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LIBRI

Se Bastianazzo naviga in Bretagna

Le miserie quotidiane della vita sulla costa, un amore ostacolato dal corso delle stagioni, la presenza ingombrante e tirannica del mare dove viaggiano (e affondano) i pescherecci. Pescatore d'Islanda fu scritto dal bretone Pierre Loti nel 1886, solo cinque anni dopo I Malavoglia


di Giovanni Zagni


In questa epoca di bulimia editoriale, pubblicare un romanzo del 1886 è senza dubbio una scelta coraggiosa. Voglio essere altrettanto coraggioso e accostarlo subito ad un'opera di soli cinque anni precedente, I Malavoglia, che la presenza in svogliate liste estive di consigli di lettura ha reso un emblema della noia per più generazioni di scolari italici.
 
Ma i consigli di lettura inadeguati non tolgono nulla al valore di capolavoro del libro di Verga, oggi decisamente fuori moda e confinato a gloria regionale siciliana. Iniziamo allora una piccola battaglia di rivalutazione affermando senza timore che il romanzo più celebre di Pierre Loti (1850-1923) ha diversi pregi, non da ultimo quello di avere con I Malavoglia diversi punti di contatto, come la presenza ingombrante e tirannica del mare, artefice dei destini tanto dei pescatori di Aci Trezza quanto dei marinai bretoni che, per lunghi mesi dell'anno, viaggiano lontano dalle loro case verso il nord, nei pericolosi mari intorno all'Islanda.
 
Come in un quadro di Turner, nelle prime pagine di Loti i protagonisti sono le luci e i colori delle distese d'acqua infinite: il fascino del mare colpisce prima di tutti Yann Gaos, uomo forte e buono come lo sono gli altri pescatori. La prima parte partecipa di un tono omerico, solenne, fatto di descrizioni e aggettivazione sovrabbondante: "la vita d'alto mare, l'isolamento con tre o quattro rudi compagni, sopra tavole instabili, nelle acque fredde del mare settentrionale".
 
Davanti alla maestosità del mare le passioni umane appaiono piccole e semplici: in Bretagna come ad Aci Trezza, la lotta quotidiana è contro la miseria e la morte, e spesso sono gli uomini ad avere la peggio e rimanere schiacciati. L'amore tra Yann e Gaud intorno a cui ruota la vicenda segue un percorso fatto di pudori e testarde ritrosie, per sbocciare e consumarsi poi, rapido come una candela, in pagine di grande candore. Si avverte chiaramente l'ammirazione dello scrittore (che fu ufficiale di marina e viaggiatore) per la vita dei pescatori, puri e onesti, chiusi nella loro spiritualità semplice ed istintiva.
 
La scrittura varia spesso punti di vista e registri, fino ad un paio di pagine bizzarramente in prima persona, con quella densità scabra tipica di molte opere prime di oggi e di ieri. Manca la vivacità dei dialoghi e la profondità umana che rendono I Malavoglia un classico, ma Pescatore d'Islanda piacerà senza dubbio a chi subisce il fascino della semplicità e della descrizione, con i suoi ritratti di povere vite senza mai indulgere nel sentimentalismo o nel ritratto pietista della miseria. Un bel romanzo invernale e marino, piacevolmente inattuale.



Tags: 1886, Giovanni Verga, Giovanni Zagni, I Malavoglia, mare, Nutrimenti editore, Pescatore d'Islanda, Pierre Loti, recensione, verismo,
25 Novembre 2010

Oggetto recensito:

Pierre Loti, Pescatore d'Islanda, Nutrimenti 2010, p. 233, euro 16

giudizio:



8.01
Media: 8 (32 voti)

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