallazioni. L'effetto è spettacolare, ma non può riscattare un copione troppo didattico
di Anna Colafiglio
Ne aveva già parlato Antonio Gramsci. L’aveva detto anche Luchino Visconti, eccellente cantore di quelle “rivoluzioni popolari” che popolari non sono state mai. L’aveva detto con Senso e, più tardi, con Il Gattopardo: con Tancredi Falconeri che, in procinto di unirsi alle forze garibaldine, spiegava l’andazzo della Storia a un perplesso Don Fabrizio Salina: “se non ci siamo anche noi, quelli ti combinano la Repubblica in quattro e quattr’otto. Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”.
Il Risorgimento, con le rivolte popolari, ci ha avuto infatti ben poco a che fare: reduci dalle illusorie e mai mantenute promesse garibaldine, i contadini del sud Italia si trovarono a dover combattere contro il nuovo assetto di quello che, per la prima volta, si definì “Stato italiano”; una lotta armata che, ben presto, prese il nome di “brigantaggio”.
In occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, Marco Baliani rievoca quel sanguinoso periodo portando in scena le vicende del brigante lucano Carmine Crocco, la sua disillusione e la sconfitta di un’intera classe sociale, costretta all’indigenza e all’emigrazione.
Pioniere, tra gli altri, del teatro di narrazione, Baliani si fa dunque voce di un pezzo di Storia poco conosciuto, del “lato oscuro” di quell’unità nazionale così ambita, prima, e celebrata, poi. Terra promessa. Briganti e migranti è un racconto a più voci, nel quale, alla realtà fisica del narratore sulla scena, fa da contrappunto l’impalpabilità della videoproiezione. Tre schermi, due laterali e uno centrale retrostante, sono infatti scenografia e, soprattutto, scenario dei fatti narrati: su di essi, immagini dei boschi lucani che furono teatro delle gesta di Crocco e della sua gente, di quell’Italia contadina che, dall’unificazione, ebbe tutto da perdere e nulla da guadagnare.
I volti e le voci dei protagonisti del racconto, attraverso le proiezioni, fanno da supporto e spalla alla voce dell’attore sulla scena, creando un gioco a più piani che affianca l’intangibile lontananza spazio-temporale degli uni alla realtà fisica dell’altro.
Lo spettacolo nel suo insieme, tuttavia, nonostante il tentativo di introdurre un certo dinamismo scenico e narrativo attraverso l’uso delle videoproiezioni, pecca di un eccessivo didascalismo documentaristico. La narrazione è prolissa e poco incalzante, le videoproiezioni, in particolar modo quelle che vedono l’intervento di personaggi altri, non riescono a creare un amalgama coerente con la realtà scenica dello spettacolo. Uno spaccato da libro di storia, una lezione accademica che, nonostante l’indubbia bravura dell’interprete, porta con sé un po’ di quella coltre di noia che (momento vagamente amarcord) credevamo di aver lasciato tra i banchi del liceo.
Tags: Anna Colafiglio, antonio gramsci, Briganti e Migranti, Carmine crocco, Luchino Visconti, Marco Baliani, recensione,
Terra Promessa. Briganti e Migranti, di Marco Baliani, regia di Felice Cappa
Locandina: uno spettacolo di Marco Baliani, Felice Cappa, Maria Maglietta; regia di Felice Cappa; drammaturgia di Maria Maglietta; video design di Matteo Massocco; musiche di Mirto Baliani.
Progetto: Change Performing Arts; produzione di CRT Artificio
Cast in video: Salvo Arena, Aldo Ottobrino, Naike Anna Silipo, Michele Sinisi.
Tournèe: Aosta, Teatro Giacosa, 3 novembre; Firenze, Teatro Puccini, 5 e 6 novembre; Magione (Pg), Teatro Comunale, 7 novembre; Potenza, Teatro Comunale, 24 novembre; Taranto, Teatro Crest, 26 novembre; Lumezzane (Bs), Teatro Comunale Odeon, 14 e 16 dicembre; Edolo (Bs), Teatro San Giovanni Bosco, 15 dicembre; Brugherio (Mi), Teatro San Giuseppe, 7 febbraio 2012; Parma, Teatro delle Briciole, 10 febbraio 2012; Roma, Teatro Palladium, dal 19 marzo al 1 aprile.
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