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MUSICA

Il meglio del 2013: i dischi
Stanchi delle classifiche di fine anno? Non ne potete più dei siti che vi propinano le migliori opere del 2012? Giudizio Universale guarda avanti: in esclusiva per voi ecco le migliori opere dell'anno prossimo! Capolavori che non sono stati registrati, e che non lo saranno mai: li hanno immaginati i nostri recensori di fiducia. Perché il meglio, come sempre, deve ancora venire

di Federico Capitoni, Simone Dotto, Marco Buttafuoco, Dario De Marco, Giovanni Desideri

 


JAZZ
Keith Jarrett, Köln Concert 2, Ecm

Nuovo, ennesimo, disco di Keith Jarrett per pianoforte solo. Il pianista stavolta però torna a Colonia, dopo 38 anni. Una lunga improvvisazione, in un doppio cd registrato come sempre da Ecm, secondo la classica massima jarrettiana (alla quale solo gli allocchi credono): “Non ho nemmeno un seme quando comincio”. Köln Concert 2 purtroppo non eguaglierà le vendite del primo volume e i salaci recensori del Giornale titoleranno il loro pezzo: “Il concerto di Culonia”.
(Federico Capitoni)
 
POP
Aa. Vv., Live for the Dead, United Producers
Abbandonata per via dei costi eccessivi la Soluzione Finale contro la pirateria (un collare elettrico da applicarsi al singolo “scaricatore” e in grado di rilasciare scosse di avvertimento a 300 volt) per la prima volta nella storia della musica pop le major discografiche fanno cartello e passano alla controffensiva. “Abbiamo in mano qualcosa in grado di vendere ancora?” si chiedono in sostanza, quando si ritrovano riuniti ad un unico tavolo. Le risposte sono due: i software di simulazione ludica (leggi videogiochi modello Guitar Hero) e qualche nome, quasi sempre di persone defunte –constatazione, quest’ultima, ben lontana dallo scoraggiare la produzione. Un cervellone elettronico calcola quindi i detentori dei maggiori dati di vendita e mette insieme un cast stellare: ci sono tutti, da Miles Davis a Jim Morrison, da John Lennon a Michael Jackson, da Freddie Mercury a Elvis Presley, da Jimi Hendrix a Albano Carrisi, inserito nel novero dal computer per un leggero errore di calcolo. Il fraintendimento non sta tanto sul numero di copie vendute (“50.000.000 italian autogrills can’t be wrong” recita orgogliosamente un’etichetta sulle ristampe dell’opera omnia del cantante pugliese) quanto sul fatto che Al Bano, nonostante il parere fortemente contrario di medici e legali, è ancora vivo. Ma nemmeno questo scoraggia le case discografiche unite, ormai determinatissime a “far suonare” insieme i loro cavalli di punta per il primo evento interamente virtuale in diretta dall’aldilà. Al grande spettacolo assisteranno infatti in contemporanea milioni di appassionati in tutto il mondo, in web streaming o nelle sale cinematografiche. L’inizio, un po’ scontato, è sulle note di Thriller con tanto di balletto zombie. Poi i momenti più attesi, come il tanto a lungo fantasticato incontro tra la tromba di Miles e la chitarra di Jimi, i proclami alla ribellione di Lennon e Morrison, Carrisi che rilegge Bohemian Rhapsody in versione a cappella, con ben quattordici minuti di acuto vocale. Azzardata, ma nondimeno coraggiosa, la grande jam session finale sul tema di Nostalgia Canaglia, nel bel mezzo della quale Hendrix torna a bruciare la chitarra. Distribuito nei negozi in un prezioso cofanetto da 8 cd e proiettore di ologrammi, Live for the dead sembra finalmente aver reso pan per focaccia agli animatori del filesharing illegale. Dalle prime stime, nessuno ha avuto il coraggio di duplicare o distribuire su canali illeciti il prodotto multimediale, mentre sono diversi i casi di utenti pirata consegnatisi spontaneamente alla polizia dopo l’ascolto. Risolta l’annosa questione sui diritti d’autore quindi? Non proprio. Si dice che, reincontratisi faccia a faccia, la simulazione di Michael Jackson e la simulazione di Al Bano abbiano ripreso un vecchio contenzioso su chi avesse copiato da chi un vecchio brano. Intanto, i fortunati detentori dell’edizione De Luxe (12 cd e 4 dvd per 750 euro) hanno già goduto della visione di alcuni extra esclusivi, tra cui un dietro le quinte di Carrisi che, per rubare la scena all’avversario, si fa insegnare il moon walk.
(Simone Dotto)
 
JAZZ
Charlie Parker, The WC session, Improbable sound
Dopo anni di ricerche ed interrogativi uno dei grandi misteri del jazz ha trovato una sua risposta, alemeno parziale. Sono stati ritrovati alcuni dei favoleggiati nastri pirata di Dean Benedetti (Il ladro di suoni di un notevole libro), musicista italo-americano che si era riproposto di registrare tutte le session del grande Charlie Parker. Dean rubava il suono di Bird nelle situazioni più impensate e precarie. I nastri venuti alla luce furono registrati nei locali igienici del celebre Minton’s Club, sulla 52ma. Le bobine documentano il suono, inconfondibile, di Parker, ma gli storici si interrogano ancora su chi suonasse con lui su in quella sera imprecisata. La registrazione, disturbata da suoni di sciacquone, gargarismi, flatulenze, dice poco in proposito. L'Improbable sound ha deciso di non cancellare i rumori di sottofondo per non togliere niente all’unicità dell’evento, ma per coprire il terrificante bordello della sezione ritmica, ha utilizzato vari inserti sonori. La voce di Nat King Cole in qualche ballad, qualche loop da discoteca, un coro di alpini, il leopardiano Infinito letto da Dustin Hoffman. A lungo la produzione ha cullato il sogno di utilizzare la voce di Fabrizio De Andrè per dialogare con il sax immortale di Bird. Gli impegni del cantautore genovese con la London Simphony Orchestra hanno reso impossibile questo raffinato sogno post-modernista.
(Marco Buttafuoco)
 
