Dopo il Nick Hornby di An Education, la danese Lone Scherfig torna a dirigere la sceneggiatura di un bestseller, quello di David Nicholls, sperando di replicarne le sorti al botteghino. La storia di Emma e Dexter sembra un copione melenso e già visto, ma il colpo di scena è dietro l'angolo. Da venerdì nei cinema
di Anna Colafiglio
Ecco una di quelle pellicole in cui lo spoiler pare già in agguato, solo sbirciando la locandina; solo guardando il trailer e ascoltando quegli sprazzi di trama concessi al pubblico pagante ancor prima che il film esca nelle sale. Emma e Dexter, la secchiona e il belloccio universitario (topos letterario e cinematografico, ahinoi, piuttosto rodato): dopo la laurea sono a letto insieme, poi ognuno prende la sua strada, si inseguono per vent’anni. E poi -tac- la scena del bacio tra i due immortalata sulla locandina del film. Eccola, l’ennesima love story tardo-adolescenziale con il consueto lieto fine. Eppure, per una volta, così non è: il colpo di scena è, letteralmente, dietro l’angolo. Chi ha letto il romanzo già sa; per tutti gli altri, si tratta certamente di una svolta, utile a risollevare la trama dal pantano stantio del già visto e del già detto.
La regia è della danese Lone Scherfig, non nuova a esperimenti di sceneggiatura e regia basati su noti best seller: un anno fa usciva An Education (la nostra recensione), tratto da un romanzo di Nick Hornby e da lui sceneggiato. Questa volta è toccata a David Nicholls e al suo One Day, un romanzo largamente sopravvalutato grazie al suo innegabile appeal empatico e, conseguentemente, commerciale. Impossibile non leggerci dietro il richiamo del blockbuster: Lone Scherfig ha accolto la sfida (già vinta in partenza, ne siamo certi, se non altro in termini di botteghino), ed è scesa in campo affiancata da Anne Hathaway e Jim Sturgess, molto a loro agio nei rispettivi panni di Emma Morley e Dexter Mayhew.
Nella stessa atmosfera vintage che aveva caratterizzato la fotografia del precedente An Education, Emma e Dexter si muovono in un arco di vent’anni: li vediamo agire ogni quindici di luglio, un solo giorno all’anno che ci mostra lo stadio della relazione tra i due. Operazione ambiziosa, quella di condensare tutto ciò in poco meno di due ore: e infatti, almeno nella prima parte, il film sembra una serrata “lista della spesa” degli accadimenti: un’eterna condanna, dopotutto, seppur amplificata, per coloro che vanno a vedere un film dopo averne letto il libro di riferimento.
La sceneggiatura è affidata allo stesso David Nicholls, che, mantenendo inalterata la struttura narrativa del romanzo, opera una giusta e necessaria cernita degli avvenimenti. Ciò non basta, però, a togliere l’affanno alla narrazione, sebbene la seconda parte della pellicola abbia un andamento più arioso: lascia infatti uno spazio maggiore agli eventi e ai facili sentimentalismi che, ad ogni modo, sono insiti nel genere.
Non una brutta pellicola, in conclusione, salvo le pur ricorrenti indulgenze alla banalità delle situazioni, dei dialoghi e dei fatti narrati. Il gioco è vinto perché quello della già citata empatia tra pubblico e personaggi, con una trama così, è un territorio piuttosto facile da conquistare; ma questo non basta, certamente, a garantirne un elevato livello qualitativo.
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One day di Lone Scherfig, USA 2011, 107 m
Tratto dal romanzo: Un Giorno di David Nicholls, pubblicato in Italia da Neri Pozza Editore.
Consigli di visione: è il classico film da vedere autolesionisticamente quando si è giù di corda, con il dichiarato scopo di alimentare la propria depressione.
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