Dopo Rebetiko Gymnastas, il disco dedicato alla tradizione musicale ellenica, Capossela continua la sua discesa dall'acropoli con questo Tefteri - il quaderno dei conti in sospeso. E' un taccuino di appunti, che tiene la contabilità di un paese in crisi e insieme rinnova il racconto di una cultura e un'umanità antiche
di Marco Buttafuoco
Che bel libro, un po’ retrò, basato su appunti strappati ad un taccuino, secondo la lezione dei grandi viaggiatori del passato e di Bruce Chatwin. E’ un libro di viaggio, un diario poetico e una riflessione sui suoni impuri del ’900, dal Rebetiko, musica popolare della Grecia urbana, musica d’immigrati, importata nell’Ellade dai greci di Smirne scacciati dai Turchi nel 1922; “ quando si deve fuggire tutto il resto si lascia dietro. I beni e gli averi sono le prime cose ad andarsene con una catastrofe, una guerra, ma la musica rimane la cosa più leggera da portarsi”.
Musica di porti di mare, di assenze e appartenenze come il tango e come il fado. Ma anche come il blues, che in fin dei conti nacque sulle rive di un fiume e da lì cominciò il suo viaggio. O come la morna, (altro genere frequentato da Capossela, anche se non menzionato in questo libro) che nacque nelle taverne degli scali dell’arcipelago di Cabo Verde. Il Rebetiko e le musiche ad esso legate sono in qualche maniera rozze e impure, come le loro sorelle atlantiche: non è un caso che la parola bouzouki, il tipico strumento cordofono greco, pare provenire dalla stessa radice che in turco indica l’errore. La loro struttura è basata non sulla tradizionale divisione occidentale di scale maggiori e minori ma sui “modi”, Dromi, tipici della musica orientale: ognuno di essi è il racconto di uno stato d’animo.
Non c’è però traccia di alcun esotismo di maniera nelle righe dell'autore di Canzoni a Manovella. Le storie delle musiche s’intrecciano con le cronache amare ed essenziali sulla tragedia della Grecia contemporanea. Capossela fa parlare le tante persone incontrate nel suo viaggio: la realtà della crisi economica è resa in maniera sorprendentemente asciutta, quasi scabra. Si capisce ad esempio come fra i Greci non predominino sentimenti di rivalsa nei confronti di una comunità internazionale che ha massacrato la loro economia. Non mancano interessanti riflessioni sulla corruzione di cui era caduto preda il paese, un paese le cui vicende, fin dall’antichità hanno avuto un significato universale.
Tefteri significa in greco "il libro dei conti", il brogliaccio in cui si segna il dare e l’avere. Un taccuino potenzialmente infinito nelle vicende umane, collettive o meno. Un quaderno potenzialmente terribile, del quale, tuttavia, non si deve avere timore. Le musiche di cui racconta Capossela infatti “… servono a spurgare il nero. Bisogna smettere di evitare il dolore, di tenerlo da parte dalla vita. Camminarci in mezzo, invece. Attraversarlo. Non averne paura. Cercarlo, ostentarlo e liberarsene pubblicamente. Condividerlo“.
In fin dei conti crisi vuol dire anche cambiamento e comprensione. Viene, per l'appunto, dal greco "krino" e può indicare anche una separazione e un punto di svolta, una scelta. Forse la devastazione di questi anni servirà a costruire qualcosa di nuovo. Anche se “il vero mangas è il tempo. Un mangas di colore nero.“ Capossela ha anche dedicato un disco al genere chiamato Rebetiko Gymnastas, ma molto meno convincente che questo libro.
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Vinicio Capossela, Tefteri - il libro dei conti in sospeso, Saggiatore 2013, p 154, 13 euro
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