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ARTE

Quando Signorini si diede alla macchia
Il capofila della corrente macchiaiola abbandonò presto lo stile delle origini. Alla sua fase internazionale è dedicata la mostra di Palazzo Zabarella a Padova

di Francesca Castellani


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Se decidete di andare alla mostra di Telemaco Signorini a Padova con l’idea di vedere uno dei capofila dei macchiaioli preparatevi a una smentita. A Palazzo Zabarella ci sono sì alcuni dei lavori di Signorini che hanno dato l’impronta alla pittura di “macchia”, come il Merciaio a La Spezia (1859) o il Il quartiere degli israeliti a Venezia (1860). L’artista era giovane e con piglio sperimentale è andato a scovare, nei tagli netti di luci e di ombre affocate dal sole, l’abc di una nuova e semplificata “grammatica” pittorica entro cui cadenzare la costruzione del quadro.
 
Ma la bilancia delle opere esposte e il percorso scelto dai curatori fa pendere decisamente l’ago verso il Signorini pittore internazionale, che grazie ai legami con Martelli, De Nittis e Boldini cerca e trova il successo sulla scena artistica parigina e il mercato londinese, il più ambito del mondo.
Un successo garantito, almeno dalla fine degli anni sessanta, da una scelta molto sagace di temi aggiornati o alla moda. Paesaggi sempre più attenti ai valori atmosferici e a tagli arditamente “fotografici”, come gli insegnava De Nittis; signore borghesi garbatamente ritratte in attesa nello studio d’artista, circondate da quadri come in una tavola di Vermeer (riscoperto guarda caso in quegli anni). Anche i soggetti naturalistici e sociali più provocatori sono in linea coi tempi: come la Sala delle agitate al manicomio di Firenze del 1865 (immagine in alto), che piaceva a Degas – linda e luminosa come una predella del quattrocento, in clamoroso attrito col suo tema…
 
La toilette del mattinoLa mostra di Padova è, scientificamente parlando, ineccepibile: cioè dice la verità su Signorini, che macchiaiolo lo è stato all’inizio e per poco (il movimento si esaurisce presto), e che comprende prima di altri quanto, ahimé, provinciale fosse la scena artistica italiana del momento. E perché mai un pittore, dotato di indubbio talento, avrebbe dovuto rinunciare a mettere il naso fuori casa e farsi largo in quella che, allora, sembrava la strada maestra della modernità?
Il problema è che quello che appariva moderno nel 1885 non ci sembra più tale oggi; anzi, magari ci annoia. Dopo tante colline, mercati a Firenze e vicoli a Riomaggiore, decisamente rivolti al mercato, è un sollievo ritrovare la zampata del vecchio leone nell’ultima sala: La toilette del mattino del 1898 (immagine qui sopra), qualche prostituta col suo cliente, il pavimento a mattoni delle Agitate, e una luce che crea bellezza, senza ulteriori commenti.

 



Tags: bersani, degas, Francesca Castellani, macchiaioli, manicomio, obama, padova, palazzo zabarella, riomaggiore, telemaco signorini,
24 Novembre 2009

Oggetto recensito:
Telemaco Signorini e la pittura in Europa, Palazzo Zabarella, Padova
Fino al: 31 gennaio 2010
Orari: tutti i giorni tranne il martedì, fino alle 19.30
Biglietti: l’ingresso intero costa 10 euro
A cura di: Fernando Mazzocca e Carlo Sisi
La curiosità: il dipinto che fa da “bandiera” alla mostra, l’Alzaia (1864), è passato in asta di recente ed è il secondo quadro dell’ottocento italiano più costoso di tutti i tempi: pare che la cosa soddisfi molto le signore
La bella sorpresa: A fianco della Sala delle agitate è esposto nientemeno che l’Assenzio di Degas
La brutta sorpresa: hosentito una (giovane) guida spiegare che Degas nell’Assenzio ha copiato le Agitate di Signorini. A quanto pare, per via della fila di tavolini (che in Degas, peraltro, costruiscono uno spazio sbieco e scivoloso, ambiguo come il suo tema, mentre Signorini li incastra nella linda geometria del suo quadro). E’ come dire che la politica di Obama si è ispirata a Berlusconi e Bersani
giudizio:



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