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LIBRI - SAGGISTICA

Il teatro di Kantor, la classe che non muore

I vent'anni dalla scomparsa sono una buona occasione per ricordare il regista polacco, che della memoria fece uno dei temi cardine della sua avanguardia. La materia e l'anima è un saggio di Renato Palazzi, critico del Sole 24Ore nonché infiltrato speciale in uno degli spettacoli italiani dell'autore de La classe morta


di Nicola Arrigoni


“Per le platee che in tutto il mondo hanno seguito e ammirato i suoi spettacoli, Kantor è qualcosa di più di un semplice uomo di teatro: nell’immaginario collettivo è l’officiante di uno strano culto, è l’artista che ha osato guardare in faccia la morte, che ha individuato la finestra attraverso la quale ci è dato affacciarsi dall’altra parte”.
 
Così scrive Renato Palazzi riferendosi a Tadeusz Kantor, artista, visionario del teatro a cui è dedicato il ricco e leggibilissimo volume, Kantor. La materia e l’anima, pubblicato da Titivillus. A vent’anni dalla morte Palazzi, critico teatrale de Il Sole 24Ore, ripercorre la straordinaria carriera artistica suddividendo il saggio nelle due parti enunciate dal titolo. Nella prima, dedicata alla Materia, l’autore analizza gli elementi linguistici che compongono il teatro di situazione, il teatro di gesto e di oggetto di Kantor, concentrandosi sull’Oggetto, sull’Attore, sul Testo e lo Spazio. La seconda parte del saggio va in cerca dell’Anima dell’artista, affrontandone alcuni temi ricorrenti negli spettacoli come La classe morta, Wielopole Wielopole, Aujourd’hui est mon anniversaire, Crepino gli artisti: la morte, la memoria e il teatro dell’Io diviso.
 
La rivoluzione kantoriana è subito espressa in apertura di volume, nel riferire dell’incontro sconvolgente con quella Classe morta in cui presente e passato, vita e morte si coniugano fra quei banchi di scuola che appartengono alla memoria dei più. E allora gli spettatori si trovano davanti ad "un aggregato di incalzanti situazioni visive, gestuali, sonore che funzionano come una sorta di implacabile macchina filosofica, un affilato strumento di penetrazione intellettuale che affonda senza tregua nell’interiorità di chi vi assiste (...). Ma è una strana macchina filosofica impastata di insospettabili slanci clowneschi, sospesa sul filo sottile tra strazio e divertimento, dove la pietà si colora di risvolti crudeli e il cinismo è sempre a un passo dal pianto".
 
Renato Palazzi — che nell’87 si intrufolò di nascosto come attore macchinista in uno spettacolo realizzato in Italia dall’artista polacco, La macchina dell’amore e della morte — racconta  la poetica di Kantor dall’interno, ci fa rivivere o vivere le emozioni di un teatro della vita affacciato sugli abissi della morte. Da leggere.



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22 Marzo 2011

Oggetto recensito:

Renato Palazzi, Kantor. La materia e l’anima, Titivillus, p 330, 18 euro

giudizio:



8.174997
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