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FILM - SPECIALE VENEZIA 2010

Tutti a letto con Happy Few

venezia.GIFAdulterii e menages a quattro, che più espliciti di così non si può. Un film che vorrebbe mandare a dormire i bambini ma finisce con l'assopire anche gli adulti. Abbiamo sondato la reazione della platea veneziana davanti alla pellicola a luci rosse di Antony Cordier, scoprendola più annoiata che scandalizzata


di Andrea B. Previtera


E’ giunta l’ora di chiamare in aiuto il potere chiarificante della democrazia. Troppe le brutture, le storture, troppi i punti interrogativi cubitali di questo periodo cinematografico, e il dubbio di possedere un occhio troppo severo prende il sopravvento. Happy few, titolo inglese e produzione francese, poca storia e una voglia quasi infantile di provocare la sala, ed è alla sala che stavolta lascio la parola, facendomi più cronista che recensore.
 
Cronista di una storia semplice: quella di un pubblico che inizia mugugnando, perchè questo Happy few, di Antony Cordier, impiega appena un paio di scene per sganciare gli spettatori sul campo di un adulterio talmente nitido da sembrare artificiale – come i proverbiali fiori di plastica tanto ben fatti da apparire veri (o quelli reali tanto belli che paiono di plastica)
 
Ménage a quattro. Niente mistero, niente segreti, niente “cielo, mio marito!”. Tutti sanno tutto, da subito, tutti si fanno promiscui con tutti, immediatamente. Scambio e rimescolamento di coppie che potrebbe fare da apertura ad una storia interessante, o quantomeno in qualche modo didattica. E invece no: il pasticcio è la storia, è TUTTA la storia, e il pubblico inizia a sbadigliare di accoppiamento in accoppiamento. Qualcuno riattiva il cellulare, parla al telefono – persino – eppure nessuno protesta. Del resto, la maggior parte dei dialoghi si compone di onomatopee da copriletto.
 
Di accoppiamento in accoppiamento. In accoppiamento, in accoppiamento, in accoppiamento, finché il torbido diventa grottesco, l’erotico si fa ridicolo, e il pubblico democraticamente e quasi unanime - regredisce ai banchi delle scuole medie – quando la lezione sull’anatomia umana faceva ghignare e la professoressa doveva battere la mano sulla cattedra.
 
E tant’è: personaggi privi di corpo, di cui conosceremo a malapena i nomi e le professioni, si prestano al tentativo del regista di far saltare monocoli ad uno spettatore pudico estinto però dai tempi di Giovannona Coscialunga – con un paio di scene di sesso estremamente esplicite che arrivano troppo oltre nello svolgimento della pellicola. Dal dubbio, allo sbadiglio, alla risata, all’uscita di sala – in molti casi – prematura.
 
Ed io? Cosa è rimasto a me di Happy few? Un sottile disagio nel cogliere tra le righe di tutte quelle contorsioni, qualche sfumatura della vera essenza del tradimento e della facile perdita di significanza della condivisione. Già provato con le promiscuità di Closer (Mike Nichols, 2004), e insufficiente in questo caso a strappare dal versante degli ombrelli il film, il cui titolo – a ben pensarci – sembra strizzare l’occhio alla ricezione da parte del pubblico pagante.



Tags: Andrea B. Previtera, Antony Cordier, cinema erotico, Happy few, mostra del cinema, recensione, Speciale Venezia 2010,
06 Settembre 2010

Oggetto recensito:

Happy Few di Antony Cordier, Fr 2010, 103 m

giudizio:



7.515
Media: 7.5 (4 voti)

Commenti

Di accoppiamento in

3.06

Di accoppiamento in accoppiamento. In accoppiamento, in accoppiamento, in accoppiamento, finché il torbido diventa grottesco, l’erotico si fa ridicolo, e il pubblico democraticamente e quasi unanime - regredisce ai banchi delle scuole medie – quando la lezione sull’anatomia umana faceva ghignare e la professoressa doveva battere la mano sulla cattedra.

Questa frase di Andrea B. Previtera è veramente calzante e dà il senso di estenuazione del povero spettatore che si aspetta che qualcosa debba pur succedere, ma quel che succede è talmente banale...Quel che succede è solo una pausa, un respiro, tra un coito e l'altro. Avevo già visto il film d'esordio di Anthony Cordier (Douches Froides) e questo suo "Happy Few", non fa altro che portare avanti la sensazione che manchi una storia. Il sesso così, indagato in maniera meccanica, non stupisce più nessuno.

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