Tutto ruota intorno a Clooney in Tra le nuvole di Jason Reitman. Sullo sfondo della crisi americana, si trasforma da cinico tagliatore di teste in aspirante padre di famiglia
di Andrea B. Previtera

Jason Reitman, figlio d’arte dell’Ivan già padre dei leggendari acchiappafantasmi (resistiamo alla tentazione di giocare sull’intreccio di parentele), torna alla regia con Tra le nuvole dopo due buone pellicole: Thank You For Smoking (2005) e Juno (2007) – e fa fede alla sua media. Un altro buon film, robusto, piacevole.
Ecco dunque Ray Bingham (George Clooney) professionista del licenziamento in viaggio per gli Stati Uniti della nuova crisi economica. Affascinante, cinico quanto basta, edonista della collezione di miglia aeree e dell’arte di vivere lontano da ogni forma di legame. Ray che affronta la rivoluzione informatica della propria azienda, Ray che subisce e scolpisce una giovane collega sospesa tra arrivismo e ingenuità, Ray che si scontra con la possibilità di un affetto, Ray che con qualche forzatura della trama riscopre gli affetti familiari.
Perché Tra Le Nuvole è un film costruito su, con, e per (aggiungere altre preposizioni a piacimento) Clooney. La non-compagna Alex (Vera Farmiga, splendida, perfetta in un ruolo non banale) e la neocollega Nathalie (Anna Kendrick, accettabilmente mediocre), rappresentano poco più di due appendici, due ulteriori bagagli per il protagonista assoluto impegnato nel concentrare in sè l’intero senso della pellicola.
Ed un senso c’è, oltre la commedia tetra e brillante, oltre il montaggio dinamico e le raffiche di carte, aerei, porte e sedie, sedie, porte, carte ed aerei: è una dimostrazione per assurdo dei valori della stabilità e della condivisione. Reitman ci presenta il successo di un modello completamente opposto per poi rivelarne bruscamente (forse un po’ troppo) le falle essenziali.
E oltre la convivenza di forza e debolezza tipiche di un film edificato – infine - sulle peculiarità di un unico personaggio, c’è comunque una storia che regala molte risate mai sguaiate, un umorismo tagliente, infallibile, e una forte dose di realismo. Viene spontaneo immaginare che per poter rendere con un tale nitore la vita da hotel, il sesso via sms, le cene in accappatoio bianco, la troupe si sia trovata a vivere un’esistenza analoga quantomeno per la durata delle riprese, che toccano almeno dieci distinte location sparse per tutti gli Stati Uniti.
Imputiamo a Tra le nuvole, oltre al rachitismo del cast, l’atrocità del titolo e la velocità quasi mistica della conversione di Ray da illuminato duro e solitario a tenero aspirante family man. Ma per il resto, benvenuti: il viaggio non presenterà ulteriori vuoti d’aria, con un ottimo decollo ed un atterraggio non necessariamente banale.
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TRA LE NUVOLE, DI JASON REITMAN, USA 2009, 109 M.

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