ETNICA
Aa.Vv. (a cura di Mauro Pagani), Occupy World Street, Ricordi
Il genio febbrile di Mauro Pagani, reduce dalla direzione musicale di Sanremo (ma le incisioni risalgono a mesi prima) se ne esce con un progetto di tutt'altra specie: un capolavoro, per idea e per realizzazione. La perfetta sintesi di Alan Lomax e Marc Augé: vere registrazioni sul campo, di musicisti ignoti appartenenti alla più diverse culture, senza né filtri né suggerimenti – come nell'epoca d'oro dell'etnomusicologia – però effettuate non in luoghi esotici ma per le strade di una metropoli occidentale – ispirandosi all'antropologia “della vicinanza” dello studioso francese. Il mondo in una strada, come allude il titolo engagé. E quindi il quartetto ungherese che si lancia in danze dispari a velocità folle; il fisarmonicista tedesco, one man band che aziona grancassa piatti e altro con un sistema di leve e pedali, e canta le hit del primo dopoguerra o i classici napoletani riarrangiati a tango; gli immancabili zingari con un trombettista virtuoso in assoli post-bop; il turco solitario con il suo saz, ma elettrificato e distorto per fare cover strumentali di Hendrix; il bluesman con la voce arrochita e il fingerpicking tirato a lucido; l'immancabile suonatore di bicchieri, l'inevitabile pizzica, ma poi persino un mezzosoprano lirico...
E non è tutto: come bonus, un cd interamente dedicato al remix. Una rielaborazione dei materiali appena ascoltati, affidata ai più intelligenti in circolazione tra dj ed “elettronicisti”: Ricardo Villalobos, Robert Miles, Mattew Herbert e via sperimentando. Ma le sorprese non sono finite, forse, perché nei ringraziamenti compare una sfilza apparentemente incongrua di grandi nomi: Bill Frisell, John Renbourn, Rabih-Abou Khalil, Márta Sebestyén, Daniele Sepe, Paolo Fresu, Antonelli Salis... e Severino Gazzelloni, il mitico flautista che si ricorderà protagonista di una beffa, una prova del non-ascolto dei passanti: travestito da musicista ambulante non venne riconosciuto per una giornata e raccattò pochi spiccioli. E se fosse tutto uno scherzo?
(Dario De Marco)
 
CLASSICA
Rinaldo Alessandrini, Variazioni Goldberg, Naive

Gli amanti della musica classica hanno un mondo e riti particolari; per esempio, ad ogni incisione della «Montagna d’oro», cioè le Variazioni Goldberg di Bach, si raccolgono per ammirare il capolavoro e fare le loro valutazioni, come fosse un viaggio necessario, denso di raffinati piaceri. E tanto più per questa nuova incisione di Rinaldo Alessandrini al clavicembalo, preziosa per molti motivi, tra i quali il fatto che un italiano torna a scalare la montagna, per la gioia dei suoi molti estimatori nel mondo e il bene della musica: non apriamo appassionanti discussioni da «Bar Musica Classica», ma insomma siamo particolarmente lieti che questa nuova registrazione avvenga dal clavicembalo, lo strumento per il quale Bach scrisse queste pagine (con buona pace delle pur pregevolissime esecuzioni al pianoforte). Fondatore dell’ensemble «Concerto Italiano» specializzato in musica dal XV al XVIII secolo, Alessandrini e il suo gruppo possono vantare molti allori nel mondo; per esempio, nel numero di maggio 2012 del BBC Music Magazine, la loro incisione dei Concerti brandeburghesi dello stesso Bach veniva definita la migliore in commercio: e considerando che si tratta di una delle più famose opere della storia della musica, con miriadi di incisioni, il riconoscimento deve pur valere qualcosa. E di queste Varizioni? Alessandrini non si smentisce: sono una nuova scoperta di un capolavoro pur così famoso: trasparenti, cristalline, musica davvero vivente, ma naturalmente intima come si conviene ad una musica notturna, scritta per intrattenere un conte insonne. Non si tratta solo di «rendere» quel che sta scritto: emozione e razionalità, raccoglimento e allegria devono essere evocate e tenute in vita, come uno spettro o un golem. E il risultato è magnifico. Sehr gut, herr Alessandrini!
(Giovanni Desideri)



Tags: Dario De Marco, Federico Capitoni, Giovanni Desideri, immaginari, Marco Buttafuoco, recensioni, Simone Dotto,
20 Dicembre 2012

Oggetto recensito:

IL MEGLIO DEL 2013

LIBRI (di Giuseppe De Marco, Giuseppe Grattacaso, Stefano Nicosia, Dario De Marco)
ARTE (di Mirko Nottoli, Riccardo Bonini, Anna Colafiglio)
FILM (di Marinella Doriguzzi Bozzo, Dario De Marco, Simone Dotto)
TEATRO (di Giulia Stok, Nicola Arrigoni, Igor Vazzaz)
MUSICA (di Federico Capitoni, Simone Dotto, Marco Buttafuoco, Dario De Marco, Giovanni Desideri)

giudizio:



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