Round About Offenbach è il sottotitolo di Frère Jacques, il lavoro che Gianluigi Trovesi e Gianni Coscia (rispettivamente clarinetto e fisarmonica) dedicano una libera interpretazione del compositore di operetta. Ancora una volta sul felice confine tra musica colta e musica popolare
di Marco Buttafuoco
A distanza di undici anni dal bellissimo In cerca di cibo e di cinque dal meno coinvolgente Round about Weill ECM pubblica il terzo lavoro di questo inossidabile duo, che prima di incidere per la prestigiosa etichetta di Manfred Eicher, aveva fatto uscire piccoli capolavori come Radici(Egea, 1995). Il Frère Jacques del titolo non è quello della celebre canzoncina francese, bensì Jacques Offenbach (1818-1880) compositore francese, anche se ebreo- tedesco per nascita. Offenbach fu uno dei maestri dell’operetta, un genere musicale ben presto decaduto in Europa. Musica brillante e un po’ frivola, sognante, ironica e romantica. Musica di frontiera, nella quale i contemporanei dell’autore di Les Contes d’ Hoffmann sentirono addirittura una raffinata parodia dell’ imperante wagnerismo. Un terreno di ricerca ideale per questo duo che da sempre esplora il confine incerto, mobile fra musica colta e musica popolare, che si diverte a ridisegnarne il tracciato, a spostare le bandierine.
Il disco è il solito concentrato di ironico lirismo cui i clarinetti di Gianluigi Trovesi e la fisarmonica di Gianni Coscia hanno abituato i loro ascoltatori più fedeli. Nella tredicesima traccia, solo per fare uno dei tanti esempi possibili, si parte dal celebre tema, molto rallentato del Can Can per arrivare ad un lungo e serrato fraseggio jazzistico e tornare poi al tema iniziale, variato e manipolato. Altrove si cita esplicitamente Gershwin, altro musicista di confine (anch’egli, non a caso, di origine ebraiche).
In sé l’operazione non è certamente inedita. Da lungo tempo, forse proprio dalla fine dell’ 800, i tempi di Offenbach, i musicisti amano mescolare i linguaggi, variare fra i generi, invadere territori nuovi. Quello che distingue dischi come questo da tanta banalità contaminatrice è, in fondo, ciò che con un termine vago, scontato, ma insostituibile, va sotto il nome di "poesia". Marcel Proust scrisse a proposito della musica popolare ”Il suo posto, nullo nella storia dell’ arte è immenso nella storia sentimentale della società. Uno spartito di cattive canzoni….deve commuoverci come un cimitero e un villaggio. Che importa se le case non hanno stile, se le tombe scompaiono sotto le iscrizioni e gli ornamenti sono di pessimo gusto. Da quella polvere può alzarsi la nuvola delle anime con ancora in bocca il verde sogno che faceva loro intuire l’ altro mondo e godere o piangere di questo.”
La musica di Trovesi e Coscia è immersa in questa nube di sogni e sentimenti. Odora di strada e di balli campestri, di balera, di atmosfere fumose di jazz club, di cafè chantant. E’ intrisa della polvere delle campagne italiane come di quella delle vie dei vecchi villaggi ebraici nell’Europa centrale.
Certo, la formula, dopo tanti anni, è sempre meno sorprendente. Ma il risultato finale è ugualmente piacevole e raffinato. Le note di copertina, se qualcuno volesse dubitare ancora dello spessore dell’operazione, sono state redatte, come quelle dei due sichii ECM precedenti da Umberto Eco, amico di Gianni Coscia fin dagli anni della gioventù.
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Gianluigi Trovesi e Gianni Coscia, Frere Jacques Round about Offenbach, ECM 2011
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